Carrie Carrie

Carrie

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Carrie (1974) è stato il primo romanzo di Stephen King ad essere pubblicato e uno dei più brevi che King abbia scritto. Il romanzo racconta la storia di Carrie White, una liceale che vive in una piccola città del Maine con una madre ossessionata dalla religione. Goffa, solitaria, vittima dei tiri mancini dei suoi coetanei, Carrie scopre gradualmente di avere poteri telecinetici, poteri che si erano già manifestati all'età di tre anni, dopo il primo choc della sua vita. Un giorno, l'innocente e beffeggiata Carrie userà il suo potere e sarà ovunque orrore, distruzione e morte. Brian De Palma ne ha creato una versione cinematografica nel 1976, ed è stato uno dei pochi adattamenti per il cinema apprezzato anche da King.



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Carrie 2020-04-05 11:19:45 Bruno Izzo
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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    05 Aprile, 2020
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Non si scherza con i sentimenti

Confesso che nutro un debole per “Carrie” di Stephen King: perché, dopo averne avuto un primo timido assaggio con la raccolta di sfiziosissimi racconti de “A volte ritornano”, questo è stato il primo romanzo che ho letto dello scrittore americano, e…all’epoca ero poco più che ventenne, King era ancora misconosciuto al grande pubblico, cosa inverosimile oggi, aveva esordito proprio con questo romanzo, da pochissimo pubblicato in Italia. Un tuffo nella mia gioventù, quindi.
“Carrie” dunque, ed il successivo primo film omonimo tratto dal libro, con la regia a firma di Brian de Palma, rappresentò il trampolino di lancio dello scrittore del Maine, il suo successo iniziale che farà da traino dei fortunati romanzi successivi.
Pur essendo il suo primo libro, e quindi per questo con uno stile di scrittura accattivante ma ancora acerbo, presenta tuttavia un’ottima fluidità e piacevolezza di stile e di lettura, anche se non proprio ancora l’eccelsa capacità descrittiva nel profondo e nel dettaglio di luoghi e persone, di cui darà prova ampia prova successivamente, rivelandolo come un vero, bravissimo scrittore a prescindere dai temi in cui si cimenterà.
Temi che, come da etichetta, a mio parere assai ingiusta, recitano che Stephen King è sì un King, un Re, ma “Il Re dell’Horror”.
Stephen King non è a mio modesto parere uno scrittore dell’horror in senso stretto, ma egli è invece, tra le altre cose, essenzialmente un osservatore, un attento scrutatore dei meandri dell’animo umano, ed un insigne descrittore degli stessi.
In particolare, è un insegnante di lettere, per chi non lo sapesse, quindi anche per indole è particolarmente attento ad un’epoca della vita che egli considera la migliore del corso dell’umana esperienza, quella più tenera e delicata, più magica e poetica, più sensibile e delicata, più fine, più dolce, più emotiva: l’età della primissima adolescenza.
Guarda caso, è l’età anche più impressionabile dell’umana esistenza, e perciò l’età in cui la curiosità è particolarmente pungente, la fantasia fervida, la voglia di sapere, di conoscere, di vedere oltre le apparenze, sono fortissime, tenaci, in un’ottica non più infantile ma non ancora freddamente razionale, tipica dell’età adulta, e si cede perciò facilmente e docilmente al fascino dell’horror.
L’horror spaventa, ma affascina; l’horror terrorizza, ma incuriosisce; ed i maggiori consumatori dell’horror in tutte le sue forme sono proprio i ragazzini della prima adolescenza, perché non credono più alle favole, certo, e però credono ancora nelle storie “strane”, non sono più bambini, vero, ma nemmeno abbastanza grandi da limitarsi ad etichettare come illusorio ciò che non arrivano ancora cocciutamente a spiegare solo con la ragione.
Perciò King parla di adolescenti, dell’adolescenza, si incanta per quell’età, e perciò indirettamente scrive di horror, ma lo fa non per impaurire il lettore e come attività fine a sé stessa, ma utilizza l’horror come un artifizio, come un pretesto, uno specchio riflettente che appunto riflette ben altra realtà e considerazioni.
Carrie White, la sua protagonista, è un’adolescente, ed una adolescente tormentata in tutti i sensi, in famiglia, a casa come a scuola.
Maltrattata nel fisico e nel morale dalla propria madre, una persona letteralmente fuori di testa, bullizzata a scuola, anche e soprattutto in conseguenza di questo, privata com’è stata di qualsiasi corretto iter educativo ed affettivo di qualsiasi genere, sottoposta a continui stress intollerabili per qualsiasi personalità in divenire, in quell’età così fragile, vulnerabile, sensibilissima, resta comunque ostinatamente, malgrado tutto, con la caparbietà tipica degli adolescenti, una persona buona, dolcissima, tenera e amabile, che prova in qualche modo a focalizzare altrimenti la rabbia distruttiva che non è altro che una forma di difesa esasperata contro i crudeli assalti esterni.
Poi è King che con la sua fantasia e la sua arte trasforma tale rabbia giovanile in un potere paranormale, quale la telecinesi; ma questo superpotere è in realtà un simbolo, il simbolo della rabbia distruttiva allorché si scherza coi sentimenti di un adolescente.
Perché a quell’età, soprattutto in un adolescente femmina, che da poco ha avuto il menarca, l’anima è sensibilissima, fortemente emotiva, eccitabile, fenomenica proprio, e allo stesso tempo fragile, fine, facile a lacerarsi, estremamente recettiva ed impressionabile: non si scherza con i sentimenti di un adolescente. Perché altrimenti le conseguenze saranno disastrose, distruttive, letali.
Ecco perché spesso King nei suoi romanzi parla spesso di adolescenti, e adolescenti o anche bambini o giovanissimi che per reazione, per difesa, per le nefandezze degli adulti a cui sono sottoposti rivelano poteri insoliti, paranormali, che non sono altro che meccanismi di difesa.
Sono adolescenti i protagonisti dei suoi maggiori successi: da Carrie White di “Carrie” con la telecinesi a Danny Torrance di “Shining” con la telepatia a Charlie McGee di “Firestarter” (L’Incendiaria) dotata della pirocinesi, fino a tutti i Sette Perdenti, i ragazzini protagonisti di “It”.
Sono adulti ma con la purezza, l’onestà, l’innocenza e la capacità di credere e vivere in pieno certi valori, con l’entusiasmo travolgente tipica degli adolescenti, gli Stu Redman ed i Larry Underwood di “The Stand” (L’ombra dello scorpione); sono ragazzini infantili mai arrivati all’adolescenza o arrivateci male, anche certi personaggi negativi, sfortunati, vittime loro malgrado come l’Annie Wilkes di “Misery”. E via così.
E qualcuno ancora crede che King scriva di horror, di sangue, di splatter.

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Stephen King, e a chiunque piaccia leggere uno scrittore che scrive divinamente, a prescindere da cosa scrive.
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Carrie 2020-04-03 13:33:05 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    03 Aprile, 2020
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Origini

In questo romanzo, che è la prima opera di Stephen King, c'è il germe di diverse tra le sue storie future, soprattutto per quanto riguarda la telecinesi (TK). Questa sua idea è rimasta viva e coerente nelle opere del “filone” anche delle sue pubblicazioni più recenti: penso a “L’istituto", che pare quasi ambientato nella stessa realtà, a un tempo in cui le vicende di Carrie White sono Storia; l'origine di un qualcosa che ha scatenato altri eventi di quel mondo creato da King.
Seppur slegato dal valore dell'opera in sé (non è infatti dimostrabile che l'autore avessi quest'idea, ai tempi del suo romanzo d'esordio), mi è sembrato un aspetto interessante.
Ma passiamo a “Carrie”: l’opera appartiene decisamente al "vecchio" King, è palese infatti l'impronta meno mainstream che gli permetteva di essere più fedele a sé stesso, senza i compromessi richiesti da un pubblico così ampio che può includere anche elementi impressionabili, a cui bisogna andare in contro. La tragedia di Carrie White ci è presentata senza alcun tipo di filtro, come è giusto che sia; la vita della ragazzina non lascia infatti spazio a spiragli di luce e "indorare la pillola" sarebbe risultato artificioso. Carrie è, infatti, una ragazzina influenzata da una crescita problematica, causata dal fondamentalismo religioso (che purtroppo è un'influenza a volte importante nella crescita dei bambini, anche se voglio sperare non arrivi ai livelli descritti da King) della madre, e del conseguente problema sociale che si porterà dietro a scuola, dove diventa costante bersaglio di ingiurie e scherzi crudeli. Il libro, che ha una narrazione che si divide tra il puro racconto in terza persona e le citazioni giornalistiche e letterarie fornite dai personaggi, comincia proprio quando questa situazione raggiunge il punto critico, alle porte della tragedia che ne sarà conseguenza.
Pur non essendo, secondo me, il miglior libro del Re, è una valida lettura (e forse un must) per chi lo apprezza. Per quanto negli ultimi anni si notino dei timidi segnali di ripresa, il primo King è certo quello che preferiamo.

“Le conseguenze del caso White fanno sorgere gravi e difficili problemi. Le nostre precedenti nozioni su come agiscano e reagiscano le leggi naturali sono state scosse da un terremoto. Si può rimproverare un fisico pur famoso come Gerald Luponet per avere asserito che tutta la faccenda non è che un trucco è una frode, anche di fronte a prove così schiaccianti come quelle presentate dalla commissione White? Perché, se Carrie White è una verità, allora dove va a finire Newton?”

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L'istituto
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Carrie 2019-12-24 14:15:52 martaquick
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martaquick Opinione inserita da martaquick    24 Dicembre, 2019
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CARRIE CARRIE CARRIE

King è un autore che ormai leggo da moltissimi anni, dalle scuole superiori piu precisamente, ma con ordine sparso, ho iniziato con shining per poi andare a It, l'ombra dello scorpione e molti altri, tutti libri più datati della sua carriera.
Ho voluto leggere la sua prima opera pubblicata (la foto nella copertina con un giovane King che quasi non ricordavo) e l'ho trovato diverso.
La storia non è complessa e la trama è abbastanza scontata: una ragazza vittima di bullismo dai compagni di scuola e maltratta dalla madre invasata scopre e sviluppa poteri telecinetici, arma che userà dopo l'ennesima offesa per vendicarsi per gli anni di abusi che a subito.
Senza dilungarmi sulla storia in sé vorrei esprimere cosa mi è piaciuto di questo romanzo anche senza trovarlo eccelso.
Innanzitutto la particolarità dei paragrafi di interviste e pezzi di articoli di giornale che girano intorno al grande evento finale, li ho trovati interessanti come tipologia di scrittura per un giovane King.
L'inizio di poteri che poi in altri romanzi troveremo chiamati come la luccicanza, altro argomento abbozzato ma originale, qui sono quasi secondari perché quello a cui noi pensiamo durante la lettura è povera Carrie.
Poi gli albori dei temi cari allo scrittore che ritroveremo in tanti suoi romanzi: la lotta tra il bene e il male, l'adolescenza, la religione, il demone che sta dentro ad ognuno di noi che ci fa fare cose brutte come umiliare, ignorare e deridere..
Insomma un romanzo di formazione che a me è piaciuto leggere, io personalmente ho finito per fare il tifo per Carrie..bravo King.

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Carrie 2018-10-08 13:05:41 Liebestraum
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Liebestraum Opinione inserita da Liebestraum    08 Ottobre, 2018
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Bullismo e sangue.

Carrie è il primo romanzo di Stephen king, scritto nel 1974. Malgrado sia uno dei romanzi più brevi in assoluto del Re, in esso è possibile scorgere – seppur a livello embrionale – delle costanti della successiva narrativa di King. Lo stesso autore, del resto, definì questo romanzo “crudo” e “con un'incredibile capacità di terrorizzare”. Questo romanzo, analogamente per certi verso ad “Ossessione” è uno dei libri più censurati nelle scuole americane.
Nel 1976, il famoso regista Brian De Palma ne trasse un film di indiscusso successo (apprezzato, stranamente dallo stesso King, di solito molto critico nei confronti delle riduzioni cinematografiche dei suoi lavori). Tuttavia la prima parte del film è certamente aderente al romanzo, salvo poi discostarsene un po' nel finale in cui il regista, ha preferito circoscrivere tutti i tragici eventi all'interno della scuola, piuttosto che in tutta la città come nel romanzo.
Il romanzo definito da molti toccante, racconta la storia di Carrie White, una sedicenne vessata da una madre iperprotettiva e troppo religiosa e dalle compagne di classe che non perdono un'occasione per prenderla in giro o farne la vittima dei loro scherzi, anche di cattivo gusto. Carrie in questo contesto a volte scoraggiante affina una particolare qualità che possiede da quando era bimba e, presumibilmente, ereditata dalla nonna: la telecinesi, cioè la possibilità di spostare gli oggetti con la sola forza del pensiero. Quando al ballo di fine anno le compagne gli giocano l'ultimo orribile tiro mancino, la sua furia distruttiva esplode con tutto l'orrore possibile.
Lo stile narrativo adottato da King, in questo romanzo, offre al lettore diversi punti vista, alternando (un po' come il “Dracula” di Bram Stoker) citazioni di vari libri riguardanti il caso di Carrie, articoli di giornali alla pura e semplice narrazione. Anche se sin da subito si comprende l'epilogo del romanzo, resta la considerazione che King riesce a raccontare la storia con una dovizia di particolari (malgrado la brevità del testo) ed un pathos sempre crescente al punto da creare, effettivamente, dei momenti di raro terrore.
Il personaggio di Carrie è senza dubbio quello che supera tutti gli altri in spessore psicologico e in capacità di riempire la scena. Ma anche la madre di Carrie, Margaret White, assume un ruolo fondamentale: il vero motore in fondo, colei che con le sue vessazioni e le sue manie religiose ha, a forza, costretto la figlia ad una vita di ostinata emarginazione.
In un gioco quasi perverso tra manie e religiosità, tra preghiere che perdono il loro spessore religioso e sprofondano in una paludosa superstizione, si gioca tutto il sottile e terrificante meccanismo che fa di Carrie una invincibile macchina da guerra.
Tutto il resto, le vessazioni dei compagni, le incomprensioni dei professori, la gratuita cattiveria del mondo esterno restano quasi sullo sfondo a completare, seppur marginalmente, un quadro psicologico al limite della follia.
King con questo romanzo mette subito le cose in chiaro. Mostra tutta la stoffa di scrittore che, successivamente, regalerà ai lettori pagine epiche come “L'ombra dello Scorpione”, “IT” e “Le Notti di Salem”.
Una piccola curiosità: a pag. 56 viene citato il maestro delle elementari di Carrie, che si chiama Edwin King, che altro non è che il nome completo dello stesso autore (Edwin Stephen King). Da leggere.

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A chi ama il Re e a chi ama, in genere, i thriller/horror.
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Carrie 2018-04-03 22:02:20 Ale89
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Ale89 Opinione inserita da Ale89    04 Aprile, 2018
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Libro d'esordio

Per recensire questo libro, credo bisogna fare un paio di considerazioni. È il primo romanzo pubblicato da Stephen King che all'epoca era molto giovane, inizialmente avrebbe dovuto essere un racconto breve.
Il romanzo è comunque abbastanza corto, forse anche troppo. Se devo essere sincero la storia non mi ha appassionato e forse se non avessi saputo che l'autore era King non l'avrei nemmeno letto. L'ho scelto infatti perché curioso di leggere il libro d'esordio di uno dei miei autori preferiti.

Nella storia si ritrovano molti temi cari a King: il bullismo a scuola, i poteri paranormali, i conflitti familiari.

Carrie è una ragazza cresciuta da una madre esageratamente bigotta, che considera sacrilega qualsiasi cosa attinente alla sfera sessuale, tanto che quando la figlia ha le sue prime mestruazioni è convinta che morirà dissanguata perché non ha idea di cosa le stia succedendo. Questo fanatismo religioso porta Carrie ad essere una ragazza emarginata, insicura e presa in giro da tutti i suoi compagni.

Una compagna, Sue, prova pietà per lei e spinta dal senso di colpa convince il suo ragazzo ad accompagnare Carrie al ballo di fine anno. Sembra arrivato finalmente il momento del riscatto per la protagonista che per la prima volta si sente accettata. Ma un'altra compagna, Chris e il suo ragazzo architettano un piano subdolo per rovinarle la serata.

Carrie che è anche dotata della telecinesi (la capacità di spostare gli oggetti col pensiero) si troverà a dar sfogo a tutte le sue frustrazioni in un impeto di violenza e desiderio di vendetta.

La storia mi sembra per certi versi simile a "L'incendiaria" dello stesso King, ma questa è molto meno sviluppata. Il finale lascia un po' a desiderare, e la delusione è smorzata dal sollievo di aver letto solo un'esiguo numero di pagine.

Probabilmente il mio giudizio non è positivo perché sono abituato a ben altro da King, ma bisogna anche spezzare una lancia a suo favore essendo questo il suo primo lavoro.

La storia è un racconto da liceali condito con un po' di effetti speciali per i poteri di Carrie. Non ho ancora visto il film ma forse potrebbe risultare più calzante per una storia "visiva" come questa.

Le morti in questo libro si sprecano, alcune potevano anche essere risparmiate. Ho trovato la seconda parte della storia più coinvolgente quando ha inizio la distruzione totale.

King fa parte di una generazione in cui i divieti della religione avevano maggior influenza sugli adolescenti e il rapporto di Carrie con la madre rappresenta il desiderio di emancipazione della ragazza, che ha appena sviluppato e comincia a provare pulsioni in netta contrapposizione ai dogmi religiosi.

In conclusione, consiglio la lettura ai fan di King curiosi di conoscere lo stile dell'autore all'inizio della sua carriera, e perché è un libro che si legge facilmente in un paio di giorni. Non aspettatevi tuttavia nulla di sensazionale.

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Carrie 2017-06-29 16:35:48 Rebel Luck
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Rebel Luck Opinione inserita da Rebel Luck    29 Giugno, 2017
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la rabbia cresce

Ci sono libri che non ti puoi scordare,
libri che sono impossibili da dimenticare.
Storie che leggi su carta, e ti si scrivono a sangue sulla corteccia cerebrale.
Si incidono profondamente e dolorosamente nella testa e pensarci ti fa stare male.

Questo è uno di quelli.
La storia è profondamente triste e profondamente ingiusta.
La protagonista è tutto quello che vorremmo "non essere", ma è impossibile non riconoscere in noi stessi alcuni tratti di lei.
Alla fine mi sono trovato, ingiustamente, a fare il tifo per la MATTANZA TOTALE.
ALLA FINE è IMPOSSIBILE NON VOLERLI TUTTI MORTI. ORRENDAMENTE MORTI.
E' ingiusto questo pensiero ma è l'autore ad inviarcelo, in un crescendo di disgustosa ingiustizia.

Atipico per essere un King.
Strano per un libro del re dell'horror avere così poche pagine.
Questo è però il suo primo romanzo. Da qui è partita la sua corsa all'oro.
Non era ancora il re come lo conosciamo oggi, era giovane e povero, meno commerciale.
Ottimo libro ma si legge una volta sola.
Almeno io non ho nessuna intenzione di rileggerlo!

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Carrie 2016-01-12 14:57:56 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    12 Gennaio, 2016
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Povera Carrie, cattiva Carrie

Dopo alcune pagine questo libro mi sembrava un pò datato, come se avesse sofferto il passare del tempo. Mi dava anche fastidio la scelta di ricorrere a una narratva costituita da spezzoni di interviste, interrogatori e saggi. Scorrendo il volume invece ho cambiato idea ed ho trovato vincente questa scelta. In questo modo in un romanzo piuttosto breve sono state condensate molte opinioni e punti di vista sulla vicenda di Carrie: la sua, quella della madre, dei suoi torturatori, di chi l'ha studiata in seguito.
La storia è quella di una sedicenne che vive con una madre psicopatica ad uno degli stadi peggiori. Le sue manie religiose infatti la portano non solo ad infliggere punizioni corporali alla figlia ma anche a tentare di ucciderla per redimerla. Uscita da una casa del genere la ragazza non puà che essere intimidita, goffa insomma inadeguata. Questo fa di lei la vittima dei compagni di scuola.
In possesso di poteri di telecinesi, li userà per vendicare l'ultimo terribile scherzo dei suoi aguzzini.
Mi è piaciuto l'esordio letterario del giovane King: idea originale sia nella trama che nel modo di esporla.

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Carrie 2014-09-07 19:38:39 F.Angeli
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F.Angeli Opinione inserita da F.Angeli    07 Settembre, 2014
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VENDETTA!

Quando Stephen King aveva scritto Carrie non pensava che il libro avrebbe interessato molti lettori. A chi sarebbe piaciuta la travagliata storia di un'adolescente dotata di poteri sovrannaturali, in fondo? A tantissimi, è la risposta. Il libro si basa su una storia piuttosto semplice. Carrie è una adolescente vittima di scherzi crudeli da parte delle sue compagne di classe. Allo stesso tempo, scopre di poter spostare le cose con la semplice forza di volontà. King dà profondità a questa trama con dei personaggi costruiti benissimo: una mamma fanatica e bigotta, e adolescenti crudeli. Con una manciata di pagine King riesce a definire un qualsiasi personaggio, nonostante Carrie sia il suo primo libro risulta comunque un'opera molto ben riuscita. Carrie è un horror che affonda le sue radici nell'emancipazione, nella rabbia repressa e nel bullismo. E, infine, nella vendetta, il cui valore, assieme a quello del pentimento, viene portato alla luce nei cupi avvenimenti che si verificano nelle pagine.

Caldamente consigliato, King è assolutamente da provare. Un autore sensazionale, e Carrie è uno dei tanti esempi del suo talento. Le sue produzioni sono davvero notevoli, ed estremamente variegate, se non si è attratti dalla trama di Carrie se ne troverà un'altra che susciti interesse tra le sue infinite opere.

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Carrie 2013-05-02 11:40:04 Zine
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Zine Opinione inserita da Zine    02 Mag, 2013
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Adolescenza all'inferno

Il periodo adolescenziale è fatto di cime e abissi.
C’è chi, fortunato oppure baciato da bellezza e popolarità, lo ricorda come una sequenza di anni d’oro, ricchi di soddisfazioni, amici e allegria. C’è chi, invece, si vede relegare in un angolo buio perché non dotato di fascino oppure impedito nel socializzare da un carattere timido, introverso.
Per costoro, l’adolescenza può rivelarsi un vero e proprio inferno, una battaglia giornaliera contro i “fighi” della situazione che consolidano il loro status accanendosi sui loro opposti. Gli adolescenti possiedono la crudele spensieratezza dei bambini con l’aggiunta della capacità di ferire degli adulti. Un mix micidiale, capace di infliggere ferite che a volte non sanno più rimarginarsi e si trascinano come incubi per tutto il resto della vita.
Il primo romanzo di Stephen King, “Carrie”, narra proprio di questo volto oscuro dei teenagers, facendoci fare un viaggio da brivido nella vita di un’adolescente americana arrivata al limite di sopportazione.
Carrie White è una ragazzina cupa, chiusa in se stessa, con un aspetto poco attraente e bersagliata fin dall’infanzia dagli scherzi crudeli dei suoi coetanei. A complicare ulteriormente la situazione ci si mette la sua totale ignoranza dei fatti della vita, causata dall’intransigente fondamentalismo religioso della madre, una psicopatica secondo cui tutto è peccato e il mondo verrà presto purgato nel Giudizio Universale.
Tutto inizia quando Carrie ha le prime mestruazioni, tardive, mentre fa la doccia insieme alle sue compagne di classe del liceo dopo l’ora di educazione fisica. L’esperienza è umiliante di per sé ma diventa traumatica per Carrie, che non ha idea di cosa le stia accadendo e diventa bersaglio di un feroce attacco di parole e scherzi crudeli da parte delle compagne.
Questo, aggiunto alla violenta reazione di sua madre che intende punirla per questo nuovo stato di impurità, porta Carrie oltre la sua natura di ragazza inerme e sconfitta, risvegliando in lei un potere che giaceva addormentato nella sua mente fin dall’infanzia. Carrie, infatti, è telecinetica. E’ in grado, cioè, di spostare gli oggetti con la sola forza della mente.
Appoggiandosi a questa sua ritrovata forza, la giovane cerca di tenere a bada la madre (che ormai la crede progenie del Demonio) e di prepararsi all’evento per eccellenza, il ballo della scuola, a cui sarà accompagnata dal ragazzo che le fa battere il cuore, un onesto giovane che si è offerto spinto dalla propria fidanzata, pentita per aver preso parte alla scenata in sala docce.
Carrie riuscirà a ritagliarsi un posto nel mondo? Oppure sarò costretta a imporre la propria forza a coloro che continuano a cercare di schiacciarla, senza sapere di stare per innescare una bomba micidiale?
Con uno stile già sincero e realistico, plausibile, King tratteggia l’imprevisto nella vita di tutti i giorni utilizzando una forma particolare. Alterna, infatti, la narrazione della storia di Carrie ad articoli di giornali, libri e interviste provenienti dal futuro, a distanza di anni dalla vicenda che ha portato alla ribalta il potere mentale della giovane (vicenda che conosceremo, inevitabilmente, nelle ultime pagine del romanzo).
Questi salti nel futuro danno alla storia di Carrie un senso di ineluttabilità, di irrimediabile discesa all’inferno che non lascia alcuna speranza. Leggere il romanzo è come iniziare a correre lungo un pendio. All’inizio la pendenza sembra lieve, ma presto si perde il controllo della propria corsa e si caracolla verso il fondo sapendo che prima o poi si perderà l’equilibrio e lo schianto sarà inevitabile.
La crudeltà racchiude Carrie da ogni lato, fino a costringerla a diventarne parte. La madre è una folle che ha creato un mondo di terrore, in cui Cristo è un Giudice inflessibile e sanguinario e ogni contatto con i maschi è impurità da espiare. I viziati ragazzini del Liceo hanno segnato Carrie come diversa e i suoi tentativi di rientrare nel mondo saranno ostacolati con ogni mezzo.
Un viaggio sulla linea sottile che divide normalità e pazzia, nel mondo di ipocrisie e crudeltà che è così difficile abbandonare anche una volta entrati nell’età adulta.
Carrie è una dedica a tutti gli adolescenti bistrattati e un monito verso coloro che, senza temere punizioni, esercitano la loro forza sui più deboli.

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Carrie 2013-03-28 08:31:17 valeceleste
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valeceleste Opinione inserita da valeceleste    28 Marzo, 2013
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Carrie

Carrie è il primo libro letto di Stephen King e devo dire che mi è piaciuto moltissimo. L'ho letto diverse volte e anche rappresentato a fumetti (avevo 14 anni più o meno), tanto mi aveva entusiasmato. Diciamo che è un romanzo con un contenuto abbastanza semplice ma che fila liscio come l'olio e non delude. Ideale per un lettore teenager. Un po' troppo breve forse ma c'è da dire che allora King non si preoccupava di essere "pagato a parole" (eh eh eh) quindi lo si perdona (e lo si apprezza). La fine è particolare perchè lascia intendere ad un sequel che poi però non è mai stato realizzato. Bello anche il film di Brian De Palma.

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In generale Stephen King.
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