Critica della ragion criminale
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Opinioni inserite: 5
In fondo la delusione...
Come nell'altro libro di Gregorio, I giorni dell'espiazione, l'inizio è interessante, lo sviluppo promettente, il finale incredibilmente moscio e deludente. Il libro avvince per l'accuratezza delle decrizioni, forse un po' troppo calcate sono le vere e proprie "tavole anatomiche" dei cadaveri che inflazionano le vicende. I personaggi riescono convincenti, hanno una loro dignità esistenziale. I punti deboli del testo sono l'evidente incapacità dell'autore di maneggiare con disinvoltura il plot poliziesco. Si uccide, si gonfia il mistero ma alla fine non c'è mai la risoluzione logica di tutti gli interrogativi che man mano si sono accumulati. O meglio le risposte ci sono ma scontate e banali. Appare comunque che le basi storiche su cui sono costruite le storie sono solide e ben documentate. La Prussia descritta è molto credibile, l'avvicendarsi della grande storia (Napoleone, Jena) ha un suo ampio e mai noioso respiro. I personaggi.... Hanno è tutto fuorchè un credibile investigatore. Sempre travolto dagli eventi, non scopre quasi mai nulla, costantemente c'è il deus ex machina che arriva al momento giusto a suggerirgli l'idea o a trarlo dagli impicci. Pur essendo il protagonista per definizione, spesso tiene bordone aben più caratterizzati personaggi (Levandrine ne I giorni dell'espiazione per esempio).
In definitiva l'impressione che si ricava dalla lettura non è negativa ma lascia sempre una certa delusione per quello che lo sviluppo delle storie aveva promesso e non ha mantenuto. Consiglio comunque la lettura con una disposizione d'animo non però propria del lettore di polizieschi ma di chi ama le grandi rappresentazioni della storia.
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Pesante
Confesso che la quarta di copertina mi aveva incuriosito e ci sono caduto mani e piedi.
Da tempo sono alla ricerca di qualcosa di simile al Nome della Rosa, magari in chiave più filosofica. E questo mi ha spinto a leggere Critica della ragion criminale di Michael Gregorio.
L'editore, Einaudi, in effetti sembrava garantire qualche sicurezza.
Il libro si legge a tratti anche bene, e i personaggi (protagonista a parte), tutto sommato, sono abbastanza credibili.
Un giallo ambientato in una città dove l'investigatore è costretto a scendere nei bassifondi più oscuri: tra prostitute, taverne luride, spie napoleoniche, briganti, soldati e galeotti.
Grazie all'aiuto del filosofo Kant, coprotagonista del libro, apprenderà le basi dello stile di indagine investigativa moderno, basato sull'analisi della scena del crimine, delle prove, del cadavere.
E la scoperta della verità avviene secondo un percorso liberatorio, per il magistrato del re Hanno Stiffeniis: liberatorio delle sue paure, dai suoi sensi di colpa. Il classico percorso di maturazione del protagonista insomma.
I problemi però sono due e belli grossi per me: il primo è che un protagonista così piatto non si ricordava da tempo. Sembra quasi che l'autore non abbia fatto in tempo a dargli il tratto che voleva o che alla fine non ci sia riuscito.
Il secondo è che il titolo non rispecchia per nulla il contenuto. Dov'è la filosofia all'interno del libro ? Non esiste...
All'autore è venuto in mente il titolo, ci stava bene, e magari qualche appassionato in più lo raccolgo avrà pensato...
Peccato...L'idea era orginale e poteva essere sviuppata meglio.
In ogni caso una lettura non si nega a nessuno.
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critica della ragion criminale
da tempo non venivo catturata così intensamente da un libro....quasi 500 pagine lette in pochi giorni. Romanzo intelligente innanzitutto, originale nella concezione, ben costruito nella trama e affascinante ed evocativo nella ricostruzione storica
Buoni anche i dialoghi, mai scontati o banali.
E finalmente una soluzione non deludente a fronte di una buona idea iniziale!
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stile poco scorrevole
Dal trafiletto sulla copertina e leggendo qualche recensione qua e là credevo di trovare uno stile originale fresco e scorrevole, invece il tono narrativo era piuttosto lento e pesante, oltremodo descrittivo per me in alcuni punti, ho fatto fatica a finire il libro. Sconsigliato a chi come me cerca uno stile avvincente nuovo originale e che non sia appesantito dall'uso di aggettivi solo per imbellire la forma.
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Critica della ragion criminale
Hanno Stiffeniis e Amadeus Koch sono lo Sherlock Holmes e Mr. Watson prussiani.
E' un libro costruito seguendo dei passaggi molto particolari (dal thriller, all'horror, al sentimentale) effettuati in modo talmente naturale, che la storia risulta articolata in maniera tranquilla, scorrevole, senza un briciolo di respiro ma, contemporaneamente, col ritmo vitale ottocentesco.
Avete scritto col piacere di gustarsi le parole e assaggiare la storia un pò per volta.
Direi che è un grandissimo libro, appassionante e coinvolgente.