Dentro l'acqua
Editore
Recensione della Redazione QLibri
“Lo Stagno delle annegate”
Jules credeva di essere riuscita a lasciarsi il passato alle spalle, una volta per tutte. Non avrebbe mai pensato di dover far ritorno a Beckford per far fronte alla morte di Nel, la sorella con cui da anni non aveva alcun rapporto, rinvenuta priva di vita nel fiume. E per di più non può abbandonare Lena, la nipote quindicenne – e problematica – che, visti i rapporti pregressi con la consanguinea, non aveva ancora avuto modo di conoscere.
Tante sono le circostanze da chiarire. Nel è sempre stata un’ottima nuotatrice, il fatto che si sia buttata dal promontorio non convince, a maggior ragione in considerazione di ciò che l’ha costantemente legata a questo luogo. Ella, infatti, non solo si è sempre sentita un tutt’uno con l’acqua come se vi fosse tra lei e questo elemento un vincolo indissolubile, un richiamo irresistibile, ma è stata anche affascinata, sin dal primo momento, dal mistero che si cela dietro al canale.
Quest’ultimo, detto anche “Stagno delle annegate” è stato il palcoscenico nonché il teatro ove sono stati rinvenuti i corpi di molteplici donne morte in circostanze misteriose, presuntivamente per suicidio, di fatto anche per omicidio (basti pensare ai rituali che avevano quali protagoniste supposte streghe). Nel, a tal proposito, aveva dato avvio ad una ricerca serrata atta a risolvere il mistero, un’analisi, con tanto di foto e riprese dal promontorio, che avrebbe costituito parte integrante del libro che avrebbe di lì a poco pubblicato. Che la ricostruzione di questi decessi possa aver infastidito qualcuno? Che in realtà dietro queste morti accidentali si nasconda un assassino? La stessa Louise Whittaker sembra godere di svariati motivi per non apprezzare le parole della romanziera amatoriale, per non approvare il suo lavoro. Katie, sua figlia, non è altro, di fatto, che una delle vittime dello stagno. E la strampalata fattucchiera Nickie, a cui nessuno vuol credere per i suoi precedenti penali, cosa sa in realtà? Qual è il segreto che ciascun personaggio nasconde dietro la facciata del perbenismo? E perché Julia rinnega così tanto il suo trascorso? Cosa l’ha traumatizzata? Qual è il ruolo nella vicenda di Robbie Cannon fantasma dei tempi dell’adolescenza?
“Dentro l’acqua” segna il ritorno in libreria di Paula Hawkins autrice nota al grande pubblico per “La ragazza del treno”, successo planetario ancora oggi oggetto di discussione e acclamazione.
Con questo nuovo scritto ella ci propone un giallo piacevole, ben scritto, ma non particolarmente originale, un testo che grazie all’alternanza di più voci narranti e flash back tra ieri e oggi, riesce comunque ad invitare chi legge a proseguire nello scorrimento del volume.
Certo, lo stile è e resta quello de “La ragazza del treno”, tanto da un punto di vista narrativo, quanto proprio a causa di questo denominatore comune di voler mutare gli io parlanti, quanto grazie a questa protagonista, Julia, con un vissuto problematico e caratterizzato dal non accettarsi perché in sovrappeso, con una inclinazione all’alcool come Rachel, quanto ad uno sviluppo della trama intuibile, alla lunga.
In conclusione, “Dentro l’acqua” si presta ad una lettura rapida e non impegnativa risultando essere adatto, seppur non possa gridarsi al capolavoro, a chi ama il genere e a chi ha apprezzato l’impostazione presente nel tomo antecedente. Chi al contrario non ha stimato l’opera che ha reso celebre l’inglese, difficilmente riuscirà a gradire questo nuovo elaborato.
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- sì
- no
no= a chi cerca letture di sostanza e gialli classici
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
Troppa acqua
Avevo grandi aspettative su questo thriller, perché avevo molto apprezzato il libro d’esordio dell’autrice. Ho ritrovato lo stesso stile, ovvero la narrazione a più voci, che è un elemento stilistico che apprezzo sempre particolarmente. Però…forse le voci sono un po’ troppe e davvero molto poco amalgamate fra loro…devo dire che si perde un po’ la concentrazione, a causa anche dei frequenti salti all’indietro nel tempo. La cosa più positiva…nonché tratto distintivo di questa penna…è che comunque, leggendo, i vari punti di vista convergono ad un finale che è comunque buono. Devo anche dire che però nella storia ci sono molto elementi che sono a mio avviso esageratamente forzati, tanto da non dare naturalezza alla lettura ed alla vicenda narrata. Ad esempio la presenza dell’acqua, d’accordo che dà ragione del titolo, però è veramente eccessiva: una forzatura che stona proprio.
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Odio, rancore e sensi di colpa
Dopo i 20 milioni di copie vendute con La ragazza del treno ci si aspettava qualcosa di più da questo secondo romanzo di Paula Hawkins . Trama farraginosa e contorta, personaggi poco credibili e scarsamente approfonditi psicologicamente. Odio, rancore e sensi di colpa sono le uniche note che caratterizzano i rapporti degli abitanti di Beckford: gli amori sono amori maledetti!
Di alcuni personaggi, come il professor Henderson o la poliziotta Jeannie, che pure hanno avuto un ruolo preciso nella storia, il lettore non saprà più niente.
La scelta stilistica delle varie voci narranti e delle diverse interpretazioni dei fatti che nella Ragazza del treno assumeva un fascino avvincente qui appare costruito a tavolino senza un’ amalgama coerente fra i singoli narratori. E soprattutto le ben undici voci narranti spesso disorientano e confondono il lettore.
L’ alito di morte che proviene dallo Stagno delle annegate e che si fa risalire addirittura ai processi alle streghe del ‘600 riesce a comunicare soltanto un inquietante misticismo esoterico da film dell’orrore: lì morivano un tempo le donne accusate di stregoneria ora vi muoiono le “piantagrane”.
Il finale imprevedibile, in effetti, risulta solo un finale ad effetto, frettoloso e poco convincente.
Peccato perché l’idea poteva essere interessante ma andava elaborata e sviluppata in modo diverso, basterebbe pensare al grande libro di Pamela Moore i I peccati di Peyton place! Insomma il libro mi ha veramente deluso e non ne consiglio la lettura.
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AVVERTITE I PIANTAGRANE!!!
Questo libro distoglie da tutto quanto ci circonda. E' un libro che si fa leggere mentre si cucina, che fa scordare di andare su FB, che fa affrontare speditamente le solite cose perché tanta è la voglia di riprendere a leggerlo che quasi ti scordi della fatica.... staresti sveglio fino alle tre di notte, se inesorabilmente le palpebre non crollassero collassate per il sonno... E non scherzo! Solo un altro libro ("under the dome" di S. King) mi ha fatto lo stesso effetto. Pochissimi autori hanno questo talento, e Paula Hawkins ce l'ha tutto. Già si poteva intuire da "La ragazza del treno", bello, ma che comunque non mi aveva entusiasmato più di tanto poiché per me abbastanza prevedibile. Qui, invece, di prevedibile non c'è proprio nulla. E' un incredibile viaggio fra episodi storici, psicologia, intrighi e misteri, che non vi lascerà un attimo di tregua. E, senza nulla dire o anticipare, dico solo che mai e poi mai nessun libro aveva insegnato in modo tanto esplicito (pur senza mai dirlo apertamente) a farsi i fatti propri........ P.S. Del resto la dedica parla chiaro :" a tutti i piantagrane"
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Lascia che l’acqua ti racconti la sua storia
La caratteristica che più mi rapisce di questa autrice, è come riesce a creare armonia scrivendo un romanzo, corale, composto quindi da tanti frammenti di diari. Ogni singolo pensiero si incrocia con gli altri fino a creare un quadro generale. Di solito nei romanzi gialli c'è sempre l'effetto puzzle, ma mai come in questo caso le tessere compaiono in dissolvenza frase dopo frase.
Questa alternanza di punti di vista, delinea differenti caratteristiche di ciascun personaggio. Per esempio Lena, come per tutti gli altri, si impara a conoscerla leggendo il suo punto di vista, ma il carattere che emerge a volte contrasta quando sono gli altri a parlare di lei. Questo fattore non disturba, anzi non fa altro che incrementare l'interesse per la storia stessa.
Naturalmente pian piano queste divergenze si attenuano fino a convergere verso un'unica, per quanto cruda, verità. Verità tra l'altro destinata al solo lettore che, fino alla fine, sarà l'unico ad avere un quadro completo.
Julia è il mio personaggio preferito, il rapporto con sua sorella Nel è così ordinario nel senso che, in alcuni passaggi, ricorda alcuni stupidi litigi che avevo da bambino con i miei fratelli. Proprio questo rapporto quotidiano e vero, è quello che consente ad alcune parole non dette, trasformarsi in equivoco, dall'equivoco al distacco, fino alla tragedia; passando così dall'ordinario allo straordinario.
Impossibile non fare un paragone con "La ragazza del treno" che l'ha resa celebre dal punto di vista commerciale. Rispetto a questo romanzo "La ragazza del treno" mi è sembrato più spontaneo, più passionale a differenza di "Dentro l'acqua" che, per quanto mi sia piaciuto per il suo tratto gotico, mi da l'idea di essere più studiato, più forzato specialmente nel finale. Ho avuto la forte sensazione che l'autrice abbia tentato di creare un giallo più impegnativo ma riuscendo solo a stendere una trama più articolata che nel finale non mi ha convinto del tutto.
A questo punto sono curioso di sapere se un successivo romanzo, affrontato con la stesso stile linguistico e narrativo, saprà stupirmi oppure deludermi.
"Non fidarti di una superficie troppo calma. Lascia che l’acqua ti racconti la sua storia."