Caos. Un nuovo caso per Kay Scarpetta
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Più che caos, calma assoluta
In tutta onestà mi trovo un po’ in imbarazzo nello scrivere questo commento sull’ultimo romanzo di Patricia Cornwell, da qualche settimana disponibile in libreria. Infatti, sebbene sia il primo thriller che leggo di questa autrice, ovviamente mi era nota la sua fama e l'enorme successo di critica e pubblico che da vent’anni riscuotono i romanzi con protagonista Kay Scarpetta. Mi sono quindi avvicinata a questa lettura con una certa aspettativa, mista alla curiosità di fare la conoscenza con questa famosissima anatomopatologa che tanti anni fa ha dato il via a un nuovo tipo di letteratura giallistica, fatto di camici e analisi di laboratorio, da allora imitatissimo.
Perché imbarazzo quindi? Perché purtroppo devo dare testimonianza di un’esperienza di lettura assai faticosa e poco coinvolgente, a tratti francamente noiosa.
La storia fatica ad ingranare, anzi probabilmente sarebbe meglio dire che non ingrana mai. Dopo duecento pagine di innumerevoli dettagli sulle modalità con cui allestire la strumentazione per l’analisi della scena del crimine, la nostra conoscenza sugli omicidi è di fatto la stessa fornita dalla lettura della quarta di copertina. Senza contare poi i minuziosi particolari relativi alla famiglia della protagonista che risultano vagamente inutili, se non irritanti. A che pro, ad esempio, elencare tutte le automobili disponibili nel garage del marito? Possibile inoltre che le uniche caratteristiche di tutti i famigliari di Kay Scarpetta siano l’essere intellettivamente prodigiosi, straordinariamente belli o incommensurabilmente ricchi? Davvero non c’era nient’altro da dire che ci permettesse di conoscerli meglio ed entrare in sintonia con loro?
E’ evidente che tra me e la famiglia Wesley-Scarpetta non sia nata una particolare simpatia ma credo che ciò dipenda essenzialmente dalla totale mancanza di umanità che i personaggi hanno mostrato nel corso delle pagine. “Buoni” e “cattivi” hanno fatto la loro parte seguendo un copione piuttosto prevedibile, ma a rendere così difficile la lettura non è stata la trama non particolarmente avvincente ma il fatto che la storia non abbia mai lasciato trapelare i sentimenti, il carattere, le motivazioni, la vita di nessun personaggio. E allora rimangono solo bustine di plastica contenenti prove da cui ricavare la verità, ma senza la componente umana ad animare la storia di chi persegue il male e di chi lo combatte, poco resta alla lettura.
Pur essendo di fondo un romanzo ben scritto, che denota un certo mestiere, non mi sento davvero di consigliarlo se non ai seguaci della famosa dottoressa, curiosi di conoscere l’ultima sua avventura. Per tutti gli altri, credo sinceramente che vi siano thriller migliori, probabilmente anche attingendo alla precedente produzione di quest’autrice.
Indicazioni utili
- sì
- no
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Meet Complainant
Ho letto molti romanzi di Cornwell/Scarpetta, dal lontano '98 con Causa di morte.
Mi stupisce ancora come l'autrice non trascuri mai i suoi personaggi dando la possibilità a chiunque di avvicinarsi ai suoi libri per la prima volta. Naturalmente un personaggio ricco di sfaccettature come Key Scarpetta, è impensabile riassumerlo in un unico libro.
La Cornwell non dimentica mai di spiegare le vari fasi dell'indagine, i termini medici ed il gergo poliziesco. Il lettore non si sentirà mai perso. E purtroppo qui finiscono le note positive.
Per chi non la conoscesse ancora Key Scarpetta è spezzante, perfezionista e pignola, con gli altri e soprattutto con se stessa. Difficile poter risultare simpatica, lei super coroner e detective (ex direttrice dell'istituto di medicina legale della Virginia, direttrice del National Forensic Academy di Hollywood), il marito super profiler dell'FBI, la nipote super genio informatico del MIT e dell'FBI. Un po' improbabile direi.
Molto gira intorno al perfezionismo a cui tendono i suoi protagonisti e di come soffrano l'incapacità di chi collabora con loro. Irritabili se qualcuno esce fuori dagli schemi anche se loro sono i primi a farlo.
Key e Benton (il marito) quando sostituiscono il cappello dei coniugi con quello rispettivamente di coroner e profiler spesso si ostacolano a vicenda e non si sopportano, come se la sgarbatezza fosse sinonimo di professionalità.
L'autrice prova ad approfondire Key mostrando altri aspetti che la umanizzano compresa una velata fragilità e la sua lotta interiore per non mostrarla.
Nonostante lo stile dell'autrice in genere non mi delude mai, trovo una certa costante nei contenuti che cominciano a stancare e ad appesantire la lettura.
In quest'ultimo romanzo la Cornwell sfrutta anche un vecchio antagonista come se non riuscisse ad inventare nulla di nuovo o non riuscisse a far evolvere i propri personaggi.
Mentre, come dicevo prima, un lettore che si avvicina per la prima volta a Key Scarpetta, scoprirà un personaggio straordinario, l'incapacità o la mancata volontà di una evoluzione non consente anche ai suoi lettori affezionati, di continuare a scoprirla. Purtroppo tutto si arena e questo comincio a considerarlo un grave difetto che perpetua nelle sue storie.
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Kay Scarpetta indaga su un'arma letale
Singolare thriller della Cornwell, sia per la brevità temporale della trama narrativa (copre solo 4 giorni o poco più) sia per la descrizione minuziosa di ogni evento, tecnico e ambientale, descrizione non di rado avulsa dalla storia narrata e messa nero su bianco per puro spirito narcisistico. La brezza che muove le foglie delle piante di un parco, la calura opprimente che leva il respiro, una cena con il marito Benton in un famoso ristorante, l’assemblaggio di un tendone in una radura, l’attesa spasmodica di un pericolo incombente, un cambio di vestiti, ogni evento di importanza secondaria (specie per un lettore di gialli) diventa motivo per sfoggiare sprazzi di conoscenze tecniche specifiche non disgiunte da una mal celata soddisfazione per status symbols esclusivi che fanno della protagonista anatomopatologa Kay Scarpetta una privilegiata dalla sorte, sia professionalmente che nel ménage della vita quotidiana. Detto ciò, sfrondata dalle descrizioni ambientali a volte condite da lungaggini esasperanti, la storia è abbastanza semplice: alcune morti improvvise causate probabilmente da folgorazione, due ragazze ed un famoso generale, fanno scattare per vari motivi ed a vari livelli (polizia locale, Interpol e FBI) un allarme a prima vista ingiustificato, ma che si rivelerà poi di importanza vitale per la sicurezza di tutti. Kay Scarpetta è ovviamente in primo piano, sempre all’erta, pronta a cogliere ogni minimo segnale di sciagure imminenti. Non si può negare che la tensione sia al massimo, si intuisce che sta per accadere qualcosa di inatteso e catastrofico. Che si materializza solo alla fine del romanzo, con un colpo di scena ben orchestrato, che, come d’incanto, riesuma da un non lontano passato una famosa e pericolosa serial killer…. A parte le annotazioni superflue (ad esempio la lunga e particolareggiata descrizione del ristorante stellato dove la coppia di investigatori va a pranzare), l’attesa di qualcosa di terribile e sconosciuto che avverrà serpeggia nell’aria afosa di un parco e mette a dura prova le intuizioni della protagonista, della nipote Lucy e dell’investigatore dell’FBI Benton. Una nuova, terribile arma letale sta per entrare in scena e sconvolgere le consuete indagini consolidate dall’esperienza. Incombe il caos, come recita il titolo del romanzo, ma la brava Kay sa come esorcizzarlo. Da leggere comunque.