Gli incantatori Gli incantatori

Gli incantatori

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A Los Angeles è una notte afosa, quella in cui Marilyn Monroe muore di overdose e di solitudine. Lo stesso giorno la polizia libera una starlette che era stata rapita. Tra le due storie c’è un collegamento, così pensa un detective corrotto, con la passione per le droghe, maestro del ricatto. Quando si tratta di scavare nel torbido, la persona giusta da chiamare è Freddy Otash. Ha spiato Marilyn per conto di Jimmy Hoffa, il discusso capo del sindacato dei camionisti, e adesso dalla polizia lo incaricano di indagare sulla sua morte. Una cosa delicata, perché persone molto in alto, a Washington, potrebbero avere a che fare con la scomparsa dell’attrice più famosa del mondo. Per qualche oscura ragione, che forse c’entra con l’amore, Freddy decide di andare fino in fondo. Anche a costo di mandare in frantumi un’icona, anche a costo di trasformare in incubo il sogno della città degli angeli.



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Gli incantatori 2024-09-05 12:27:20 Lonely
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Lonely Opinione inserita da Lonely    05 Settembre, 2024
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L.A. Marylin

In una Los Angeles, inizio anni 60, scura e ambigua come i personaggi che la frequentano, si dipana una specie di crime intorno alla figura iconica di Marylin Monroe.
Freddy Otash, ex poliziotto corrotto (realmente esistito) e poi “fixer”, cioè uno che rimesta nel torbido della vita dei vip e rimette a posto, per quel che è possibile, i loro guai, è il protagonista di questo ultimo romanzo di J. Ellroy.
Il tema è affascinante, tutto ruota intorno alla morte di Marylin, ma in realtà il romanzo non dà risposte in merito. Essenzialmente attraverso la vicenda principale Ellroy delinea il quadro storico e sociale di quel periodo e non si risparmia, e si muove agilmente tra polizia corrotta, politica ambigua, (in particolar modo la famiglia Kennedy), e la stessa Marylin, dipinta come un alcoolista, drogata, con un imbarazzante passato di prostituzione che conduce affari loschi, e che con il sesso irretisce personaggi di potere, come i due fratelli Kennedy.
Il romanzo poi cerca di addentrarsi in particolare in questo legame tra la Monroe e i fratelli Kennedy, ma non arriva a nulla di sorprendente, narra solo i fatti.
O meglio quelli che per J.Ellroy sono i fatti, perché ciò che risulta da questa storia, è che il mito non esiste più, e forse non è mai esistito, Marylin è una donna in declino, che non vuole più fare l’attrice e pianta solo grane, quasi sempre ubriaca, che si lega a uomini di potere e che è disposta a tutto per mantenere il suo tenore di vita.
E questa narrazione ovviamente se non altro ci fa riflettere.
Per dare ancora più incisività a questo contenuto, l’autore adotta uno stile, direi pragmatico, frasi brevi, sferzanti, ogni tre parole un punto, dove ogni singola parola è misurata, calibrata.
Un ritmo incalzante che non dà respiro, che ci immerge in una realtà che lentamente ci soffoca. Il tutto condotto in un dedalo di figure (o meglio figuri) e di luoghi, tra i quali è difficile a volte ritrovare un nesso, ed è molto facile perdersi.
La sensazione è che J.Ellroy si sia tolto un po’ di sassi dalle scarpe e si sia preso la libertà di raccontare il lato oscuro di figure quasi mitiche, quali i Kennedy, che usano la lunga mano del potere, per mettere a tacere situazioni a loro scomode. E Marylin era diventato un personaggio scomodo. A voi l’ardua sentenza.

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