Firmato Picpus
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Un giallo non riuscito
Con ben 193 romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e di racconti dati alle stampe sotto pseudonimi, mano a mano che si prosegue nelle letture aumenta la possibilità di incappare in un’opera meno riuscita, che inevitabilmente esce malconcia da un confronto impietoso con la quasi totalità della produzione, di ben altro ed elevato spessore. E’ così che, arrivato alla fine di questo Firmato Picpus, mi sono anche stizzito, perché questo romanzetto con Maigret non solo è inferiore qualitativamente agli altri scritti da Simenon, ma, secondo me, è addirittura mediocre. Di carne al fuoco ce n’è tanta e la partenza è interessante con quella scritta che un impiegato al bar legge su una carta assorbente (Domani, alle cinque del pomeriggio, ucciderò l’indovina. Firmato Picpus), delitto che puntualmente avviene. Il caso si presenta di difficile soluzione e il celebre commissario non sa dove andare a parare, così fra tentativi vari, piste che si rivelano infondate, si arriva alle ultime pagine, allorché, quasi per magia, saltano fuori nuovi personaggi e uno di questi sarà appunto l’assassino.
A parte il fatto che, a differenza di tanti altri, l’analisi psicologica dei protagonisti è approssimativa e che l’atmosfera, generica, se non banale, non riesce ad avvincere, resta il fatto che la trama gialla vera e propria e, soprattutto, la soluzione del caso zoppicano non poco, tanto da pensare che quando Simenon iniziò a scriverlo non avesse ancora le idee ben chiare, oppure proprio non ne aveva, al punto che la fine viene rapida e improvvisa, sbrigativa, come se l’autore avesse voluto liberarsi da un peso che troppo lo affaticava.
Insomma, per farla breve, mi rincresce francamente di considerare mediocre Firmato Picpus e di conseguenza di non consigliarne la lettura, ma d’altra parte la delusione è stata tanta e, benché sia un appassionato delle opere di Simenon, non posso esimermi dall’esprimere un giudizio negativo, che comunque non incide sulla stima che ho dell’autore.
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Il piacere di leggere Simenon
Finalmente mi sono deciso e dunque eccomi qua a recensire non tanto questo singolo romanzo del Commissario Maigret letto recentemente (anche se, tra l'altro, è uno dei miei preferiti) ma più in generale l'intera opera del prolifico Simenon con protagonista il nostro affezionatissimo Commissario del Quai des orfevres :) .....ebbene si, confesso il mio debole nei confronti di questi piccoli libretti gialli Adelphi che raccontano le intricate vicende investigative di Maigret e della sua squadra.
Ringrazio Simenon per avere creato questo straordinario personaggio apparentemente burbero e serioso ma sotto sotto estremamente umano e gioviale ! Maigret pensa, osserva, riflette ed alla fine riesce a trovare il bandolo della matassa ! L'illuminazione arriva improvvisamente, magari quando il commissario è seduto al tavolo di un bistrot a bere una birra,
oppure sulla poltrona di casa avvolto dal fumo della sua immancabile pipa.
Nei romanzi di Maigret non troveremo mai sangue che scorre a profusione, né truculente descrizioni di cadaveri od episodi di violenza. Troveremo invece personaggi dal profilo psicologico complesso e che spesso si portano dentro drammi umani. L'abilità di Maigret sta proprio in questa sua capacità di "leggere" le persone e capire se classificarle come vittime o colpevoli.
Sullo sfondo come co-protagonista (quasi) sempre presente ma molto discreta troviamo la città di Parigi. La Parigi di Simenon è un'autentica opera d'arte, un quadro d'autore in cui le pennellate tratteggiano una ville lumiere così realistica e credibile che sembra avvolgere anche il
lettore. Basti pensare, ad es., all''atmosfera proveniente dai bistrot e dai locali notturni, al caldo soffocante che avvolge la città nel periodo estivo, alla nebbia autunnale proveniente dalla Senna.