Fragili e preziose
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Le cose più preziose sono le più fragili
Conoscevo già Megan Hart per vari suoi romanzi, più o meno erotici, e pure di discreto livello (Perfette geometrie, Fondente come il cioccolato), e quindi ero molto curiosa di leggere questa sua prova in versione “suspence”. A lettura finita, direi “ni”, perché decisamente preferisco il suo genere più classico.
Pur avendo anch’io a che fare continuamente con bimbi piccoli, non ho provato alcuna empatia-simpatia per la protagonista Gilly, una moglie/madre/casalinga sfinita, che si è autocreata (per sua stessa ammissione) una vita piena di frustrazioni, dove l’unico rimedio è rifugiarsi negli enormi supermarket americani, a comparare prezzi e a fingere di fare una spesa lunghissima, per poter riprendere ossigeno.
Ho trovato Gilly addirittura fastidiosa, quando si sforza di trattare i suoi due bambini come se applicasse il manuale della madre perfetta: farsi sempre vedere allegra, mai farsi vedere irritata, cercare sempre di relazionarsi con i figli nel pieno controllo di sé (cioè una continua, estenuante finzione, perché dentro è sul punto di rottura, e non vede l’ora di scaricarli il più lontano possibile, su un divano, con la tv come baby-sitter). Magari sarebbe auspicabile un po’ più di disciplina e qualche sana scenata liberatoria in più, ed evitare di andare in giro come una lattina di gassosa pronta a esplodere in gesti incontrollabili….
Una sera, mentre è ferma a prelevare al bancomat, uno sconosciuto le sale in macchina e per Gilly e i suoi bimbi il ritorno a casa si trasforma in un incubo. O meglio, in un semi-incubo, perché, dopo essere riuscita a liberare i figli, e messa di fronte alla possibilità di scappare (il tizio con il coltello non vuole lei, ma solo l’auto), Gilly “sceglie” di restare in macchina, per godersi ancora un po’ di quel silenzio irreale, tutto per sé, e senza marmocchi urlanti.
Già questo dovrebbe dirla lunga sullo stato mentale della protagonista: la prima sensazione di Gilly rimasta sola con l’uomo cattivo è: puro…“sollievo”.
A ciò si aggiunga che Todd il sequestratore non è neppure un vagabondo tossico e puzzolente, ma un giovane moro intrigante, che profuma di sapone, e che porta con sé Gilly in una fattoria sperduta e isolata, con chilometri di neve e ghiaccio tra loro e il mondo.
(* SPOILER) Passano i mesi e la coppia, infreddolita e ristretta in questa strana convivenza forzata, comincia a conoscersi: entrambi debbono fare i conti con un passato doloroso e una madre angosciante, di cui portano ancora il peso.E, quasi quasi, uno si affeziona all’uomo cattivo Todd, schizzato ma timido, e comunque educato nelle sue goffe premure, se si considera che ha a che fare con una sbalestrata che prima scappa, il giorno dopo prepara il pane, il giorno dopo si ammala e deve essere curata, il giorno dopo chiacchiera e gioca insieme, il giorno dopo riscappa e lo ignora, ecc., in un’altalena umorale che è logorante. E piuttosto noiosa (a dirla tutta, cominci a capire perché il marito di Gilly, certe mattine se ne andava al lavoro dimenticandosi di salutarla..).
Ora, forse, aspettarsi una svolta romantica, complice la sindrome di Stoccolma, era magari un mio azzardo del tutto fuori luogo. Però il finale mi ha lasciato proprio senza parole, e piuttosto incattivita.
Non ci viene risparmiata neppure una sorta di implicita lezioncina morale: tutti quei (lunghi lunghissimi) mesi di allontanamento forzato, solo per far capire a Gilly che le vere cose importanti della vita l’aspettano a casa, e che le cose più preziose sono anche le più fragili.
Fragili e preziose
Un romantic suspence fortemente psicologico.
Due personaggi principali. Una giovane madre, Gilly, e il suo rapitore, Todd.
Pochissimi personaggi secondari. Un marito assente, due figli piccoli e la madre di Gilly, rispettivamente suocera e nonna. E, infine, lo zio del rapitore.
Gilly desidera profondamente che la sua vita possa cambiare. È stressata dai problemi, dalle incombenze dettate dai figli, che ama con tutta se stessa. Con il marito non va affatto bene, ma lei prova in tutti i modi a non far naufragare il suo matrimonio. La sua famiglia è sempre nei suoi pensieri ed anche il ricordo di sua madre e dei suoi insegnamenti è costantemente vivo dentro di lei.
È la classica donna che vuole cambiare qualcosa nella sua vita. Tutto procede nella routine, finché incrocia sulla sua strada, Todd, un ex galeotto che non vuole tornare in carcere.
Dopo poche pagine, ad agire nel romanzo, sono soltanto Gilly e Todd, costretti all’isolamento in una baita di montagna, per giorni, settimane, mesi.
Lei avrebbe potuto fuggire, quando lui le ha dato l’opportunità, ma non l’ha fatto.
Si instaura un rapporto strano, mentale, tra i due. Non si sa intuisce perché lui non l’abbia uccisa, dopo averla rapita per usare la sua auto per fuggire. Non si capisce come mai lui avesse quasi preparato e programmato questa loro convivenza forzata, lontano da tutto e tutti.
Poi le cose man mano vengono chiarite, mentre vengono approfonditi psicologicamente i due personaggi e il background delle loro esistenze.
Mai letto niente prima d’ora di Megan Hart. Molte delle sue lettrici, conoscendola come scrittrice di romanzi prettamente erotici, non hanno gradito questa sua opera, tanto diversa dalle precedenti.
Invece, io ho apprezzato molto Fragili e preziose di Megan Hart, soprattutto per la trama psicologica, interiore, che scava nella vita dei suoi personaggi. Anche lo stile scorrevole e i meccanismi della suspense, quel continuo dire un qualcosa e tralasciare altro, hanno reso interessante, inquietante e avvincente questo romanzo che non scende mai di livello.
Non so se posso accontentarmi dell’altra Megan Hart, quella solamente erotica, poiché questo romanzo psicologico mi ha conquistata.
Indicazioni utili
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Meglio i suoi romanzi erotici?
Conoscevo Megan Hart per i suoi romanzi erotici, per cui sono rimasta alquanto stupita da questo romanzo così diverso.
Fragili e preziose non è un thriller psicologico e nemmeno un romance ma racconta la storia di:
-Gilly, una donna stressata e non appagata a causa dei numerosi impegni dovuti al suo ruolo di madre e moglie. E' così vicina al baratro che quando un perfetto sconosciuto la rapisce minacciandola con il coltello si sente quasi sollevata. Ma allo stesso tempo desidera tanto tornare dai suoi figli che ama tanto.
-Todd, il rapitore, è stato in carcere e non vuole tornarci, il suo orribile passato lo ha reso fragile, imprevedibile e pieno di problemi, ma è anche gentile e non sembra intenzionato ad ucciderla. Devo ammettere che in alcuni momenti è difficile non provare compassione e pena per lui.
La prigionia forzata costringerà Gilly a fare i conti con il proprio passato e la sua vita presente.
E' un romanzo abbastanza scorrevole, una caratterizzazione dei due personaggi principali ben fatta (due personaggi comuni ma con una personalità davvero complessa), trama non banale ma con un finale che mi ha convinto poco (immaginavo che sarebbe accaduto qualcosa di simile ma non riesco a capire come sia stato possibile che Gilly non abbia risentito di nulla).
Una lettura non leggera ma devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di diverso.