Delitto al Luna park Delitto al Luna park

Delitto al Luna park

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È maggio, a Parigi. Il XII arrondissement, un tempo teatro importante della Rivoluzione, è oggi pungolato dalla cosiddetta doccia scozzese: un acquazzone, un raggio di sole, un raggio di sole, un acquazzone… Nestor Burma è in stazione ad attendere il ritorno di Hélène da Cannes, ma dal treno la segretaria non scende. Così, il detective si mette a vagare per Parigi e finisce in un luna-park. Seguendo le gambe di una bella donna, sale sull’ottovolante, ma è ignaro di essere a sua volta pedinato: durante la corsa, viene aggredito da un passeggero seduto alle sue spalle. Neanche a dirlo, in un attimo il malcapitato viene scaraventato giù dalla giostra – e la caduta è fatale. Come se non bastasse, il detective scopre che l’anno prima una ragazza è precipitata giù dalla stessa giostra. Troppe coincidenze, per i gusti di Burma, che decide di approfondire. Ferma innanzitutto la donna che stava seguendo: il suo nome è Simone Blanchet, e ben presto si rivelerà coinvolta nella scomparsa di un bottino di 150 chili d’oro. La storia inizia così ad assumere dei contorni davvero singolari…



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Delitto al Luna park 2018-12-21 18:09:33 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    21 Dicembre, 2018
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Il luna park non sempre è divertente

I romanzi noir di Léo Malet, incentrati sulla figura dell’investigatore privato parigino Nestor Burma, presentano una curiosa particolarità: ognuno si svolge per intero nel territorio di un preciso arrondissement di Parigi. Questo “Delitto al luna park” ha pertanto come ambientazione il XII, una delle zone più note della città abbracciando l'area di Bercy ad es. o la celebre piazza della Bastiglia. Come già intuibile dal titolo, l’indagine di Burma parte da una spiacevole avventura in cui lo stesso protagonista rimane coinvolto mentre si trova su un ottovolante all’interno del luna park. Da qui nasceranno intrighi e sviluppi piuttosto impensabili a priori.

Le storie di Malet si apprezzano per la classica caratterizzazione di genere: narrazione serrata, tempi morti praticamente inesistenti, generose scazzottate tra l’ispettore e sedicenti energumeni, figure di contorno godibili, trattandosi di personaggi femminili piuttosto avvenenti. Carente invece quell’indagine psicologica sui personaggi, tanto cara a Simenon, che si ritrova nelle pagine dell’ispettore Maigret. La scrittura di Malet può definirsi essenziale: piuttosto semplice e diretta, pochi fronzoli, il tutto condito con sarcasmo quanto basta (“Siamo in maggio…Parigi subisce il regime della doccia scozzese. Un acquazzone, un raggio di sole, un raggio di sole, un acquazzone. Talvolta acquazzone e sole contemporaneamente, per soddisfare gli amanti del cocktail”). Allo stesso tempo però ha l’indubbio merito di riuscire a tratteggiare in maniera credibile l’ambientazione in cui i personaggi si muovono, avvalendosi di paragoni piuttosto calzanti (“Un odore eterogeneo investe a tradimento le mie narici….sa di olio di motore, di fritti e frittelle, di pasta frolla, di polvere e di profumo dozzinale di cui si impregnano le servette un po’ brille”).

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Delitto al Luna park 2018-01-28 09:16:05 68
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68 Opinione inserita da 68    28 Gennaio, 2018
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Attesa vana e misteriosi accadimenti

Riecco Nestor Burma, l’ eccentrico investigatore privato dell’ agenzia Fiat Lux, questa volta alle prese con un caso che sembra possedere tratti di casualità e che inconsapevolmente lo coinvolge in prima persona ma che lentamente si apre ad un giuoco di incastri pericolosi e ad un filo logico sorprendente.
Il nostro protagonista, recatosi alla Gare de Lyon per accogliere la preziosa collaboratrice Helene di ritorno da una breve vacanza nel sud del paese, dopo una inutile attesa, finisce con la propria solitudine dove vanno a finire tutte le solitudini, in un Luna-park, inseguendo un paio di bellissime gambe.
Ignorando di essere stato a sua volta pedinato viene coinvolto in un incidente apparentemente inspiegabile, forse un semplice scambio di persona, sospettato di omicidio ed indagato dalla polizia, ma in realtà il caso ha poco da spartire con gli accadimenti.
Inizierà una indagine sulle tracce di un incidente del tutto analogo avvenuto un anno prima, avvicinerà la ragazza del Luna-park, una certa Simone Blanchet, si muoverà a stretto contatto con criminalità e 150 chilogrammi d’ oro misteriosamente scomparsi, tra affari loschi ed assassini nell’ ombra, delineando i contorni di una storia anche famigliare con radici nel passato, influssi nel presente e progettualità criminali future.
Una trama complessa, senza pause, un Nestor Burma due volte vittima, come sempre scanzonato, arguto, senza peli sulla lingua, che continua ad avventurarsi in territori sconosciuti e pericolosi accompagnato dal proprio linguaggio colorito, ironico, irriverente.
Un costrutto che possiede i tratti della scrittura di Malet, velocità, cambi prospettici, protagonisti singolari, intrecci gustosi, relazioni sorprendenti, tutti connotati di un giallo ben costruito.
Una storia che si colora di scoperta ed attesa, inizialmente senza un solo indizio ed indiziato, della quale ignoriamo l’ origine e che si apre ad una gradualità di accadimenti, scoperchiando relazioni inquietanti e risposte insperate.
Nestor Burma dovrà dare il meglio di se’ per allontanare i sospetti della polizia sul suo conto, non potendo contare sulla preziosa collaborazione di Helene, che ha rimandato il proprio ritorno, dividendosi tra realtà ed apparenza per smascherare facce sconosciute e vicine coperte di menzogna ed inganno.
Leo Malet da’ prova di essere un giallista d’ eccezione, supportato da una narrazione intrigante, scansando l’ eccesso di autocompiacimento del suo ingegnoso protagonista, riuscendo con classe ed irriverenza, dialoghi mordaci e descrizioni affilate a catturare il lettore in una storia dai contorni sempre originali.
Un bella traccia, indubbiamente, che coniuga trama e personaggi con la solita penna arguta ed intelligente.
Lontano da banalità e superficialità moleste, tra ritratti psicologici ben rappresentati ed un cadavere che attende collocazione in una dimensione quantomai paradossale ci ritroviamo proiettati in un finale che ci lascia il rimpianto di dovercene allontanare così rapidamente.

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