Distanza di sicurezza Distanza di sicurezza

Distanza di sicurezza

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Una giovane donna di nome Amanda è febbricitante in un letto d'ospedale. Ai piedi del letto c'è un bambino, David. Non è suo figlio, e continua a fare domande. Cosa vuole sapere? E qual è la storia di David, colpito all'improvviso, all'età di sette anni, un mattino in riva a un ruscello, da un'intossicazione che per poco non l'ha ucciso? Amanda era partita qualche giorno prima da Buenos Aires con la figlia Nina per una breve vacanza nella campagna argentina. Lì aveva fatto amicizia con Carla, la madre di David, che le aveva raccontato un'orribile storia dai contorni soprannaturali sul figlio e la sua anima, costretta a «migrare» in un altro corpo. «Perciò questo è il mio nuovo David» le aveva detto Carla, «questo mostro». Tra la donna e il bambino fluisce una conversazione surreale, disturbante, all'interno della quale i limiti della paura prendono spazio, sempre più vasti, e dove la realtà e il sogno, qui nella forma di incubo, si alternano alla ricerca della verità.



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Distanza di sicurezza 2018-03-05 07:58:59 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    05 Marzo, 2018
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La giusta distanza tra genitore e figlio

Distanza di sicurezza di Samanta Schweblin è un breve racconto in cui si percepisce un grave senso di claustrofobia, unita ad una ossessività compresa ed espressa da un linguaggio scarno, dove i silenzi la fanno da padrone, e si respira un profondo senso di catastrofe imminente.

Siamo nell’Argentina rurale, e una giovane donna giace febbricitante in un letto di ospedale. Ai piedi del suo letto un bambino di nome David. Lui non è suo figlio, e non si stanca mai di fare domande. Lui la spinge a ricordare e a raccontare eventi terribili. Compresa la storia di David stesso, colpito all’improvviso all’età di sette anni, un mattino in riva ad un ruscello, da una intossicazione che per poco non l’ha ucciso. Amanda era partita qualche giorno prima da Buenos Aires con la figlia Nina per una breve vacanza. Lì aveva fatto amicizia con Carla, la madre di David, che le aveva raccontato una tetra storia dai contorni inquietanti e soprannaturali sul figlio e sulla sua anima, costretta a migrare in un altro corpo.

“Perciò questo è il mio nuovo David, questo mostro.”.

Inoltre nella campagna dove si svolge la storia, all’improvviso muoiono gli animali, si ammalano i bambini, perdono la salute gli adulti. Poiché tutto è avvelenato.

Tra i due, Amanda e David, si stabilisce una conversazione strana, disturbata, poco reale, nella quale i limiti della paura avanzano inesorabili, dove la realtà assume i contorni del sogno, che qui prende le forme dell’incubo, per giungere finalmente alla verità.

Una scrittrice di talento, minuziosa e particolareggiata anche nella espressione di quella paura, di quelle sensazioni a cui spesso non si riesce a dare un nome. Il tutto nei confini della “distanza di sicurezza”, che è:

“La chiamo “distanza di sicurezza” così la definisco la distanza variabile che mi separa da mia figlia, e passo metà del tempo a calcolarla, anche se poi rischio sempre più del dovuto.”.

Ne emerge un thriller, ricco di colpi di scena, di amnesie, di sforzi di ricostruire la memoria, e con esso un mondo perduto. Un potente romanzo di indiscusso fascino.


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