Hanno sete
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Vampiri a Los Angeles
Come al solito McCammon costruisce un impianto narrativo di tutto rispetto, meno riuscita del solito l'azione.
Io principe dei non morti ha sguinzagliato i suoi adepti a Los Angeles, si insinuano a poco a poco nel tessuto sociale preparandosi alla notte della grande offensiva dove la città è destinata a cadere preda dei vampiri che dalla metropoli partiranno alla conquista degli Stati Uniti e poi del mondo intero.
In questo vengono aiutati da personaggi insospettabili, facendo leva sulle loro debolezze e placando la loro sete di gloria che è seconda solo alla sete di sangue dei vampiri.
Gli unici che possono opporsi a questa invasione sono dei personaggi che presi da soli parrebbero destinati a soccombere, in particolare un poliziotto di origini rumene che ha già affrontato i vampiri da ragazzo, l'unione rende più forti e un attore, una giornalista ed un bambino completeranno un gruppo di disperati che non hanno più nulla da perdere. Non il miglior McCammon ma se vi piacciono le storie di vampiri la costruzione dell'ambientazione dell'autore americano è garanzia di buon intrattenimento .
Indicazioni utili
L'eterno mito del vampiro calato nella dolce Ameri
Libro di insolito respiro narrativo che suscita nel lettore la vaga percezione dell’irreale. Le ambientazioni molto realistiche creano un tessuto urbano/narrativo molto sincero che mescola la narrazione alla sintesi esplicativa di una generazione e di un universo. Il Male (fisico, mentale, culturale)permea le vite dei protagonisti così a fondo da renderli più attenti alle manifestazioni di un male ancora più antico che a tratti assume i contorni del temibile terrore dell’ignoto e del sublime ottocentesco. Solo chi ne è immerso totalmente non può che franare in esso fino ad esserne sommerso e distrutto. La volontà d’animo è la caratteristica dei protagonisti che, nonstante i "classici" rimedi antivampiro (aglio, acqua santa, paletti e croci) dismostrano una fede forse più offuscata. Dio rimane celato agli occhi del lettore/narratore. C’è quasi un senso escapologico nelle pagine conclusive del romanzo e la Natura, nella sua verità estrema, solleva Il Sommo Fattore dal gravoso compito di intervenire attivamente. La distruzione fisica del mondo/orizzonte narrativo conosciuto dal lettore diviene l’origine del Nuovo. La diversità dell’opera sta proprio nella totale assenza di messaggio sacrale/religioso che sconfina pertanto nella fiducia in una redenzione umana e solamente tale. Un occhio di riguardo può essere dedicato ai protagonisti: un detective che ha conosciuto in giovane età questo antico flagello e che sembra avere una capacità di percezione superiore alla media; una giovane giornalista insoddisfatta che conosce da vicino l’orrore del quotidiano; un prete condannato da un male incurabile e infine un bambino che incarna in qualche modo le frustrazioni e insoddisfazioni della giovane generazione americana (e non solo).Tutti nella loro diversità conoscono il male e tutti a modo loro si ribellano ad esso con la sola forza della volontà, sfidando la sorte e l’assenza totale di un supporto divino. La sintesi estrema dell’autore viene rappresentata nella grande onda che investe L.A. dove l’acqua, culla della vita e origine della stessa, spazzerà e purificherà il Male.