Hotel del Gran Cervo Hotel del Gran Cervo

Hotel del Gran Cervo

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Mentre si trova in un paesino delle Ardenne per girare un documentario su una celebre star del cinema trovata morta quarant’anni prima nella vasca da bagno di una stanza d’albergo, il giovane Nicolas Tèque assiste a un susseguirsi di barbari omicidi. Spetterà all’eccentrico, irriverente e bulimico ispettore Vertigo Kulbertus, a pochi giorni dalla pensione, scoprire cosa si nasconda nel passato denso di segreti e rancori degli abitanti di Reugny. Omertà e ipocrisia, invidia e avidità serpeggiano in questo borgo sonnolento che sopravvive grazie agli introiti di un improbabile Centro motivazionale per dipendenti aziendali. E sono pochi i personaggi che sfuggono alla graffiante ironia di Bartelt, che costruisce un classico e avvincente polar, dal finale inatteso e felicemente scorretto. Un divertentissimo giallo alla Simenon, ambientato in un paesino delle Ardenne, con un protagonista davvero memorabile: Vertigo Kulbertus, un commissario a pochi giorni dalla pensione, obeso, amante della birra senza schiuma e delle patatine fritte, dal linguaggio irriverente e dai metodi investigativi poco convenzionali, caustico e intelligente come pochi.



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Hotel del Gran Cervo 2019-07-30 13:28:19 Scavadentro
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Scavadentro Opinione inserita da Scavadentro    30 Luglio, 2019
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Grosso, grasso e politicamente scorretto

Vertigo Kulbertus , obeso e accidioso, goloso e scorretto, entra di diritto tra le figure dei commissari, ispettori, detective ecc.. degni di menzione per originalità ed unicità. Tutto il romanzo è permeato di una follia insita in ogni personaggio, che permette ad una trama ad alto numero di cadaveri di avere toni divertenti e squillanti, con ritmo e colore. In questo senso il narrato in alcuni frangenti va in secondo piano rispetto a tragicomici siparietti con soggetti assolutamente privi di morale, egoisti, perfidi e carichi di rancori reciproci. Molto acuta la scelta di legare ad un presunto omicidio di quarant'anni prima la catena di omicidi trattati. Ottima l'ambientazione nel paese e nell'Hotel, contraddittorio nella gerente e nei frequentatori. Molto abile l'autore a procedere nel narrato con vicende parallele che permettono godimento in ogni capitolo. Reugny ha molto da svelare su vari livelli, che permettono al giallo di assurgere e assumere toni del romanzo non di genere. Nota positiva la moderazione quantitativa, che non incide su una trama che invece scorre piacevolmente e si conclude ironicamente facendoci comprendere la filosofia di fondo. Non ci si aspettino buoni e cattivi da nessun lato della barricata. Soprattutto nel divertentissimo Vertigo.

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Pennac, Benni e Lansdale
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Hotel del Gran Cervo 2018-08-17 09:33:21 Simona P.
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Simona P. Opinione inserita da Simona P.    17 Agosto, 2018
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Un giallo dalla trama geniale e l'ironia raffianat

Leggendo le avventure e le storie intricate che avvengono a Reugny, il piccolo paese delle Ardenne, in cui si trova l’Hotel del Gran Cervo, colpisce subito l’originalità della struttura narrativa e della costruzione dei personaggi e soprattutto il difficile equilibrio e le complesse dinamiche createsi tra gli abitanti del luogo. Anche se il genere presentato dall’autore non è codificabile, la trama presenta un giallo complesso con sfumature grottesche, forti, quasi noir; una storia intrigata, ironica, a volte irreale, costruita su più vicende, intrecciate tra loro, con risvolti assurdi e inquietanti, in cui si muovono personaggi spesso egoisti, chiusi e caratterizzati da comportamenti ambigui, come se nascondessero sempre qualcosa a se stessi o agli altri.
A Reugny i rapporti tra gli abitanti sono poco amichevoli e costruiti su rancori sotterranei; l’atmosfera, fin dall’inizio è irreale, sterile, asettica, si percepisce la presenza di risentimenti e voglia di vendetta. In questo clima che l’autore riesce a creare in modo magistrale, avvengono una serie di brutali omicidi, apparentemente illogici e scollegati tra loro; per cercare di far luce su queste assurde vicende, viene chiamato Vertigo Kulbertus, investigatore sui generis, eccessivamente obeso, così grasso da aver bisogno di un letto particolare, adatto alla sua mole; caratterizzato da linguaggio e modi volgari e spesso irrispettosi, Vertigo è scontento della sua vita e della sua carriera, manca poco al suo pensionamento che lo vedrà poltrire tutto il giorno, spostarsi a fatica tra divano e letto; per ora mangia molto e male, beve tanta birra ma nonostante tutto, è molto capace, anzi geniale. L’ispettore alloggerà all’hotel del Gran Cervo dove si trova a dormire anche Nicolas Tèque, giovane ricercatore che, seguendo le indicazioni del suo capo, deve cercare notizie su una famosa attrice, Rosa Gulingen, trovata morta in una camera dell’hotel quaranta anni prima, nella vasca da bagno; la polizia allora parlò di incidente ma molti sospettavano dell’ex compagno di vita e scene, Armand Grétry. L’attuale proprietaria dell’hotel, Thérèse, gestisce tutto da sola, dal ristorante alle camere, si occupa della vecchia madre in sedia a rotelle, mente ancora brillante e capace dalla sua postazione nel mezzanino, di sentire tutto di tutti. Thérèse ha anche una figlia, Anne-Sophie, ribelle e scontenta della sua vita nel paese, la ragazza, all’inizio della storia, scompare in circostanze misteriose. Nell’Hotel, scenografia immobile nel tempo e struttura frequentata sempre da pochi clienti, Térèse ha costruito un museo dedicato a Rosa, collocato nella camera dove l’attrice è stata trovata morta, un mausoleo inquietante che mostra ai rari visitatori gli oggetti dell’icona, sex symbol, come la spazzola con i capelli o la vasca dove è stata trovata morta.
Vertigo e Nicolas, i due ‘investigatori’ sono menti brillanti, nell’hotel si conosceranno, diventeranno amici, collaboreranno, riusciranno a scoprire le varie verità che circondano la struttura e il paese; diversi per formazione e età, entrambi ammiratori della bella Rosa, costruiranno un rapporto confidenziale quasi padre-figlio.
Nel paese si trova anche un Centro Motivazionale per dipendenti aziendali, gestito dall’ambizioso Richard Lépine e dalla sua gelida assistente Elisabeth, un luogo molto frequentato, asciutto, asettico, freddo con stanze e corridoi privi di finestre, in cui vengono applicate leggi per dipendenti severissime, al limite dell’assurdo. Gli stagisti vengono impostati per lavorare e produrre, in costante competizione, seguendo le regole dell’azienda, in modo rigoroso, pena l’espulsione immediata; l’autore con amara ironia descrive le crudeli leggi di mercato e di assunzione delle multinazionali e delle attuali aziende; leggi di lotta per la sopravvivenza, lotta a chi resiste maggiormente ai ritmi di lavoro sempre in crescendo.
I personaggi del microcosmo creato dall’autore sono numerosi: ben descritto il ritardato che sembra faccia discorsi illogici, invece la sua logica ce l’hanno, il crudele ricattatore che prova piacere ad alimentare il suo odio, la tassista succube del marito che però riuscirà a ribellarsi, il ‘genio’ poeta e studioso che mostrerà i suoi lati più oscuri; tutto mirabilmente creato dalla bizzarra fantasia dell’autore.
Il romanzo si presenta diviso in piccoli paragrafi che concludono una vicenda per poi spostarsi nello spazio o nel tempo, una struttura narrativa che aumenta la suspense, mettendo il lettore in stato di attesa; sul finale il ritmo accelera, gli eventi incalzano, i personaggi e le vicende aumentano, non mancano scene cruenti e forti; Vertigo, nonostante la sua fisicità grottesca, alla fine dimostra le sue capacità; attraverso una scenografia a vetri di grande effetto e un linguaggio deciso e articolato, scioglie tutti i dubbi e risolve gli enigmi.
Linguaggio pungente, stile diretto, ironia raffinata, trama geniale e complessa, scorrevolezza, questi sono gli ingredienti di questo pasticcio letterario di grandissimo spessore intellettuale, non manca la storia d’amore a lieto fine. Consigliato.

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