Brave ragazze, cattivo sangue
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Little Kilton is the new Cabot Cove
A quanto pare il mio pregiudizio nei confronti delle autrici britanniche di thriller e mystery può dirsi circoscritto al solo target adult, perché Holly Jackson con la sua serie per ragazzi A Good Girl's Guide to Murder mi ha davvero conquistato; e in questo secondo volume è riuscita a convincermi ancora di più, grazie all'ottimo intreccio della parte mystery e all'inaspettato approfondimento sul carattere della protagonista.
Nonostante la trama abbia diversi collegamenti con il primo romanzo, penso si possa tranquillamente leggere "Good Girl, Bad Blood" come fosse una storia a se stante senza per questo perdere i riferimenti necessari, dal momento che l'autrice si premura di ribadire in più punti questi dettagli. La narrazione riprende alcuni mesi dopo l'epilogo di "A Good Girl's Guide to Murder": Pippa "Pip" Fitz-Amobi ha sfruttato il materiale raccolto durante la sua prima indagine per realizzare un podcast in cui ripercorre i passi fatti per individuare i responsabili delle morti di Andie Bell e Sal Singh; la ragazza ha anche stabilito di voler accantonare la sua carriera da giornalista investigativa, visti i pericoli corsi, ma la sparizione di una persona a lei vicina la convincerà ad iniziare una seconda stagione per il suo podcast, in cui seguire la nuova indagine. Questa volta in diretta.
Come per il primo capitolo, questa scelta narrativa si concretizza nella presenza di numerosi documenti all'interno del libro: abbiamo le trascrizioni delle interviste ai vari personaggi, le chat alle quali Pip riesce ad accedere, alcuni articoli o post online, e perfino delle fotografie scattate durante le ricerche della persona scomparsa. Ancora una volta mi trovo ad apprezzare questa particolare grafica, sia come idea per rendere interattiva la lettura sia per l'attenzione con cui è stata realizzata.
Confrontando questo sequel con il primo volume, penso ci siano stati diversi passi in avanti. Lo stile è ancora semplice e diretto, però ho notato una maggiore attenzione alla prosa, specialmente nei passaggi più emotivi o impattanti dal punto di vista psicologico; Jackson ha anche trattato con sensibilità alcune tematiche che in "A Good Girl's Guide to Murder" erano inserite in modo un po' frettoloso.
Ciò che ho maggiormente appezzato è però l'evoluzione del personaggio di Pip, o meglio l'involuzione dal momento che il suo lato più determinato e privo di scrupoli diventa pian piano preponderante, spingendola a compiere nuove azioni avventate, ma sempre con una valida motivazione alla base. La sua caratterizzazione diventa quindi più complessa ed interessante, andando anche ad analizzare alcune delle sue scelte passate che nel primo libro erano state poco approfondite. Nonostante tutto io continuo ad amarla e sono curiosa di scoprire cosa arriverà a fare nell'ultimo capitolo della serie.
E arriviamo alle mie uniche osservazioni in chiave negativa: Ravi ed il finale. Già nel primo libro trovavo questo personaggio un po' fastidioso, soprattutto perché veniva usato per inserire un elemento romantico del tutto inutile, ma qui fa ancora peggio: Jackson decide di trasformarlo nel comic relief del libro, facendogli pronunciare battute fuori luogo in continuazione. Capisco la necessità di alleggerire a volte la tensione, ma in questo caso ci troviamo di fronte ad un mistero dalle tempistiche stringenti, quindi ho trovato davvero forzati i suoi tentativi di fare umorismo quando c'erano delle vite in pericolo. La conclusione invece ha il deficit di essere molto affrettata, come se l'autrice dovesse rientrare in un dato numero di pagine; ovviamente la storia prosegue nel terzo volume, ma qui manca proprio quel senso di chiusura che era invece ben presente in "A Good Girl's Guide to Murder".
NB: Libro letto in lingua originale