Carambole
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Il pirata della strada
I protagonisti di questo giallo fanno il loro ingresso chiamati come “il ragazzo che presto sarebbe morto” e “l’uomo che presto avrebbe ucciso”. Diciamo che l’autore crea già la storia, svela già il finale, anche se è solo il primo anello della storia e crea uno spartiacque. E’ un giallo che fa riflettere su quanto una vita normale può cambiare, anche a seguito di un solo evento. Come le palle da biliardo che, nel loro percorso, cozzano contro altre palle e cambiano direzione imprevedibilmente, o forse perché era scritto che avrebbero preso quella via. Il primo anello, che è di fatto un incidente, crea un domino, una catena di eventi, e di errori, in cui il pirata della strada diventa sempre più colpevole e sempre meno scusabile. Tra il primo e l’ultimo anello della catena stupisce quanto sia assente la voce della coscienza. Così come stupisce anche la bravura del commissario nel ricostruire e collegare gli eventi, pur essendo così tanto coinvolto in prima persona, aspetto che potrebbe fargli perdere di lucidità. Intuizioni e pregiudizi hanno un odore molto simile. In questa storia si respira odore di solitudine, di tristezza ed anche un po' di follia.
Indicazioni utili
Nascita di un assassino.
Assistiamo, in questo testo, all’auto-creazione di un assassino.
Una specie di dimostrazione narrativa di come qualcuno, se si innescano le condizioni adatte, possa trasformarsi da persona normale a criminale. Pagina dopo pagina, possiamo osservare un processo graduale e progressivo di completa trasfigurazione della normalità, che perde i suoi contenuti tranquillizzanti e routinari e si trasforma, di volta in volta, nella volontà di rivalsa da un presente mediocre ‘costi quel che costi’, e poi, infine, nel desiderio di vincere in un gioco di scommesse al rialzo, dove la posta è sempre più alta e richiede maggior strategia e nuovi pegni di sangue.
Il libro si chiude con un finale in cui la rassegnazione del padre, se mai v’è stata, sconfina nella volontà di vendetta per la morte del figlio e ad essa si unisce, lasciando al nostro giudizio il tentativo, in verità vano, di capire quale tra le due prevale.
I personaggi sono costruiti abbastanza bene, il punto di vista è sempre fortemente introspettivo e focalizzato sulle figure che prevalgono, di scena in scena.
Su tutto permane una costante tinta scura, che non disturba l’intreccio ma anzi rende più caratteristico il noir in salsa svedese.
E’ il primo che leggo di quest’autore, ma credo sia uno degli ultimi nella scala cronologica delle avventure del commissario Van Veeteren.
In sintesi, molto piacevole.
Da approfondire sicuramente, cercherò gli altri.