I cieli di Philadelphia I cieli di Philadelphia

I cieli di Philadelphia

Letteratura straniera

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Michaele Fitzpatrick è un'agente di polizia. Vive da sola e tra mille difficoltà si prende cura del figlio Thomas, un bambino dolce e intelligente. Pattuglia le strade di Kensington, il quartiere di Philadelphia dove è cresciuta e dove l'eroina segna il destino di molti, perché vuole tenere d'occhio l'amata sorella Kacey, che vive per strada e si prostituisce per una dose. Un giorno, Kacey scompare da Kensington, proprio nel momento in cui qualcuno comincia a uccidere le prostitute del quartiere. Michaela teme che sua sorella possa essere la prossima vittima e con l'aiuto del suo ex partner, Truman, inizierà a cercarla con fiera ostinazione, mettendo in pericolo le persone più care, e rivelando una verità che lei stessa prova a negare con tutte le sue forze. Tra detective story e saga familiare, Liz Moore costruisce un romanzo in cui passato e presente si intrecciano e si illuminano componendo il ritratto di una donna vulnerabile e coraggiosa, tormentata da scelte sbagliate e fedele al suo senso di giustizia, e racconta un quartiere ai margini del sogno americano, ma cuore pulsante di un'umanità genuina e desiderosa di riscatto.



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I cieli di Philadelphia 2024-06-22 11:25:36 68
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68 Opinione inserita da 68    22 Giugno, 2024
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Relazione conflittuale

…” Ho cercato, meglio che ho potuto, di vivere la mia vita in maniera onorevole”...

I personaggi di Liz Moore rimandano una forte presenza, individui aggrappati a una vita frammentata, disattesa, ingrata, anche perduta, rimpianta, comunque vissuta.
Anime sospese, ambivalenti, assenti, vicende personali in una quotidianità interrotta, in questo romanzo tracce di un rapporto smarrito e il desiderio profondo di recuperarlo e riscriverlo.
Se in “ Il peso “ la solitudine si fa condivisione a distanza, in “ I cieli di Philadelphia” attraversiamo una dimensione famigliare ristretta, la relazione fraterna tra la protagonista, Mickie, poliziotta coscienziosa, studentessa modello, madre attenta, sorella ideale e Kacey, la sua nemesi, avvolta e dissolta da droga e prostituzione.
Entrambe, con esiti diversi ma non così lontane, sopravvissute all’ assenza di una famiglia in cui crescere, una madre di cui conservare sbiaditi ricordi, un padre creduto morto, una nonna materna ( Gee ) che avrebbe dovuto accudirle tramortita da un passato di morte sfociato in un presente disilluso.
E allora Mickie, da sorella maggiore, si sente responsabilizzata, vuole e deve occuparsi di Kacey nonostante la reciproca incompatibilità , due vite separate, interrotte, lontane, la preoccupazione che qualcosa di terribile possa essere accaduto a quella sorella ingrata e testarda di cui da un mese si sono perse le tracce, che vive per strada, dove lei lavora.
La trama, circoscritta al quartiere di Kensington, Philadelphia, solcato da due arterie principali con una ferrovia sopraelevata che lo sovrasta

…” come un millepiedi gigantesco e minaccioso”…

un luogo dove molte vetrine delle attività commerciali sono sbarrate e dove la periferia sta risorgendo, è un condensato di descrizioni crude e particolareggiate in un microcosmo diviso tra droga

… “ metà delle persone sui marciapiedi pare sciogliersi lentamente a terra “…

e sesso

…” è lo sguardo che le smaschera, il lungo sguardo duro al conducente di qualsiasi macchina di passaggio”….

inserito in una struttura da poliziesco, sulle tracce di un assassino di giovani donne.
Pubblico e privato alimentano passato e presente nella voce di Mickie, sola, fragile, che parla di se’ e del dolore che la attraversa, del proprio spirito di rivalsa, dei desideri, di madre, di sorella, di figlia, di nipote, di donna.
Un viaggio all’ interno di una trama da delineare in un reale asciutto, un microcosmo di potere, droga, sesso, corruzione, denaro, di indizi raccolti sulle strade per ritornare a una dimensione famigliare che possa restituire e riscattare il passato e a un senso personale e sentimentale che valga.
Su Mickie grava il peso della morte dei propri genitori, della povertà, di una memoria da conservare e trasmettere al figlio ( Thomas), un peso ingravescente, che pare impossibile abbandonare, giorni crudelmente esposti a presenze sospette nella evidente difficoltà di addentrarsi in un universo maschile univoco e deludente.
Mickie ripercorre se stessa fedele a un personale senso di giustizia e di correttezza, domandandosi dove l’ hanno condotta certi comportamenti, incespicando nei pensieri altrui, spesso indecifrabili, fidandosi di chi conosce da sempre, dubitando di chi credeva fidato, scoperchiando le proprie debolezze, gli errori commessi, il reale è camaleontico, dissociato, nascosto.
La verità insegue una pacificazione definente, un nuovo inizio, il ritorno al passato per capire il presente, una prospettiva di chiarezza definitiva, nel frattempo

…” sopra di noi un tetto catramato, inadatto si rigori dell’ inverno e, oltre, il cielo notturno di Philadelphia. E oltre il cielo, chissà’.

“ I cieli di Philadelphia” conferma la bontà della scrittura di Liz Moore, la propria camaleontica capacità descrittiva che da’ voce a un reale definito con poche pennellate asciutte, concisi dialoghi sferzanti, il dono di una semplicità che restituisce il timbro di un’ umanità spogliata e disadorna ma copiosamente vestita della propria intima essenza.

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I cieli di Philadelphia 2024-03-29 09:21:54 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    29 Marzo, 2024
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Il pifferaio magico

Ci troviamo a Philadelphia, nel quartiere di Kensigton, popolato di tossicodipendenti e prostitute. Arriva una segnalazione al centralino della polizia, è stato trovato il cadavere di una donna, probabilmente morta per overdose, e Michaela, agente di polizia della stradale, si appresta a raggiungere il luogo del ritrovamento.

La voce narrante che ci accompagna per tutto il romanzo è proprio quella di Michaela, una donna che fin dalla più tenera infanzia ha dovuto confrontarsi con il terribile morbo della tossicodipendenza, anche se mai in maniera diretta. Le persone a lei più vicine, prima i genitori, poi l’amata sorella Kacey le sono stati portati via dall’inesorabile pifferaio magico dell’eroina.

« Sono debole? Forse, in un certo senso: testarda, magari, cocciuta, riluttante a farmi aiutare anche quando ne avrei bisogno. Ho anche paura del dolore fisico: sicuramente non sono una che si prende una pallottola per un amico e nemmeno una che si butta nel traffico all’inseguimento di un criminale in fuga. Povera, sì. Debole, anche. Stupida, no. Non sono stupida.»

La vita di Mickey è stata ed è tuttora molto difficile, dura. Lei è sempre stata una ragazza seria, studiosa, ha scelto di non lasciarsi andare alle facili illusioni, ha un lavoro rispettabile e un figlio di quattro anni che deve crescere da sola.
La sorella, Kacey, è un po’ il suo alter ego: estroversa e ribelle, perfettamente inserita nel suo contesto sociale di riferimento che ha finito, purtroppo, per risucchiarla nel vortice della tossicodipendenza.
Mickey racconta la sua storia in una semplice alternanza di piani temporali: “Allora”- “Adesso” e ricostruisce la sua infanzia segnata dalla morte della madre, il complicato percorso di crescita dell’adolescenza, un percorso che ha dovuto compiere completamente in solitudine, dovendo anche cercare di salvare la sorella. Pagina dopo pagina ripercorriamo gli anni da lei vissuti e siamo sempre più coinvolti nel suo racconto di adesso: Kacey è scomparsa, sono alcuni mesi che non si fa vedere su Kensigton Avenue. Sarà in pericolo? Chi è il misterioso killer che si aggira nel quartiere e uccide le giovani donne che si prostituiscono per pagarsi la droga?

“I cieli di Philadelphia” è solo apparentemente un thriller. Certo la narrazione si snoda con abilità da parte dell’autrice, ci sono colpi di scena e momenti ricchi di suspense. Lo scopo del romanzo però non è certo capire chi è il colpevole o scoprire che fine ha fatto Kacey. Il cuore pulsante del libro si trova nel racconto delle esperienze di vita a Kensington, nella durezza, nella tristezza, nella disperazione e nell’abbondono delle esistenze di queste persone, raccontate con partecipazione quasi poetica dall’autrice. Il cuore pulsante di questo romanzo è nell’emozione che incredibilmente si prova leggendo un lungo elenco di nomi di persone morte a causa della droga.

Liz Moore ha la rara capacità di rendere i suoi personaggi veri; di saperli far uscire dalla carta della pagina e di umanizzarli. La protagonista, Mickey, è infatti descritta in maniera magistrale e molto riuscita dal punto di vista letterario.

Nei ringraziamenti l’autrice cita le fotografie di Jeffrey Stockbridge, che ha raccontato nel 2009 attraverso le immagini il quartiere di Kensington: l’empatia dolorosa che percepiamo vedendo queste foto è la stessa che proviamo leggendo questo intenso romanzo.

«Continuiamo a camminare in silenzio. Poi lei prosegue il racconto. “Connor può fare cose cattive” dice “ma non è del tutto cattivo. Quasi nessuno lo è”. »

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I cieli di Philadelphia 2024-03-09 16:28:41 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Marzo, 2024
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Michaela e Kacey

«[…] L’unica cosa che mi stupì fu che fosse stata capace di tagliarmi fuori dalla sua vita in quel modo. Che fosse riuscita a nascondere, perfino a me, i suoi segreti più importanti.»

Il suo nome è Michaela Fitzpatrick ed è una poliziotta che pattuglia le strade di Kensington, Philadelphia. Non è un luogo semplice dove lavorare, tra queste strade impervia la criminalità e dilaga l’eroina. Sua sorella Kacey non è altro che una delle tante vittime di questa droga e sono ormai cinque anni che le due non si parlano. Michaela ha un figlio di cinque anni di nome Thomas, è un bambino intelligente e molto più grande dell’età che dimostra, ella cerca di proteggerlo come meglio può dalle minacce e dalle bruttezze del mondo. Tuttavia, Michaela e Kacey non hanno avuto un’infanzia semplice. La madre è morta a causa della droga che erano piccolissime, il padre a sua volta era un tossicodipendente e la nonna, Gee, tutto è tranne che una figura affettiva e premurosa. Le prende in casa e le cresce tra mancanze e arrabbiature e sempre rinfacciando loro quel che ha fatto per tirarle su.

«Il peso di Gee, alla cui occasionale dolcezza ci aggrappavamo con tutte le nostre forze, ma le cui crudeltà si ripetevano quotidianamente. Il peso della nostra povertà.»

Kacey è ancora adolescente quando entra nel giro, la sorella più grande, invece, è seria e priva di grilli per la testa, vorrebbe studiare e andare all’università ma Gee non glielo permette. Dopo aver incontrato Simon in questi anni di difficoltà e lontananza da Kacey, decide di entrare in polizia.
Ma Kacey è scomparsa. Di lei si sono perse le tracce e nella città si stanno susseguendo diversi omicidi di donne tutte tossicodipendenti, tutte dimenticate, tutte prede facili. E se tra queste prossime vittime ci fosse anche sua sorella? Non può permetterlo, deve trovarla.

«Nelle sere in cui lei era a casa ci infilavamo nello stesso letto, ciascuna con il suo segreto, divise da un confine, un baratro che si dilatava con il passare delle settimane.»

“I cieli di Philadelphia” è uno di quei romanzi che si aprono al lettore sotto molteplici sfumature e che solo in apparenza sono soltanto polizieschi. Perché se da un lato c’è il giallo che si mostra al lettore come un omicida da arrestare, dall’altro c’è il legame tra due sorelle da ricostruire, da comprendere, da analizzare ed ancora c’è una società che non perdona e che trascina nel baratro tra infanzia infelice e incapacità di donare un riscatto e un futuro consapevole.
È un libro tosto, duro, crudo. Nulla risparmia, nulla cela. È uno di quei libri che ti trafigge pagina dopo pagina e che ti accompagna in una ballata fatta di dolore ed empatia. Tanti i nodi da sciogliere in questa matassa che si ricompone passo dopo passo.

«In altre parole, una ragione di vita. Qualcuno da far sentire orgoglioso. Non volevo privarla di questo. Non volevo spegnere quella piccola luce.»

Il puzzle si ricompone poco alla volta, alternando presente e passato e fornendo al lettore i tasselli per ricostruire il quadro d’insieme. “I cieli di Philadelphia” è uno di quei libri da non sottovalutare, è un testo pieno di emozioni, perfettamente tratteggiato, con personaggi vividi e tangibili. Uno spaccato di realtà da conoscere.

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I cieli di Philadelphia 2021-10-27 21:55:41 ALI77
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ALI77 Opinione inserita da ALI77    27 Ottobre, 2021
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UN'AUTRICE DA TENERE IN CONSIDERAZIONE

Tutti questi ricordi ora stanno scomparendo. Ormai li revoco soltanto raramente e poi li rimetto con cautela nel loro cassetto. Li centellino. Li conservo. Ogni anno diventano più sottili, più trasparenti, schegge fluttuanti di dolcezza sulla lingua."
Michaela, è un'agente della polizia di Philadelphia, è cresciuta nel quartiere di Kensington e oggi pattuglia quelle stesse strade dove regna la prostituzione e la droga. La donna ha un figlio di cinque anni di nome Thomas e vive da sola tra mille difficoltà, è cocciuta, testarda e riluttante ad accettare l'aiuto degli altri.
La protagonista poteva diventare una detective, avere un futuro più sereno anche dal punto di vista economico, ma lei vuole essere lì e controllare quelle strade dove vive la sorella Kacey, che per una dose vende il suo corpo.
Il loro rapporto è difficile, non si parlano da tempo ormai, si sono viste solo tre volte negli ultimi cinque anni, solamente quando Kacey è stata arrestata, ma Michaela nonostante tutto si preoccupa ancora per lei e quando scompare pensa che le possa essere successo qualcosa di brutto. Le cose peggiorano quando viene ritrovato il cadavere di una prostituta del quartiere e non sarà la solo vittima.
Michaela non può rimanere ferma ad aspettare e inizierà a cercare la sorella per capire cosa sia successo nell'ultimo periodo, con chi si frequentava e metterà in gioco il suo lavoro e la sua vita pur di sapere la verità.

"Senza di lei la mia solitudine diventò clamorosa, un remore di fondo costante, un arto supplementare, una lattina vuota che mi tiravo dietro ovunque andassi."(citazione)

Michaela si interroga molte volte durante la lettura se sia giusto o meno quello che sta facendo, mettere a repentaglio tutto, la sua carriera e la vita di suo figlio per ritrovare la sorella.
Il rapporto tra Michaela e Kacey è cambiato con il tempo, da piccole andavano d'accordo ed erano molte legate, poi da adulte si sono perse, la loro vita non è stata facile, i loro genitori erano dei tossicodipendenti e dopo la loro scomparsa sono andate a vivere con la nonna Gee. Vivere con lei non è stato facile, è una donna complicata, non ha mai superato la morte della figlia e ha cercato di insegnare alle due donne quale fosse la retta via da seguire, ma Kacey ha preso la strada dei suoi genitori. Per Gee gli uomini sono inutili, non si fida di loro diciamo che da qui capiamo anche molte cose sull'educazione delle due ragazze e su come fosse stato difficile per loro crescere in una situazione così particolare.
L'autrice nel raccontare questa storia, indaga e scava in profondità all'interno dei personaggi, nè Michaela nè Kacey sono immune dagli sbagli, non c'è una sorta di giudizio nei confronti di Kacey, della vita che sta vivendo o della sua dipendenza.
Ho trovato una grande capacità descrittiva dell'ambientazione e delle strade popolate da prostitute e da tossicodipendenti, Liz Moore ha reso l'idea del luogo e della situazione del quartiere.
Non riesco a classificare questo libro in un genere specifico, è un po' thriller, un po' noir e anche una detective story, ho trovato che i colpi di scena ci fossero nella parte finale mentre all'inizio l'autrice abbia preferito raccontare e spiegare più il contesto in cui era ambientata la storia e la vita delle due donne.
La cosa che mi ha lasciata perplessa all'inizio del libro è il fatto di soffermarsi su alcuni dettagli che non erano significativi per la trama, accennando alcuni argomenti per poi riprenderli e spiegargli meglio più avanti nel corso della storia.
L'autrice ha usato una struttura consolidata come quella dell'alternanza della narrazione tra il presente e il passato, in particolare questi ultimi capitoli ci fanno capire e ci rivelano alcuni aspetti delle due protagoniste che le rendono più reali, più vivide. La scelta dell'utilizzare le "scene di flashback" è sicuramente una delle tecniche narrative più comuni, io avrei preferito delle reminiscenze preferendo il tempo presente.
Avrei apprezzato maggiormente il racconto della storia ai giorni nostri e con l'introduzione solamente di alcuni brevi paragrafi, come una sorta di ricordi dal passato; questo avrebbe reso ancora più accattivante la narrazione e ci avrebbe comunque spiegato l'infanzia e i problemi delle protagoniste.
Inserendo invece questi capitoli al passato, il lettore si immerge in uno spazio temporale diverso e si perde un po' l'intensità e il ritmo narrativo perché il lettore di deve "abituare" a qualcosa di diverso.
Credo sia un romanzo da leggere, per capire che dagli errori possiamo sempre trarre un insegnamento e possiamo sempre rialzarci e affrontare qualsiasi cosa con coraggio. In questo libro capiamo quanto siano forti e speciali i legami famigliari e soprattutto quello tra sorelle, quanto nonostante tutte le incomprensioni e le difficoltà l'amore fraterno è sempre vivo e supera tutto.
Un libro che consiglio sia per la storia accattivante, forte e spiazzante ma anche per lo stile dell'autrice diretto e pulito ma anche molto accurato nelle descrizioni.

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I cieli di Philadelphia 2021-08-27 10:15:52 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    27 Agosto, 2021
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Come in una canzone di Springsteen

Il genere letterario non è certo nuovo: di romanzi polizieschi, di noir in cui un serial killer imperversa per le strade di una città americana e la polizia deve industriarsi per trovare il colpevole, ne sono stati scritti un’infinità. Questo libro però ha alcuni elementi che ne costituiscono un valore aggiunto e pertanto meriterebbe attenzione e tempo da dedicargli.

Il primo di questi è l’ambientazione: il quartiere di Kensington, zona nord di Philadelphia, Pennsylvania, esiste realmente e basterebbe dare un occhiata alle fotografie di Jeffrey Stockbridge (fonte di ispirazione per l’autrice) per rendersi conto del degrado di questa periferia. Spaccio e consumo di droga, prostituzione femminile, povertà, sono le presenze costanti di questo territorio lungo il quale si dipana la narrazione, e che la Moore riesce a trasmettere al lettore quasi come se si trattasse di immagini che si focalizzano nella mente (“Fuori dai finestrini: il solito miscuglio di gente che cerca una dose o se ne è appena fatta una. Metà delle persone sui marciapiedi pare sciogliersi lentamente a terra, incapace di reggersi sulle gambe. Chi fa battute su cose del genere la chiama l'inclinazione di Kensington").
Un quartiere che nel corso del ventesimo secolo si è completamente trasformato a causa del declino dell’industria manifatturiera, assumendo i contorni della periferia degradata tipicamente americana.

Il secondo elemento è rappresentato dall’alternanza della narrazione tra passato e presente, costruita in modo tale da creare una complementarietà, come si trattasse delle tessere di un puzzle che deve ricomporsi. Nel passato si scopre il progressivo sgretolamento di un legame familiare forte tra due sorelle rimaste orfane; legame che la dipendenza dall’eroina di una delle due trasforma, indebolisce, fino a provocarne l’annullamento. Al punto che Michaela, la poliziotta protagonista, come unica soluzione per cercare di mantenere vivo il rapporto fraterno, si affida all’azione di pattugliamento che compie per le strade di Kensington sperando di trovare Kacey, la sorella, ancora viva in mezzo alla massa di disperati che si trascinano sui marciapiedi in cerca di una dose.
Nel presente invece è collocato il racconto poliziesco vero e proprio, la ricerca di quel serial killer che prende di mira donne disperate, prostitute costrette a mettersi sulla strada per pagarsi una dose di eroina.

Il terzo elemento infine è incentrato su Michaela, la poliziotta che narra in prima persona e dalle cui parole si percepisce la sofferenza per la perdita della propria famiglia, padre, madre, sorella, tutti in qualche modo vittime della droga, che forse è la vera protagonista del romanzo.
Merito della Moore è di avere tratteggiato una protagonista a modo suo debole insicura, restia a fidarsi nel prossimo ma che proprio per questo riesce a trovare dentro di sé quella forza necessaria per provare a svelare il mistero attorno agli omicidi di Kensigton.

I Cieli di Philadelphia è un romanzo stratificato, che si sviluppa con una certa lentezza e che assume i contorni di una denuncia ed un monito ai lettori nel ricordare quanto la droga possa letteralmente rovinare per sempre la vita delle persone, comprometterne gli affetti.
Un romanzo da leggere, magari con un accompagnamento musicale di sottofondo, una ballata inesorabile e triste: “The streets of Philadelphia” di Springsteen.

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