E morì a occhi aperti
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E morì a occhi aperti
Un noir con tutti i crismi. Se qualcuno fosse interessato a leggere un vero noir Derek Raymond è tra gli autori più consigliabili.
Il romanzo è caratterizzato da uno stile asciutto, concreto, con capitoli non molto lunghi che permettono una lettura scorrevole e piacevole.
L'opera è intrisa di dialoghi taglienti e il cui impatto è duro come quello con un muro in cemento armato.
Un protagonista, il sergente della Sezione Delitti Irrisolti della polizia londinese, che si accanisce nelle sue indagini e si incolla ai sospettati come una canottiera, il cui senso di giustizia è davvero profondo, davvero un personaggio ben caratterizzato.
Una storia che parte con la scoperta di un corpo orrendamente assassinato, gli indizi scarseggiano e l'unica traccia da seguire è data dal ritrovamento di audiocassette precedentemente registrate dal deceduto che grazie al loro contenuto, rappresentano gli unici indizi da cui partire e su cui lavorare per arrivare ad un finale sbalorditivo che può rappresentare il senso di questo genere letterario.
Complimenti Derek.
Buona lettura a tutti.
Syd
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E morì a occhi aperti
E' il primo romanzo di Raymond di una seria dedicata alla Factory. Un indagine inconsueta in una Londra degradata e spietata, svolta da un sergente senza nome, senza ambizione che opera alla A14 della sezione delitti irrisolti, ma abbastanza dignitoso da dare voce a a chi ha subito un torto, in questo caso la morte di Charles Staniland che ha assistito al proprio massacro così ad occhi aperti, impassibile e rasseganato in modo quasi profetico.
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Fa riflettere..
Un libro che fa riflettere sulla vita dei poliziotti, che per cercare di scoprire gli assassini, spesso assumono le caratteristiche delle vittime, ne ripercorrono le vite complicate, fino a diventarne quasi i sostituti. Ne carpiscono le angosce, ne assorbono le sensazioni, le pene di famiglie distrutte da un vuoto che si crea ogni volta che scompare un familiare in circostanze violente.
Un noir che con vivide descrizioni, porta quasi alla soglia della pazzia dei protagonisti. Romanzo forte, che punta non sull'azione ma sulla riflessione.
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E morì a occhi aperti
"E morì a occhi aperti, è un noir che appartiene a un breve ciclo che Raymond dedicò a The Factory, una succursale di Scotland Yard specializzata in omicidi insignificanti e sordidi, di quelli che non fanno fare carriera. In questo caso quello inspiegabilmente feroce, di un certo Staniland, un alcolizzato dall’occupazione incerta.
La vittima ha lasciato una pila di nastri registrati. È dunque attraverso la sua voce, oltre che attraverso l’indagine del poliziotto di turno, che ci addentriamo lentamente nel contesto sociale e umano che ha motivato l’assassinio. Ed è un viaggio terrificante, in cui nessun aspetto sordido ed ipocrita della società londinese viene risparmiato.
Il protagonista è uno stereotipatissimo detective: rude, volgare, con la battuta pronta per schernire i propri superiori.
Lo stile è essenziale, anche se, risultano insopportabili le dissertazioni allusive a un mondo appestato da tossici, hippies, rivoluzionari falliti e intellettualoidi.
Così come sono insopportabili le memorie della vittima dell'omicidio. I suoi ricordi sono tronfi, pieni di retorica e soprattutto di moralismo.
Un pessimo noir che non regala né brividi, né atmosfere ambigue.
Buona lettura:)