Freddo Sud
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Opinioni inserite: 4
Indigesto
Thriller ambientato nella Costa del Sol, che non mi ha preso all’inizio (dopo un po’ di pagine sono ripartita da capo…) e che non mi ha conquistato nemmeno strada facendo. La strage di un’intera famiglia, compiuta nel corso di una delle narcorapine col gas che stanno prendendo piede in Costa del Sol, segna l’avvio di un’inchiesta condotta da Annika Bengtzon per conto della Stampa della Sera, il giornale presso il quale è redattrice: questa è l’idea di fondo del giallo. Senz’altro bella l’idea del giornalismo investigativo, ma sono stata più volte fortemente tentata di abbandonare la lettura, perché ho trovato comunque la narrazione noiosa e soprattutto perché la trama è troppo complicata per ritrovarci un filo logico, forse anche perché non ho letto i romanzi precedenti e penso che sia stato un elemento penalizzante.
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UN GIALLO PARADIGMATICO
Uno svedese tira l'altro, potrei dire visto che ho appena recensito "Uccidete il drago" di Persson.
Lo confesso subito, "Freddo Sud" mi è piaciuto sicuramente di meno però leggerlo non è tempo buttato, anzi si tratta di ore spese bene sia per la piacevolezza che ne deriva che per l'analisi che permette di condurre: per questo l'ho definito "paradigmatico", perché nel bene e nel male mette in mostra delle caratteristiche che, a mio avviso, è interessante esaminare.
E' esemplare in termini positivi poiché l'accuratezza dell'attività di documentazione e la cura dedicata alle descrizioni emergono immediatamente e costituiscono le basi su cui poggia l'impianto narrativo costruito dalla Marklund: io dopo qualche decina di pagine volevo prendere l'aereo e andare a svernare in Costa del Sol.
I personaggi stessi non sono figure artificiali messe lì per svolgere il loro ruolo come dei burattini ma sono caratterizzati con attenzione e umanizzati, lo sforzo è evidente.
Parimenti, è evidente come la trama comprenda quegli elementi che a mio avviso sono fondamentali nella creazione di una storia memorabile: il passato che torna a galla per condizionare il presente, l'amore, il sesso ( ora luminoso ora torbido ), la vendetta, la verosimiglianza dei fatti e la logicità di una soluzione che deve svelarsi solo alla fine e così via.
Gli ingredienti ci sono tutti e il libro l'ho terminato alla svelta ricavandone un certo piacere.
Ma è una storia indimenticabile che mi resterà nel cuore? Ebbene no.
Quello che manca è il calore, non c'è niente da fare: le 508 pagine sono attentamente curate e rifinite ma non trasudano passione, forza dei sentimenti, squallore, disperazione. Per quanto mi riguarda non sono riuscito a vivere con trepidazione questo intreccio: con interesse sì ma senza trasporto.
E anche ciò è esemplare poiché sono presenti tutte le componenti necessarie ma manca quel quid capace di renderle anche sufficienti a generare un'opera memorabile.
E poi c'è una cosa che secondo me si nota: l'autrice fa lo stesso lavoro della protagonista e, quindi, è un po' caduta nella tentazione di indugiare troppo sugli aspetti professionali di un lavoro che conosce troppo bene.
Più leggo gialli svedesi più ravviso questa sorta di freddezza ( che non trovo, ad esempio, in tante storie di matrice britannica ): forse è per questo che il "terribile" Bäckström tratteggiato da Persson mi è piaciuto così tanto, perché lui è un personaggio pulsante.
Non è tempo sprecato, comunque, è un libro che può insegnare qualcosa.
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Una svedese in Costa del Sol
Mi pare fondamentale premettere che per affrontare questo libro bisogna aver letto i tre precedenti: per meglio inquadrare la protagonista (che è sempre la stessa, Annika Bengtzon) e la sua vita privata e lavorativa. In ogni libro infatti accade qualcosa che provoca cambiamenti, anche molto importanti, nella vita di Annika. Il che significa anche che i libri vanno letti in sequenza, perchè gli avvenimenti sono in evoluzione costante...
In quest'ultimo libro poi compaiono personaggi che hanno avuto un ruolo fondamentale soprattutto nel libro precedente ("Finchè morte non ci separi") e non è possibile seguire facilmente quel che accade qui se non se ne conoscono i precedenti.
Ciò detto - e già questo è abbastanza un casino - il racconto è un po' raffazzonato, teso com'è fra la Svezia, la Costa del Sol e il Marocco. Ma anche salti temporali: storie del passato che si intersecano a presente (e di cui si capirà qualcosa solo nelle ultime pagine). E personaggi che resuscitano dal passato.
Riguardo al contenuto, la trama del racconto è piuttosto ingarbugliata, ma non mancano sorprese e suspence.
Quel che a me piace molto di questo e degli altri libridlla Marklund è la delineazione del personaggio Annika per la sua grandissima femminilità: paure, debolezze, esaltazioni, sessualità, depressioni, rivendicazioni, professionalità, vulnerabilità, disperazione, coraggio, ecc. Leggere le storie di Annika è come ritrovare un'amica e sentire un po' da lei come le vanno le cose, a che punto è della sua vita. Il racconto "giallo" è spesso un contorno.
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Liza...potevi fare di meglio....
Sono onestamente rimasta un po delusa da questo ultimo scritto della Marklund. Visti i precedenti mi aspettavo qualcosa che eguagliasse il pathos e la scorrevolezza narravita, ma purtroppo così non è andata. Lo stile è sempre graffiante e la sua eroina, Annika Bengtzon, rimane essere un personaggio affascinante, invece l'intrico narrativo mi è risultato poco chiaro e spesso dispersivo.
L'ambientazione è radicalmente cambiata: dalle distese di ghiaccio svedesi siamo passati alla calda Spagna.
Sconsiglio di leggere questo libro se prima non avete affrontato i precedenti...