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Felicie

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Se ne sarebbe ricordato in seguito, di quell’attimo, e non sempre con piacere. Per anni, in certe ridenti mattine di primavera, i colleghi del Quai des Orfèvres avrebbero conservato l’abitudine di rivolgersi a lui con un misto di serietà e di ironia: «Senti, Maigret...». «Che c’è?...». «C’è Félicie!». E allora lui la rivedeva, sottile, con i suoi vestiti chiassosi, i grandi occhi color nontiscordardimé, il naso impertinente, e il cappello poi, quel terrificante cappellino rosso piazzato in cima alla testa con una lunga penna verde cangiante infilzata come una freccia. «C’è Félicie!». Il commissario sbuffava. Lo sapevano tutti che Maigret si metteva a sbuffare come un orso quando qualcuno gli ricordava Félicie, quella ragazza gli aveva dato più filo da torcere di tutti i «duri» che aveva spedito in galera.



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Felicie 2017-04-17 07:23:52 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    17 Aprile, 2017
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Diavolo di una ragazza!

Maigret potrà sembrare di primo acchito un burbero, ma se poi lo si osserva con attenzione rivela, in alcune circostanze, una tenerezza che lui cerca di dissimulare accentuando i tratti, a volte spigolosi, del suo carattere. É questo il caso dell’indagine che conduce in ordine all’omicidio di un ex contabile, un uomo solitario che viveva in una casa facente parte di un progetto di vasta lottizzazione; sì, era solitario, nel senso che non aveva amici, ma ospitava una domestica, una giovane ragazza che lo accudiva e che beneficerà della sua eredità. Ma chi può avere assassinato, e per quale motivo, un individuo di cui quasi si ignorava l’esistenza? Che cosa ha da nascondere Felicie, la domestica, che tiene testa alle domande del commissario con una sfrontatezza e un’abilità
perfino superiore a tutti i duri che lui aveva sbattuto in galera? Più che nei risvolti dell’indagine e nella ricerca del colpevole il romanzo sta tutto in questo dualismo, in questa tenzone che agli occhi di Maigret pare un gioco. Lui è consapevole dell’innocenza della ragazza e avverte chiaramente che il suo comportamento è votato alla difesa di qualcuno che lei crede innocente. Tutto qui? Assolutamente no, perché questo romanzo fa perno più sugli innocenti che sui colpevoli, sul carattere di questa giovane che, non contenta del mondo che la circonda, si è chiusa in un bozzolo in cui ama fantasticare, al punto che è cruciale il suo innamoramento per il figlio del padrone, convinta che lui contraccambi e invece non sa quasi nemmeno che lei esista. Questo carattere é senz’altro spinto all’eccesso, ma non era poi raro per l’epoca (il romanzo fu scritto nel 1942), con tante giovani sognatrici che, magari sulla modesta trama di un fotoromanzo, costruivano un’illusoria realtà per sfuggire a situazioni non soddisfacenti e guarda caso si era nel pieno della seconda guerra mondiale. É un Maigret che forse può sembrare irretito da questo personaggio femminile, ma non è in cerca di avventure, perché anche lui ha in fondo bisogno di sognare, di far uscire dal suo intimo quell’affetto paterno per un figlio o una figlia che non ha mai avuto.
Se lo sviluppo dell’indagine e l’arresto del colpevole sono di ordinaria amministrazione, questo duetto fra due sognatori è veramente formidabile, tanto che Félicie è forse uno dei migliori gialli scritti da Simenon con protagonista Maigret.


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I romanzi di Simenon
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Felicie 2014-01-19 20:52:12 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    19 Gennaio, 2014
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Félicie



Simenon non ha creato solo un formidabile commissario, dotato di intuito e capacità investigative fuori dal comune, ma ha fatto molto di più: ha dato vita ad uomo raccontando storia dopo storia un uomo composto di tante sfumature pronte a formare un quadro complesso ma affascinante.
In questa avventura, un po' fuori dal comune vine analizzata la parte più privata, quella più intima di Maigret; si trova infatti ad aver a che fare con una giovane donna, con una personalità forte e un carattere deciso che gli darà filo da torcere, con i suoi silenzi e il suo essere donna senza essere cresciuta.
Lo stile è sempre lo stesso, asciutto, incalzante con un ritmo che stupisce per la perfezione con cui sottolinea le parti salienti del racconto, ogni descrizione non è casuale, ogni personaggio ha un ruolo, ogni oggetto contribuisce a creare l'atmosfera giusta, ma soprattutto l'uso del lessico, sempre impressionante per ricchezza e ricercatezza, senza tuttavia sconfinare nel lezioso, evidenzia, con la sua musicalità i vari stati d'animo del commissario che si alternano veloci, passando dall'irritabilità che la ragazza suscita, alla dolcezza che non può non generare in chi la incontra.
Felicie è un personaggio complesso, ricco di sfaccettature, che rimarrà nell'immaginario del lettore, ma soprattutto di Maigret che per anni rappresenterà quella linea d'ombra così incomprensibile da risultare più ostica dei criminali incalliti.
La trama è fluida e anche originale, intricata la punto giusto, con colpi di scena che si susseguono e con eventi che hanno come scopo principale quello di confondere le idee, ma tutto è obliato quando compare Felicie, che sembra portare con sé un'energia tale da cancellare ciò che la circonda, con quegli atteggiamenti così costruiti, così puerili.
Anche i personaggi secondari sono ben caratterizzati, ma non a tal punto da rubare la scena a Felicie, al rapporto che si viene a creare tra il commissario e la ragazza; mai volgare, mai oltre il limite, Maigret non sembra mai vederla come una donna, ma al massimo come una bimba troppo grande, la tratta con quella tenerezza che si concede ad una nipote, vuole capirla, vuole che lei si fidi di lui.
Una bellissima analisi psicologica si ha in questo piccolo libro, che trascina, che inebria e che diverte, il tutto sulla scena di un crimine e una lotta per l'eredità.
Consigliato come tutti i Maigret in cui la sapienza della scrittura si mette al servizio del giallo per dimostrare che non esiste una letteratura di genere, esiste solo una buona letteratura.

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Felicie 2012-02-21 09:58:08 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    21 Febbraio, 2012
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La biscia che sfugge alle dita

Fèlicie. Chi e' Fèlicie ?

Vedo una vecchia finestra dal vetro ondulato, un serramento di legno bianco.
Un vecchio letto di ottone.
Si intravede una giovane donna, seduta alla toeletta laccata.
Due abat jour di ceramica, lo stelo a forma di damigella a sostenere un coprilampada di tessuto.
Si scioglie i capelli.
Una sottoveste chiara, cangiante, forse di tessuto scadente, con pizzi troppo alti.
Ma si sa, Fèlicie e' cosi'.
"...vestiti chiassosi, i grandi occhi nontiscordardime, il naso impertinente, e il cappello poi, quel terrificante cappellino rosso piazzato in cima alla testa con una lunga penna verde..."
E quel modo di fare così altezzoso. Fèlicie.

Scritto tra il 1941 e il 1942 e' il tipico esempio di giallo d'altri tempi.
Un Simenon molto diverso dallo scrittore "non Maigret" incontrato in altre opere.
Qui nulla e' carnale o adultero, il personaggio di Maigret e' affettuoso, quasi paterno nel rapporto con la protagonista femminile del romanzo.
Grazioso il giallo, il punto di forza e' secondo me il contesto .
Approfondite le descrizioni di questa strana donna, degli oggetti e dei luoghi.
Leggere Simenon, c'e' poco da fare, e' come perdersi in un negozio di antiquités in un arrondissement parigino , odorarne il profumo di cera, di velluti polverosi, di ferro arrugginito, di argento placcato.
Amo questo autore, amo come scrive, amo la scia seducente ed anacronistica che si lascia alle spalle .

Do un voto medio allo stile per un mio gusto personalissimo, io odio i punti esclamativi. Quest'opera ne e' zeppa.

Ops, dimenticavo. Chi ha ucciso il vecchio Gambadilegno ?

"Il commissario sbuffava.
Lo sapevano tutti che Maigret si metteva a sbuffare come un orso quando qualcuno gli ricordava Félicie."

Buona lettura.

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