Duffy
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Recensione della Redazione QLibri
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La Conoscenza è potere
Soho, anni '70. In questo quartiere di Londra che sembra l'anticamera del secondo cerchio dantesco, quello dei lussuriosi, si respira sesso e depravazione ad ogni angolo di strada.
Cinema a luci rosse, riviste porno in bella mostra, peep show, locali di strip tease aperti ad ogni ora del giorno e della notte, prostitute per tutti i gusti e tutte le esigenze.. insomma, un vero paese dei balocchi per gli uomini della Londra perbene e non, che giungono qui per soddisfare il loro desiderio di sesso senza inibizioni e complicazioni di sorta, in un'epoca in cui il permissivismo regna sovrano ed i divieti imposti dalla legge sono solo formali, un'epoca in cui la polizia corrotta sino al midollo protegge ed alimenta il mercato del sesso e la parola aids non significa nulla non essendosi ancora trasformata nella principale causa di declino di quel florido commercio.
Questo è il mondo in cui vive Duffy e, per carità, nessuno pensi che gli dispiaccia o che non si senta a suo agio. Questo è il suo habitat naturale, anche perchè - meglio precisare sin da subito - a Duffy piace sia la carne sia il pesce, come si suol dire, 'piace fare sia da spina che da presa. E non aveva bisogno di un trasformatore'; ed il quartiere di Soho è sicuramente l'unico in tutta Londra con la più ampia vetrina di esposizione adatta alle sue particolari esigenze.
La bisessualità di Duffy si riflette anche nella sua personalità, Duffy è uno che cerca sempre il miglior compromesso, tra bianco e nero lui sceglie grigio, tra bene e male sceglie il suo interesse e si schiera di conseguenza.
Non che non abbia mai tentato una presa di posizione nella sua vita: ha provato con Carol, la sua donna, ma l'entusiasmo iniziale si è spento, o dovrei dire afflosciato, ben presto. E' stato anche un poliziotto, tra i più validi persino, tanto da infastidire un pò troppo le persone sbagliate e qualcuno decide di incastrarlo.
E' costretto ad abbandonare il corpo della polizia perchè scoperto dai suo colleghi a letto con un corpo meno 'prestigioso', ossia quello di un ragazzone di colore dalle sembianze di un ragazzino, scelto con cura dalla persona a cui Duffy ha pestato i piedi per poterlo così allontanare definitivamente dalla piazza con l'accusa più infamante per un poliziotto, quella di essere gay e per giunta pedofilo.
Da allora Duffy sbarca il lunario (perdonate codesto gergo tipicamente poliziesco ma questo libro s'insinua sin nelle budella) come esperto di sistemi di sicurezza e, all'occasione, detective privato; e l'occasione giusta per rimpinguare il suo portafoglio gli si presenta quando il signor McKechnie, un rispettabile imprenditore che commercia in maschere di carnevale e giocattoli vari, torna a casa dal lavoro e trova la rispettabile moglie imbavagliata e tagliuzzata delicatamente lungo la spalla e, per giunta, il rispettabile gatto di casa infilzato con lo spiedino del girarrosto a mò di kebab; alquanto spaventato, McKechnie ritiene saggiamente che tutto ciò non sia una ripicca di gelosia della sua rispettabile amante-segretaria e decide di rivolgersi al nostro Duffy, considerato lo scarso interesse della polizia locale al suo caso.
E il resto? Il resto si sviluppa tra le pagine di questo romanzo dando vita ad una storia 'sporca', nera, ma condita dal tipico umorismo britannico che alleggerisce i toni cupi privilegiando ad esempio i dialoghi spassosissimi e ben costruiti tra Duffy ed il suo antagonista, Big (pur essendo magrolino) Eddy Martoff, il boss emergente del quartiere, tanto spregiudicato e violento nelle sue azioni quanto impeccabilmente british nella parlantina; oppure deliziando il lettore con uno stralcio esilarante dei locali peccaminosi che pullulano tra le strade di Soho, cinema a luci rosse in cui si proiettano film con un sonoro talmente scadente che l'orgasmo della donna può benissimo confondersi col verso di una papera, senza ovviamente tralasciare una parodistica descrizione dei loro frequentatori, delle loro abitudini e di come fosse evidente, dallo sguardo sempre basso e dall'incedere, la paura e l'imbarazzo di essere scoperti in flagrante mentre entrano in quei locali.
Non mancano quindi gli elementi tipici del genere hard-boiled, sesso, violenza, ma con moderazione, nella giusta misura, quasi in ossequio ad un puritanesimo ormai dissolto nel libertinaggio dilagante di quei tempi. Si avverte invece in modo più distinto lo sdegno verso la corruzione e lo squallore sociale che ne deriva di conseguenza, con criminali e poliziotti avvolti in una spirale di ricatti e favori reciproci.
Un finale forse troppo frettoloso ma la scrittura fluida e diretta dell'autore celano questa lacuna.
Ecco, l'autore: Dan Kavanagh è lo pseudonimo di Julian Barnes, scrittore inglese di romanzi di successo ma di tutt'altro genere: Duffy è quasi un gioco, una follia forse, un libro che non avrebbe mai potuto scrivere col suo vero nome, perchè poco consono al suo stile.. si sa come sono gli inglesi, il decoro e la dignità prima di tutto.
Dieci e lode per la copertina 'vintage' ma elegante, con un'illustrazione di Jacono che riporta alla mente i gialli di un'epoca ormai lontana.