E' un problema
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«Una piccola casa sbilenca»
Charles e Sophia, due giovani inglesi in servizio al Ministero degli Esteri, si sono conosciuti in Egitto, durante la Seconda Guerra Mondiale, e hanno deciso di sposarsi. I loro progetti, già rallentati dal conflitto, incontrano un nuovo ostacolo: la morte improvvisa del nonno di Sophia, Aristide Leonides, un greco emigrato in Inghilterra, dove si è costruito dal nulla un’immensa fortuna con mezzi spesso ai limiti della legalità. Sebbene fosse anziano e malato, la polizia e il medico legale sospettano che la causa del decesso – overdose di un farmaco che il vecchio assumeva abitualmente per curarsi – sia tutt’altro che naturale e che uno dei membri della famiglia, i soli ad avere accesso al farmaco e alle sue stanze, lo abbia volutamente tolto di mezzo. Sfortunatamente, nell’abitazione fuori Londra dei Leonides – un cottage, la dimora inglese per eccellenza, ma alquanto bizzarro, perché insolitamente lussuoso e spazioso, per sbandierare ai quattro venti la ricchezza della famiglia – tutti avrebbero avuto l’occasione materiale di commettere il delitto, ma nessuno sembra avere un movente. Uniche eccezioni, forse, Brenda e Laurence, la giovanissima seconda moglie del defunto e l’istitutore dei suoi nipoti. L’intera famiglia punta il dito contro di loro e li accusa di avere una relazione, ma quanto è facile convincersi che i colpevoli siano gli unici due abitanti della casa privi di legame di sangue con il clan dei Leonides?
L’intera situazione getta un’ombra cupa sul matrimonio di Charles e Sophia e la ragazza, intelligente, lucida e razionale, rifiuta di unire Charles alla propria famiglia senza prima essere certa che non lo trascinerà nel disonore e nello scandalo. Charles, però, è legato a doppio filo alla morte di Aristide Leonides: suo padre è il commissario di Scotland Yard incaricato di seguire il caso e quando gli propone di collaborare ufficiosamente alle indagini, sfruttando la sua posizione interna alla famiglia, Charles non esita ad accettare e ad imbarcarsi in questa singolare avventura. Si ritrova così a destreggiarsi tra i numerosi componenti del clan, personalità complesse, a volte indecifrabili, ma tutte dotate, come sostiene Sophia, di una vena di crudeltà ereditata dal vecchio Leonides, un omino storto e rinsecchito con occhietti neri, lucidi, spietati, una mente brillante e una personalità imponente, che per tutta la vita ha tenuto figli, nuore e nipoti sotto un’ala protettrice e al tempo stesso, forse, soffocante. Spicca su tutti la sorella minore di Sophia, la piccola Josephine, che ha ereditato dal nonno tanto l’aspetto sgradevole quanto l’intelligenza e la durezza di carattere e che, passando le giornate a origliare le conversazioni degli altri, sostiene di aver scoperto, fra tresche amorose e disastri economici, il segreto più grande di tutti: chi ha ucciso il nonno.
Il titolo originale del romanzo, "The Crooked House", è tratto da una filastrocca per bambini. L’aggettivo “crooked” significa “bizzarro, distorto, sbilenco”, sia in senso concreto sia in senso morale e metaforico, e forse è proprio il significato ambivalente di questa parola che cela la sconcertante soluzione al mistero della morte di Aristide Leonides, un piccolo uomo sbilenco dalla morale sbilenca, con una piccola-grande casa sbilenca – come recita la filastrocca – e una famiglia sbilenca nella quale si nasconde un assassino freddo, spietato e insospettabile. Per lo stile asciutto e preciso, il raffinato gioco a incastri della trama e le psicologie fini e accuratamente scolpite, "È un problema" si colloca senza dubbio tra i romanzi più riusciti della Christie.
Indicazioni utili
SCALA DI GIALLI ALLA CHRISTIE - 4
Il titolo originale di questo romanzo di Agatha Christie è “Crooked House”, che suona come “La casa sghemba” e in effetti la prospettiva da cui va guardato è storta, come la casa che è il cuore e la tomba del libro: sbilenca come i suoi abitanti, inquietantemente adagiata su un fianco. A bene vedere, tutto è il romanzo è la ricerca di una fusione tra carattere e ambiente, tra forma e personalità, quasi ad anticipare le più moderne teorie sulla criminalità: così quando un vecchio e ricchissimo signore di origine greca, Mr. Leonides, viene trovato morto, la sfilata dei personaggi sospetti e indagati si riflette continuamente nelle stanze labirintiche di questa casa dove niente è come appare, dove tutto è recita, sia essa per sfuggire a qualche dolore sepolto, sia essa la fragile facciata per preservare intatto uno scampolo ultimo di serenità. In fondo a Crooked House tutti sanno, tutti sospettato, ma nessuno dice, perché a volte la verità è più dolorosa di ogni capacità di accettazione e perché ci costringe ad ammettere che nessuna innocenza è senza peccato e che le ombre più scure si nascondono proprio là dove brilla il sole più intenso. E stavolta davvero, in una cantilena infernale, il finale agghiacciante fa calare il sipario più cupo su una storia che si fa fatica ad accettare.
Libro orfano di Miss Marple e Poirot, Crooked House scosse il pubblico dell’epoca, perché parve che la scrittrice stavolta si fosse spinta troppo oltre. E invece con suo disincanto, con la sua cruda lucidità, Agatha Christie ricorda, una volta ancora, che a volte i moventi sono futili bolle di sapone e che in certe morti non c’è la tiepida consolazione di un perché. L’unico grosso difetto di questo libro è la scelta di far raccontare la storia ad uno dei personaggi, quasi fosse un diario, ma lo stile ne perde in acume e in lucidità. Certo il finale compensa, ma peccato, perché poteva essere ricordato, per spessore e caratterizzazione degli ambienti, come uno dei suoi libri più belli: come nel paradosso di Zenone di Achille e la tartaruga, la Christie ci costringe a riconoscere uno iato insanabile tra la logica della ragione e l’accadere concreto della realtà.