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Finestra sul vuoto

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L’aria di Pasadena è «immobile, rovente e profumata» quando Marlowe, sigaretta spenta fra le labbra e cappello calcato sulla fronte, fa il suo ingresso nella sontuosa residenza di Mrs. Elizabeth Murdock. L’incarico che la donna gli prospetta dalla sua chaise-longue di vimini, mentre si scola un bicchiere di porto dopo l’altro, non si direbbe dei più difficili, né dei più pericolosi: ritrovare un’antica e rarissima moneta d’oro – il prezioso doblone Brasher – sottratta alla collezione del defunto marito, probabilmente dalla nuora scomparsa. Ma non appena Marlowe fiuta una pista promettente e sente a portata di mano la soluzione del caso, una serie di omicidi indecifrabili fa calare sull’indagine una fitta coltre di mistero. Per vederci chiaro dovrà spingersi a Bunker Hill – «città vecchia, perduta, fatiscente e piena di balordi» – e frugare palazzi popolati da inquilini sfuggenti, portieri che «sono sempre un po’ cani da guardia e un po’ ruffiani», «uomini anziani dai volti che sembrano battaglie perse». Niente, comunque, che un detective del suo calibro, armato come sempre di laconico cinismo e un'aria imperturbabile da eroe romantico, non possa affrontare, e come sempre nella sua inimitabile maniera, attraversando la nera notte di Los Angeles fra ricatti, night club, pinte di whisky e segreti celati dal tempo.



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Finestra sul vuoto 2024-05-21 13:50:55 Lonely
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Lonely Opinione inserita da Lonely    21 Mag, 2024
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Il doblone Brasher

Terzo noir di Raymond Chandler, con Philip Marlowe, pubblicato nel 1942. Il genere hardboiled, è stato creato da Hamlett, con il suo protagonista Sam Spade, e proseguito e portato al successo da Chandler, con il famoso Philip Marlowe.
L’archetipo dell’investigatore privato hardboiled è un uomo duro ma giusto, arrogante con i prepotenti e generoso con i più deboli. Affascinante e seduttivo con le donne, di solito alte belle e bionde, ma che rimane affascinato dalle più timide e poco appariscenti. Sempre senza un soldo perché essenzialmente è un avvocato delle cause perse. Ha una sua deontologia, e non si vende facilmente per denaro. E’ facile alle “scazzottate” ed ha un rapporto sempre ambiguo con la polizia, perché segue una sua linea e non scende a compromessi. Insomma una sorta di eroe romantico.
Questo terzo romanzo ha una trama molto complessa e ricca di personaggi enigmatici. Questa volta Marlowe deve ritrovare, per conto di Mrs Murdock, un’anziana e ricca vedova, un’antica e rarissima moneta d’oro, il doblone Brasher, rubata alla preziosa collezione del defunto marito.
Marlowe segue una buona pista, ma non appena comincia a indagare, si scontra con una serie di, apparentemente, inspiegabili omicidi, che rendono più fitto il mistero. Per svelare l’intrigo scava nei bassifondi di una Pasadena, dall’aria immobile e soffocante, descritta dalla penna di Chandler in modo sublime
“Il mattino aveva un odore pesante d’estate, e tutto quel che cresceva dalla terra era perfettamente immobile nell’aria irrespirabile di quella che, a Pasadena, chiamano una bella giornata fresca.”
Insuperabile nelle sue descrizioni di luoghi e personaggi, Chandler incanta il lettore, che crede di essere di fronte a un giallo, dalla lettura facile e leggera, ma che si ritrova presto a confrontarsi con un vero romanzo, che dimostra che anche un giallo, a questo livello, può essere letteratura “importante”
“La villa era in Dresden Avenue nel quartiere di Oak Knoll, a Pasadena. Era un edificio solido, dall’aspetto tranquillo, coi muri di mattone color borgogna, il tetto di tegole e un motivo ornamentale di pietra bianca. Le finestre della facciata, a pianterreno, avevano i vetri impiombati. Quelle dei piani superiori erano in stile rustico e avevano una cornice di finto granito in stile rococò. Dalla facciata, fiancheggiata da un filare di cespugli in fiore, si estendeva un tappeto verde di circa mezzo acro che scendeva dolcemente verso la strada e a un certo punto pareva stringersi intorno a un enorme cedro come una marea verde intorno a uno scoglio. …Lasciai la macchina in strada, camminai sulle pietre piatte infisse nel verde del prato per segnare il sentiero, e suonai il campanello d’un portico dal tetto appuntito. Un muricciolo di mattoni correva dalla facciata della casa all’inizio del viale. Qui, su una colonnetta di cemento era dipinto un moretto in calzoni da cavallerizzo, con la giacca verde e il berretto rosso. Aveva una frusta in mano e ai suoi piedi, nel cemento, era infisso un anello per legare i cavalli. Aveva una faccia triste, il moretto, come se fosse rimasto lì in attesa per parecchio tempo e ora cominciasse a scoraggiarsi. Mentre aspettavo che qualcuno venisse alla porta, gli andai vicino e gli diedi una pacca amichevole sulla testa.”
E questo è solo l’inizio.
Anche se non all’altezza di “Il Lungo Sonno” e “ Addio mia Amata”, almeno secondo me, è comunque un bel leggere.

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