Che fine ha fatto Baby Jane
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Baby Jane feat. Bette Davis
Cinematograficamente reso in un fantastico film interpretato da Bette Davis e Joan Crawford – due vecchie glorie di Hollywood, rivali anche nella realtà – “Che fine ha fatto Baby Jane” di Henry Farrell è un melodramma gotico che narra il drammatico epilogo delle gelosie reciproche di due sorelle.
Jane è stata enfant prodige (“Baby Jane era una gloria nazionale”), una realtà che il mondo dello spettacolo spesso crea (“Era una bambina piccola, compatta, dagli occhi grandi, luminosi e una gran massa di capelli neri, vestita completamente di bianco”) e poi cinicamente distrugge.
Vezzeggiata e viziata dai genitori, dopo che questi sono periti tragicamente, Jane viene offuscata nella fama dalla sorella Blanche, che diviene una diva del cinema.
Ritroviamo le due sorelle sinistramente rinchiuse nella loro casa-monumento (“Il locale era stato allestito come sala prove per Blanche”): vivono pressoché isolate, in un rapporto di reciproca dipendenza fisica e psicologica, considerato che Blanche è inferma dopo un incidente d’auto nel quale Jane sembra avere pesanti responsabilità.
Jane perseguita la sorella in un climax di angherie: la atterrisce con scherzi di cattivo gusto, la spia, la isola dal mondo esterno intercettando le telefonate e licenziando la domestica, infine la segrega in una cattività crudele. Intanto sogna di tornare agli antichi fasti (“Molti divi del passato tornavano sulle scene. Buster Keaton, Gloria Swanson…”) e per questo, con il denaro di Blanche, assolda un pianista da quattro soldi per realizzare il suo sogno di calcare ancora le scene...
Il ritratto della donna frustrata nei suoi sogni è impietoso (“una stupida vecchia alcolizzata, vestita come una donnina allegra”) e grottesco (“una maschera vuota, senza colore, con occhi enormi, febbricitanti”). Ma suscita la compassione del lettore/spettatore che ha modo di riflettere sulle devastanti conseguenze della carenza d’amore (“Papà l’abbracciava tanto forte da farle mancare il respiro…”) e della solitudine (“Gli infelici han bisogno di compagnia”).
La follia viene resa in un horror di tensione che nulla condivide con le attuali declinazioni delle rappresentazioni orrifiche: le pagine del libro – ora incalzanti, ora beffardamente malinconiche - hanno fatto riaffiorare nella mia mente la magistrale interpretazione di Joan Crawford e la teatralità unica, parossistica e caricaturale di una Bette Davis lampeggiante e spiritata.
Per gli amanti del genere: romanzo da leggere, film vintage assolutamente da vedere.
Bruno Elpis
P.S. Nella sezione “recensioni” di www.brunoelpis.it il commento viene pubblicato con alcune foto di repertorio dell’attrice che ha ispirato una ballata rock (“Bette Davis eyes”) degli anni Ottanta… In questo ambito è da citare anche la “Baby Jane” di Rod Stewart…
Indicazioni utili
Agli appassionati di gotico.