Colorado Kid
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Una storia senza storia
Una giovane praticante giornalista si trova a trascorrere alcuni mesi nel giornale di un'isola del Maine. A gestirlo due esperti giornalisti piuttosto attempati. A seguito della visita di un inviato di un gornale cittadino alla ricerca di misteri irrisolto i due raccontano alla giovane recluta un vero mistero. In realtà, come loro spiegano non è un mistero che può essere dato in pasto al grande pubbico. Questo infatti non ha una vera storia: ci sono un sacco di domande, ma solo risposte poco convinceti. E poi... un mistero c'è davvero o è solo frutto dell'immaginazione di due vegliardi che vi hanno dedicato oltre vent'anni per cercare di risolverlo?
La storia è semplice: uno sconosciuto viene trovato morto sulla spiaggia da due runner. La polizia fa le dovute indagini ed archivia la pratica come sconosciuto morto per cause natura, nello specifico un boccone di bistecca andato di traverso. Ma per i due gornalisti/detective non è possibile lasciare senza nome una persona che avrà da qualche parte qualcuno che lo cerca. Il suo nome quello che sarà battezzato Colorado Kid lo rtrova e ritrova anche la storia delle sue ultime ore. I dubbi, i misteri adesso iniziano a sommarsi: le domande diventano più numerose delle risposte e queste ultime comunque sono sempre meno soddisfacenti.
Un libro, appunto senza un vera storia, perchè ci lascia con un palmo di naso: senza colpevoli, ma neppure sospettati, e forse senza neppure un delitto. Scritto in modo molto lineare, facile da seguire e coinvolgente poco alla volta ci mette a conoscenza di tutte le incongruenze ( i fili pendenti direbbe il tenente Colombo) e poco alla volta ci fa appassionare a questa storia senza storia.
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Non tutti i misteri hanno una soluzione
Difficile per la mente umana accettare qualsiasi cosa che non abbia una conclusione, una soluzione. Cerchiamo sempre di trovare qualcosa che possa chiudere il cerchio, che possa fornisci una spiegazione, seppure dovessimo inventarcela di sana pianta. Quella di Colorado Kid è una di queste storie, una di quelle storie nelle quali i fattori ignoti sono innumerevoli, i misteri indefiniti, la soluzione indecifrabile. La scrittura di King è decisamente efficace, scorrevole, ma forse non è stato il miglior romanzo con cui cominciare la mia avventura con la letteratura ‘horror’ del Re del brivido, mi sono lasciato ingannare dalla piccola mole del libro, che mi ha portato alla mente “I Piccoli Brividi”, ricordandomi come potessero essere terrificanti anche le brevi storie dell’orrore se sviluppate bene e con una buona storia e un buon contesto. Beh, forse era la mia mente al tempo fanciullesca a rendere quelle storie più terrificanti di quanto fossero. Quest’opera di Stephen King a mia opinione non può essere definita dell’orrore, sembra più un giallo decisamente poco riuscito, probabilmente anche perché presenta il fattore “mistero irrisolto”. Non fa paura, non crea moltissima tensione, anche se le pagine possono scorrere piacevolmente, seppur suscitando curiosità solo in pochi casi. Questo probabilmente perché della vera storia di Colorado Kid, ovvero la vittima dell’omicidio, veniamo a sapere solo e soltanto le storie costruite dalle menti che hanno avuto a che fare con quella vicenda. Quella di Colorado Kid sarà una di quelle storie irrisolte che non troveranno mai una soluzione, ma probabilmente, una delle meno intriganti.
“Per una donna un uomo è disposto a fare molte cose che, se fosse solo, non si sognerebbe neppure; cose da cui starebbe ben alla larga nove volte su dieci, anche sbronzo e con una schiera di amici a incitarlo.”
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Colorado Kid.
La ventiduenne Stephanie McCann è fresca di studi quando approda per la prima volta in una minuscola isoletta del Maine per dedicarsi ad uno stage di 4 mesi presso “L’islander” il giornale locale. I due veterani e longevi proprietari della rivista, Vince Teague e Dave Bowie, conoscono ogni segreto dell’isola ma difficilmente ne fanno parola con qualcuno. Nello specifico i due uomini sono stati testimoni diretti di un misterioso episodio del passato, un fatto che a distanza di 25 anni fa ancora gola ai più quotati giornali americani.
Un quarto di secolo prima il cadavere di uno sconosciuto ed inizialmente anonimo uomo era stato rinvenuto nei pressi della spiaggia da due ragazzi diretti a scuola. Nessuno sa come e perché sia morto Colorado Kid. Che sia stato vittima di un omicidio? Che la sua sia stata una morte accidentale? Alcun indizio segue una linea “retta”, non esiste un movente, i tempi sono impossibili e quei pochi elementi a disposizione delle indagini sono assurdi e non concatenabili tra loro.
Il dialogo è la forza del romanzo. Questo si estende per circa 173 pagine come un fiume in piena; la storia viene narrata dall’inizio alla fine senza interruzioni in quello che è l’arco di un pomeriggio. Tra ironia e lezioni da imparare, perché non c’è cosa più bella di insegnare a chi vuol apprendere, Steffy si ritrova completamente coinvolta in una vicenda sempre più indecifrabile e coinvolgente necessaria non solo a conoscere i segreti di quella piccola landa ma anche l’arte del giornalismo.
Non esiste una via di mezzo per questo racconto: o si ama o si odia. King per scriverlo ha tratto ispirazione da un ritaglio di giornale recapitatogli dall’amico Scott e per chi è abituato a leggere le sue opere può rappresentare una sorta di tradimento visto che l’autore sceglie volontariamente di non dare una soluzione a quello che ha narrato non perché non avesse spiegazioni da offrire bensì, come spiega nella postfazione, perché è stato attratto dal mistero, unica ragione che giorno dopo giorno lo ha fatto tornare al lavoro con la storia. Per i moderni uomini la parola mistero non ha più lo stesso significato di un tempo poiché la calamita che manda avanti l’umanità è la parola realtà (da dove veniamo, chi eravamo, chi saremo etc.), da qui la scelta di focalizzare l’attenzione sul primo elemento.
Vi lascio con alcune sue parole:
“[..] ma proprio forse, è la bellezza del mistero a consentirci di vivere sani di mente mentre pilotiamo il nostro fragile corpo nella gara di demolizione che è il nostro mondo. Non ci passa mai il desiderio di toccare le luci nel cielo e non ci passa mai la voglia di sapere da dove venisse Colorado Kid (il mondo è pieno di Colorado Kid). Volere potrebbe essere meglio che sapere. [..]”
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