Corpi senza nome
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ALLA RICERCA DI PATRICK
Tove Alsterdal è un’autrice svedese e questo è il suo primo libro. Mi trovano d’accordo (per una volta almeno!!!) i commenti riportati in copertina, che la definiscono una scrittrice all’altezza dei migliori colleghi americani.
Leggendo non ho minimamente la sensazione e percezione di trovarmi fra le mani un libro di un autore del Nord Europa.
Thriller anomalo, mi verrebbe da dire, e, proprio per questo, “gemma rara” nel panorama attuale del genere.
La storia è forte, come forti sono i personaggi. Parliamo di barconi di clandestini, di persone vendute e sfruttate come schiavi; riporto testualmente: “ Nel 1880 uno schiavo trasportato via nave in America attraverso l’Atlantico, costava mille dollari. Al cambio attuale, tale cifra si aggirerebbe sui trentottomila dollari, il che significa, che oggi si potrebbero acquistare quattromila schiavi per la stessa somma con cui si comprava un solo schiavo più di un secolo fa, in un’epoca considerata tra le più buie della storia dell’umanità.”
Parliamo di un giornalista americano freelance, Patrick Cornwall, che insegue caparbiamente il sogno di conquistare il Premio Pulitzer, che vuole a qualsiasi costo smascherare i potenti che tirano le fila di questi traffici umani del tutto disumanizzanti, crudeli e meschini.
Parliamo anche di sua moglie Alena, di professione scenografa, che non riuscendo più a mettersi in contatto con il marito, in Europa per seguire tracce ed indizi utili per il grosso scoop che intende scrivere, parte per cercare lo stesso, dopo aver ricevuto una voluminosa busta contenente foto, nomi, luoghi, di importante interesse per l’articolo, inviatele da Patrick.
Ci si ritrova a seguire da vicino il percorso e gli incontri che segneranno il cammino ed il cuore di questa figura femminile forte e coraggiosa che in nome dell’amore per il suo uomo sfida il mondo intero, fino ad un epilogo davvero impensabile che lascia l’amaro in bocca e fa riflettere.
Ben definite anche tutte le figure secondarie presenti, la storia inizia lentamente, l’autrice si prende tutto il tempo per “apparecchiare” la scena, poi comincia ad aumentare il ritmo di eventi e dinamiche comportamentali. La storia è credibile e regge in modo ottimo fino alla fine.
Consiglio la lettura a chi ama il genere thriller , ma anche a chi è sensibile a temi sociali.