Donne che non perdonano
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Recensione della Redazione QLibri
Tre donne, tre vendette.
Il suo nome è Ingrid Steen, è la moglie di Tommy Steen uno dei più rinomati giornalisti del momento in Svezia nonché direttore dell’Aftonpressen, ed è la madre di Lovisa, figlia nata dall’unione e di cui si occupa a tempo pieno essendo stata costretta a lasciare il lavoro, a sua volta di report, per sopperire alle volontà del marito che la voleva a casa ad occuparsi della prole. Ha di recente scoperto, oltretutto, che quest’ultimo ha ricominciato a tradirla.
Il suo nome è Victoria Brunberg, ha venticinque anni, è di origine russa e dopo aver perso in una uccisione il compagno Jurij, è stata comprata come “moglie per corrispondenza” da Malte, svedese, violento, ubriacone, in sovrappeso e con scarsa cura della propria igiene personale. La tiene segregata in casa in una piccola proprietà sperduta nei boschi oltre Stoccolma perché lei è una sua proprietà e deve fare quello che vuole, come e quando lo vuole.
Il suo nome è Birgitta Nilsson, è una maestra delle scuole elementari, è la maestra di Lovisa. Apparentemente la sua vita è calma, ha un marito e due figli gemelli di venti anni, la sua indole è pacata e il suo carattere mite. In realtà ha un atteggiamento verso il mondo di auto-colpevolezza, perché la sua quotidianità è fatta di violenza e di errori che le vengono sempre e immancabilmente imputati da parte del marito che nei momenti in cui è certo di non essere visto e nei punti in cui sa perfettamente non esistere visibilità, non manca di sferrarle colpi brutali che le lasciano ecchimosi nel corpo e nella mente.
Tre donne, le protagoniste di quest’ultimo romanzo in anteprima mondiale di Camilla Lackberg, le cui strade si incontrano grazie a FamiljeLiv.se per non separarsi mai più. Perché è ora di dire basta, di vendicarsi dei soprusi subiti, di liberarsi di questi sposi che le tradiscono, maltrattano, picchiano. E quale miglior piano se non unire le forze in quello che è un omicidio camuffato da tragico incidente?
Con una penna rapida che tocca le corde più intime del lettore soprattutto per quanto riguarda le angherie che è costretta a subire Victoria, l’autrice svedese costruisce un romanzo dal buon intreccio narrativo e da una trama che funziona. Peccato però che talvolta si contraddica (ed es. la stessa Victoria prima non sa guidare la macchina e quindi non può prendere il furgoncino di Malte per scappare e poi invece addirittura vi si mette al volante perché Jurij le aveva insegnato a guidare una Mercedes), che tenda a cadere nel prevedibile e che vuoi per il tema attualmente in voga, vuoi perché di recente è uscito in Italia un romanzo dalla stessa impostazione e con problematica annessa e più precisamente “Sbirre” di Carlotto, De Giovanni e De Cataldo, il testo tende ad avere quel tratto comune del deja-vu. Non stupisce dunque che si concluda in pochissime ore e che lasci una sensazione piacevolezza ma non indimenticabilità. Una buona prova ma certamente non la migliore della Lackberg.
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Femminismo da social justice warrior
Aspettavo da tempo di provare la penna di Läckberg, ma preferivo evitare di cominciare la sua serie più nota (e anche lunga) e per questo due anni fa ho recuperato una copia di "Donne che non perdonano", all'epoca etichettato come volume autoconclusivo e ora parte di una duologia. In realtà, le vicende raccontate in questo libro raggiungono una conclusione, quindi si può affrontare tranquillamente senza doversi preoccupare di eventuali prequel o sequel.
La narrazione ci porta in diversi angoli della Svezia, sulle tracce di tre donne dalle vite molto diverse, unite però dallo stesso desiderio di rivalsa nei confronti dei propri mariti. L'ex giornalista Ingrid Steen scopre di essere stata tradita dalla persona per la quale ha rinunciato alla sua carriera, la maestra elementare Birgitta Nilsson è stanca di subire in silenzio le percosse e Victoria Brunberg ha visto sfumare ben presto la promessa di una vita migliore lontano dalla Patria russa, diventando poco più di oggetto per l'uomo che l'ha acquistata. La sofferenza si trasforma quindi in odio feroce, tanto da identificare nell'omicidio l'unica soluzione ai loro problemi.
Sulla carta, questa premessa gettava la basi per una storia dall'enorme potenziale, e in realtà sono ancora convinta di poter annoverare tra i pregi del libro l'idea alla base. Oltre a quest'ultima, i punti di forza riguardano la caratterizzazione delle protagoniste -che raccontano diverse sfumature della moralità grigia- e le tematiche che il libro affronta, tristemente attuali e per nulla leggere.
Per contro, il peggior difetto sta proprio nel modo in cui i temi della discriminazione di genere e della violenza domestica vengono messi in scena. Innanzitutto l'autrice non vuole spingere il lettore a riflettere, ma si accontenta di ingozzarlo con la sua visione delle cose, risultando ripetitiva e per nulla elegante. Per delineare poi gli antagonisti ricorre a caratteri stereotipati e macchiettistici, che fanno quasi ridere anziché inquietare.
Per quanto riguarda la trama, ho trovato diversi sviluppi poco verosimili, nonché incongruenti con le premesse narrative. Non mi è piaciuta neanche la piega che ha preso la vendetta di Ingrid, andando ad includere l'amante del marito, ed in generale ho trovato ridicolo che nessuna delle protagoniste si ponesse il benché minimo dubbio su quanto stava facendo. A coronamento del tutto abbiamo un epilogo degno di una commedia degli equivoci e non di un thriller: appena letto sono letteralmente scoppiata a ridere; almeno fino a quando non mi sono resa conto che anche l'ultima frase conteneva un'incongruenza. Bene così.
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Odi et amo
Ci troviamo in Svezia, una terra battuta dal freddo per gran parte dell’anno, dove l’alternanza fra luce e buio scandisce il trascorrere dei mesi ed una natura prorompente e selvaggia lambisce i piccoli paesi e le città.
Ingrid, Victoria e Birgitta sono tre donne differenti per estrazione sociale e stile di vita: la prima è un’ex brillante giornalista che ha barattato la carriera a favore della maternità, senza non pochi rimpianti; la seconda è una ragazza russa costretta a fuggire dal proprio Paese e approdata a Stoccolma vestendo i panni di “moglie per corrispondenza”; la terza è un’angelica maestra delle elementari prossima alla pensione.
Tuttavia, in questo variegato di quotidianità, le tre donne hanno un punto in comune: vivono con un uomo meschino e crudele al punto tale che ogni battito di vita ha assunto un peso insostenibile.
Ammetto di non aver maturato sufficiente empatia con le tre protagoniste ma pensandoci bene non ne ho avuto il tempo perché ho letto le 140 pagine in 4 ore circa.
La scrittura di Camilla Lackberg è pungente e precisa e arriva dritta allo stomaco, fredda come quella Stoccolma percepita solo in lontananza, un panorama visto di sfuggita da un finestrino appannato di una macchina in corsa. I fari sono tutti puntati verso le tre protagoniste che come cervi impazziti corrono verso la libertà.
Da leggere? Sicuramente.
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L'estrema vendetta di Ingrid, Birgitta, Victoria
Camilla Lackberg offre un suo particolare punto di vista per quanto attiene alla violenza sulle donne ne Donne che non perdonano. Un lungo racconto il cui tema centrale è la violenza gratuita, bieca ed accecante, contro tre donne: Victoria, Ingrid, Birgitta. Sono tre figure femminili emblema della violenza più diversa e brutale di cui sono vittime tre donne diverse per ceto, ambientazione e classe sociale. Tutte di buona famiglia, dove si celano segreti inconfessabili, per cui:
“I quartieri residenziali come quello erano carceri femminili senza muri, in cui le donne erano tenute prigioniere dell’amore e del senso del dovere verso i figli.”.
Birgitta, maestra, con due figli gemelli adulti, ha un cancro al senso, ma decide di non curarsi per nascondere lividi ed ematomi di cui si vergogna. Il marito Joseph, commercialista di grido, molto conosciuto, la
“riempie di botte ogni volta che gli salta in testa, ma fa attenzione a non picchiarmi dove non si vede. E io mi sono sempre detta che finchè non si vede non è successo niente…”.
Ingrid, giornalista, rinuncia al lavoro e decide di seguire devotamente il marito Tommy, affascinante e dall’eloquio facile, direttore di giornale. Ma lui le usa la violenza più brutta e sofferente, ma silenziosa. Infatti la tradisce con una collega, dopo essersi speso per coprire colleghi che molestano le donne.
Victoria, invece, è una ragazza russa che è stata ordinata e comprata, sposata con un uomo che la tiene ghettizzata in una fattoria. Di giorno pulisce, ordina la casa e cucina; di notte un mero oggetto sessuale.
L’intreccio tra il destino di queste donne è curioso, accomunate solo da una terribile sete di vendetta, per cui:
“E’ vero stava per uccidere un uomo, ma avrebbe anche liberato una donna. La somma algebrica delle sue azioni sarebbe stata uguale a zero. E poi un’altra persona avrebbe liberato lei.”
Un libro che colpisce allo stomaco. Una prosa asciutta, breve, di poche ma pesanti parole e descrizioni. Non lascia scampo. Colpisce l’epilogo, a riflettere bene un po’ discutibile. Un po’ troppo estremo, ma nel complesso una lettura che induce alla riflessione.