Games. Piccoli giochi innocenti
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CACCIA AL COLPEVOLE
Robert Lindström aveva soltanto undici anni quando venne ritenuto colpevole per aver ucciso il suo amico Max Sender e siccome era minorenne non venne condannato, ma dovette fare i conti con il peso del giudizio sociale e dell’isolamento.
Robert però non ricorda nulla di quel terribile giorno, sa che si trovava in quel luogo ma di cosa fosse accaduto realmente proprio non se lo ricorda.
Vent’anni dopo per riuscire a condurre una vita “normale” si trasferisce a Stoccolma credendo che spostarsi in una città più grande avrebbe fatto di lui un numero e avrebbe allontanato dalla sua persona i clamori dei media, ma nonostante ciò non è riuscito a placare i sensi di colpa che lo tormentano ogni giorno.
Trascorre le sue giornate in piena monotonia fra casa e lavoro, non prova nessun interesse per la vita non ha hobby, né amico o amica che gli faccia compagnia, anche solo per un caffè.
Ma un giorno come per magia viene contattato dalla giornalista Lexa Andersson, che vuole scrivere un libro che racconta la sua storia in particolar modo di come sono andate realmente le cose quel giorno, poiché dalle sue ricerche risultano alcune incongruenze sullo svolgimento delle indagini.
Certo che scavare nel passato con la speranza di ritrovare quella memoria persa vent’anni prima e rivivere quei momenti non è una cosa facile, però dopo un’iniziale titubanza, accetta di partecipare al progetto, seguendola nel natio sobborgo di Skogås, al fine di reperire testimonianze dalle persone che frequentava ai tempi in cui l’amico Max Sander è deceduto.
Ovviamente il clima in cui i due si trovano a operare è ostile. Tutti sono convinti che Robert sia il responsabile di quella morte, lui era il cattivo bambino che si è macchiato di un gesto orrendo. Ma la situazione si complica ulteriormente, quando ricevono anche delle minacce.
A quanto pare c’è qualcuno che non vuole che si scopra la verità.
Pare che questo libro non si debba scrivere, le persone contattate non sono molto collaborative e come se non bastasse in città sparisce una bambina, Olinda, dove viene poi ritrovata morta poche ore dopo, vicino ad una grotta nel bosco.
Sarà forse una combinazione che questo crudele omicidio sia proprio accaduto da quando Robert ha fatto ritorno nella sua città natale?
Chi ha ucciso Olinda conosce molto bene quei luoghi e per conoscerli vuol dire che l’assassino ci è nato e cresciuto.
La guida alle indagini è affidata all’ispettore capo Carl Edson e alla sua affiatata collega Jodie.
Per gli agenti di polizia il primo sospettato è proprio Robert, che con l’auto di Lexa dovrà dimostrare la sua innocenza, ma i sospetti si allargano anche a tutti gli altri protagonisti, perché Olinda a quanto pare è solo l’inizio di una serie di omicidi.
Riuscirà Robert a dimostrare che è innocente? O sta solo mentendo?
L’ho trovato un thriller un po’ caotico. La narrazione alterna prima e terza persona:
La prima persona è la voce di Robert, che a sua volta alternerà presente e passato, ci racconterà chi è oggi e il percorso che l’ha portato a essere quello che è, per poi portarci indietro di quasi trent’anni dove cercherà di ricostruire i pezzi del suo passato, quelli importanti, quelli fondamentali. Questo continuo interscambio dura fino a quando riscoprirà finalmente chi è davvero il Robert Lindström di cui pensava di aver perso le tracce per sempre
La terza persona, invece, è la voce di un narratore scrupoloso ma mai invadente che ci accompagnerà nel corso delle indagini della bambina uccisa guidate dall’ispettore capo Carl Edson e della sua squadra.
Il vecchio e il nuovo caso correranno su percorsi che sembrano paralleli ma che, a un certo punto, inevitabilmente, si scontreranno e porteranno a svolte inquietanti e inaspettate.
Nel complesso questo libro mi è piaciuto abbastanza l’ho trovato originale e molto scorrevole, le descrizioni sono ben curate e dettagliate, nonostante i continui salti temporali, i molti personaggi, luoghi e situazioni la storia mantiene un ritmo costante e credibile con molte aspettative e curiosità.
Buona lettura.
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I ruoli interscambiabili di vittima e carnefice
Stoccolma, seconda metà di Ottobre.
Robert Lindstrom è un uomo di 39 anni con un presente "normale", nonostante si definisca 'una persona cattiva' e sia incapace di scrollarsi di dosso un passato ingombrante: l'omicidio, a soli 11 anni, dell'amico coetaneo Max Sander. Per dovere di cronaca, è necessario specificare che venne convinto dai poliziotti, dai testimoni e dai verbali di allora circa la sua colpevolezza, perché i ricordi di quel tragico evento sono frammentari e nebulosi, ma tanto bastò perché si chiudesse in sé stesso e sviluppasse un carattere introverso con tendenza schizoide-paranoica.
L'illusione di 'un'esistenza stabile, tranquilla, senza pressioni' nel 'grigio e triste sobborgo' di Hagersten svanisce definitivamente quando entra in scena Lexa Andersson, una giornalista che contatta il protagonista per ricostruire la sua storia piena di punti oscuri e farne un libro-reportage: l'attivismo della donna lo contagia e gli fa intraprendere un percorso a ritroso dal distretto natio di Skogas, almeno fino a quando i pregiudizi di un ambiente ostile e una nuova indagine a suo carico non lo riporteranno sull'orlo del baratro. Solo un'accurata inchiesta del commissario Carl Edson e dell'ispettrice Jodie Soderberg potrà, forse, salvarlo da una caduta già scritta.
E' il 'sole pallido' che illumina gli 'alberi rossi e gialli di Östermalmstorg' e le 'pittoresche casette in legno [...] con ordinatissimi giardini dalle tinte autunnali' a presentarci un thriller psicologico caratterizzato da salti temporali, congetture e un senso di colpa dalla potenza autodistruttiva devastante. E sono pedinamenti con auto bianche, sentieri lungo la ferrovia che nascondono bunker, disturbi borderline, amnesie dissociative e due narratori tanto diversi quanto simili a completare un'opera di indubbia qualità, ma dall'intreccio macchinoso e dal finale un po' sbrigativo.
Tra scrittura asciutta e narrazione solo in apparenza distaccata, il lettore e il protagonista dispongono di un'unica certezza: 'Non sono sicuro che Elise abbia ragione. A volte penso l'esatto contrario, che quei tre minuti racchiudano tutto quello che sono: un assassino di bambini. Che questa è l'unica cosa completamente vera in me.'.
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IL SECONDO CASO DI CARL EDSON
Era da un po' che non leggevo un vero thriller, ormai vengono pubblicati moltissimi libri che vengono spacciati come thriller ma non lo sono per nulla.
Sono andata a colpo sicuro e dopo aver letto "Victims", il primo libro della serie dedicata all'ispettore Carl Edson, le mie aspettative erano molto alte.
E non sono rimasta delusa.
Il libro si muove su due fronti, il primo segue la scomparsa di una bambina di undici anni Olinda e il secondo la vita di Robert Lindström che quando era solo un bambino, in un momento di forte rabbia, ha ucciso un suo amico Max.
La narrazione è suddivisa in capitoli brevi e ha due punti di vista, quello di Carl Edson che indaga sulla scomparsa di Olinda e quello di Robert che racconta come vive adesso a trentanove anni, con il forte rimorso per quello che ha fatto.
Robert era un bambino quando commise il crimine e non fu condannato anche se fu ritenuto colpevole, in quanto era un minorenne. In realtà Robert ricorda poco di quel giorno, molti anni della sua infanzia sono scomparsi ora a trentanove anni è isolato dal mondo, vive da solo in un bilocale a Stoccolma non ha una relazione e non ha nemmeno degli amici. Ha un lavoro come assistente contabile in una rivista, ma verrà licenziato per il trasferimento dell'azienda in un' altra città. Ogni venerdì segue una terapia, dove però in tutti questi anni non ha mai ricordato nulla del passato, di quello che ha fatto, anche se è convinto di essere il colpevole.
"Non mi aspetto nulla dall'esistenza. Il solo fatto di avere questo lavoro mi stupisce."
Il corpo di Olinda verrà ritrovato senza vita, dopo poche pagine dall'inizio del libro e proprio Robert sarà sospettato dell'omicidio, perché alcuni indizi lo incriminerebbero essendo vicino alla scena del crimine e ci saranno altre vittime e tutto sembra essere contro l'uomo.
Lexa Andersson è una giornalista che contatta Robert, vuole scrivere un libro sulla sua vita perchè ha capito che qualcosa non quadra nella versione dell'uomo ci sono troppi punti da chiarire e decide di vederci chiaro indagando sul suo passato.
Robert è titubante ma alla fine accetta che Lexa scriva il libro e così tornano nel luogo dove Lindström è cresciuto, ma la sua reputazione lo precede e le persone non li vogliono aiutare.
L'unico modo per Robert di non finire in prigione è quello di scoprire la verità, così inizia una corsa contro il tempo che metterà in pericolo sia Lindström che Lexa.
Carl Edson dal canto suo cerca di scoprire cosa sia successo veramente non dando nulla per scontato e dovrà fare i conti con altre vittime.
Il lettore intuisce da subito che Robert non può essere colpevole, Svernström lo tratteggia in maniera credibile, l'ho trovato molto sensibile e turbato da quello che gli è accaduto, lui stesso non ha mai avuto dubbi: è colpevole e ha ucciso il suo amico. Anche se la sua terapeuta abbia sempre considerato l'ipotesi della sua innocenza e che il motivo del suo gesto potrebbe essere dovuto solamente ad un impulso improvviso, Robert non ci ha mai creduto a questa eventualità.
Il lettore parteggia per lui, perché possa ricordare e capire cosa sia successo. E' un uomo smarrito, isolato dal mondo e nonostante non abbia pagato per quello che ha fatto, si è allontanato dalla società che lo ha da subito condannato come un assassino.
La narrazione è molto coinvolgente, ho apprezzato l'alternarsi dei punti di vista e forse meno i capitoli con i flashback dove torniamo indietro di ventotto anni, al giorno dell'omicidio di Max. In particolare questi ultimi rallentano il ritmo della storia anche se capisco che aggiungano alcuni particolari, per comprendere meglio quello che era successo.
Lo stile dell'autore è semplice, curato e convincente, è riuscito a tratteggiare i personaggi in maniera verosimile e i capitoli brevi fanno aumentare di molto il ritmo che rimane costante per tutta la narrazione.
Il prologo mi ha conquistata, come nei migliori thriller è quello il biglietto da visita del libro e in questo l'autore ci abbia da subito trascinati all'interno della storia ed è riuscito a creare l'atmosfera giusta per leggere questo romanzo.
Mi sento di consigliare questo thriller, inoltre credo sia il caso di iniziare a leggere questa serie dal libro romanzo, anche se i casi investigatici sono autoconclusivi.
Devo anche dire che tra questo quello precedente, ho preferito il primo libro "Victims" che secondo me aveva una marcia in più.