Billy Summers Billy Summers

Billy Summers

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Billy Summers è un sicario, il migliore sulla piazza, ma ha una sua etica: accetta l'incarico solo se la vittima designata è una persona veramente spregevole. Dopo anni di servizio, ora vorrebbe uscire dal giro, ma gli è stato appena offerto un nuovo contratto, per un compenso vertiginoso. Se accetta, dovrà trasferirsi forse per mesi in una piccola città nel Sud degli Stati Uniti, in attesa del suo bersaglio. Come copertura, si fingerà un aspirante scrittore, impegnato a finire il suo primo romanzo. Billy è un lettore incallito: i suoi autori preferiti sono Thomas Hardy ed Émile Zola, anche se con i clienti finge di leggere soltanto fumetti - perché meno gli altri sanno di te, meno possono farti del male. Ha accarezzato l'idea di scrivere un libro in più di un'occasione, ma non ci mai provato sul serio. Chissà che questa non sia la volta buona. Billy è parecchio tentato di accettare quest'ultimo incarico prima di uscire di scena. Dopotutto, è tra i più abili cecchini al mondo, un veterano decorato della guerra in Iraq: non ha mai sbagliato un colpo, non si è mai fatto beccare - una specie di Houdini quando si tratta di svanire nel nulla a lavoro compiuto. Cosa potrebbe mai andare storto? Ovviamente, stavolta, praticamente tutto. Del resto, il migliore dei romanzi è quello di cui non puoi prevedere nessun giro di trama. Tracciando la parabola umana di un personaggio destinato a diventare leggenda, Stephen King tesse magistralmente più romanzi in uno. Billy Summers è una storia che parla di giustizia e destino, amore e redenzione, e dell'incredibile potere catartico della scrittura.



Recensione della Redazione QLibri

 
Billy Summers 2021-11-16 15:44:08 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    16 Novembre, 2021
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Bello, ma non un capolavoro

Stephen King ci riprova col thriller, abbandonando per un attimo quello che da sempre è il genere in cui rende meglio, ovvero quello orrorifico fantastico. C'è da dire che i suoi romanzi che preferisco - "Il miglio verde" e "22/11/'63" - sebbene presentino importanti espedienti narrativi fantastici, hanno un tono realistico simile alle sue prove thrilleristiche. Tuttavia, in questo genere il Re ha anche avuto dei grossi strafalcioni, principalmente rappresentati dalla trilogia che ha come capostipite il romanzo "Mr. Mercedes", di certo non il suo lavoro meglio riuscito.
"Billy Summers" si infila in mezzo a questi capolavori e sfondoni, risultando un romanzo piacevole da leggere e in certi tratti avvicente, ma lontano dal rivelarsi davvero indimenticabile.
A livello stilistico è il King di sempre, scorrevole, anche se forse meno evocativo del solito, ma questo è ovviamente dovuto al genere di appartenenza del romanzo. La struttura narrativa presenta un elemento interessante e innovativo - oltre che sorprendente nel finale - che permette all'autore di intrecciare il main plot con una storia secondaria che fa al tempo stesso luce su quello che è il passato del protagonista; un espediente apprezzabile soprattutto da chi è appassionato di scrittura, seppure ben lontano dall'essere considerato come un qualcosa di accostabile al saggio-biografia "On writing", come fanno in una delle immancabili ed esagerate marchette in quarta di copertina.
La storia si concentra su Billy Summers, cecchino reduce della guerra in Iraq, che al suo rientro decide di diventare un sicario che, tuttavia, accondiscende ad eliminare soltanto gli obiettivi che siano degli "uomini cattivi". Forse un idea un po' banale per addolcire e generare empatia per la figura del protagonista, ma tant'è. L'incarico per il quale verrà chiamato e che sarà al centro dell'intreccio di questo romanzo è anche quello meglio remunerato e pericoloso, oltre che l'ultimo che Billy vorrà intraprendere prima di ritirarsi definitivamente dalle scene. L'elevato premio per il conseguimento di questo compito non è dovuto all'importanza sociale dell'obiettivo da eliminare - che in fondo è un assassino da quattro soldi - ma per le informazioni che quest'ultimo dice di possedere, che possono mettere nei guai alcuni pezzi grossi. Oltretutto, Billy dovrà assumere un'identità di copertura per diversi mesi: dovrà fingersi uno scrittore impegnato nella scrittura di un romanzo, che ha il suo ufficio in un grosso edificio che affaccia proprio sul tribunale in cui, in un giorno imprecisato, l'obiettivo dovrà essere condotto. Per rendere più credibile la copertura, Billy questo romanzo dovrà scriverlo davvero e per lui, che si è sempre finto tonto di fronte ai suoi referenti della malavita ma è in realtà un amante della bella letteratura e in particolare di Émile Zola, è qualcosa di incredibilmente eccitante.
Si dedicherà dunque a questo "roman à clef" che prende spunto dalla sua biografia, che rappresenterà l'espediente narrativo di cui parlavamo prima e che darà vita a un interessante colpo di scena, probabilmente il punto più interessante e intelligente del romanzo.
Un libro che sa intrattenere, ma è ovviamente lontano dai capolavori del passato.

“Ecco che cos'ho imparato nella Casa della Ripittura Eterna: che non esistono solo 2 categorie di persone, i buoni e i cattivi, come pensavo quando ero un ragazzino che prendeva quasi tutte le sue idee dal modo in cui si comportava la gente in televisione. Ce ne sono 3, invece. Il terzo tipo di persone si adatta e tira a campare, come mi aveva detto di fare l'agente F.W.S. Malkin. Rappresenta la maggioranza, e io credo che il suo colore sia il grigio. È gente che non ti farà mai del male (almeno, di proposito), ma che non ti darà mai neppure una mano. Ti dirà sempre fai quel che vuoi e che Dio ti aiuti.”

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Billy Summers 2024-02-06 11:07:03 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    06 Febbraio, 2024
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C'è un po' di libro in questo Donald Trump

Dal momento che nel 2023 ho letteralmente raddoppiato il numero dei libri di King letti, con risultati quasi sempre positivi, come potevo non cominciare anche l'anno nuovo con una delle storie del caro Stephen? In questo caso ho optato per "Billy Summers", uno dei suoi titoli più recenti, nonché uno dei pochi esponenti di questa categoria ad aver ottenuto un riscontro decisamente favorevole tra i fan dell'autore. E c'era da aspettarselo, vista la passione per il mondo della letteratura che traspare da ogni pagina di questo volume.

Certo, dallo spunto non si direbbe: il protagonista non sembra infatti un amante delle belle lettere! Cecchino fenomenale, William "Billy" Summers si mostra al mondo come una persona tutt'altro che brillante, con l'hobby dei fumetti ed un espressione non troppo sveglia; in segreto, coltiva però l'amore per i grandi classici della letteratura occidentale, che riesce a leggere tra un omicidio e l'altro. Un amore che ha l'occasione di sfruttare durante il suo ultimo incarico: bloccato per qualche mese nella cittadina di Red Bluff, Billy si finge un aspirante scrittore mentre aspetta il momento giusto per colpire il suo bersaglio. Questa situazione inedita è solo la prima di una serie di novità nella vita del sicario.

Devo ammettere che ho trovato molto divertente seguire Billy mentre pianifica la missione -e si destreggia tra varie identità- perché, sebbene la sua non sia una storia leggera ed allegra, ne risultano alcuni momenti più divertenti e delle scene d'azione ricche di suspense. Il ritmo è poco uniforme, eppure la lettura non si arena mai in momenti di stallo o noia; questo è in parte merito della scelta di alternare alla narrazione al presente alcuni corposi flashback che raccontano la vita di Billy, dall'infanzia sregolata all'esperienza nell'esercito. Pur non apprezzando troppo le vicende a sfondo militare, ho trovato interessante leggere anche questa parte del romanzo, che ovviamente è vitale per portare il protagonista al punto in cui si trova ad inizio libro.

Un altro dei punti di forza di questo titolo si cela nelle sue tematiche, che per contro rendono alcune scene non adatte a qualunque lettore. Si parla moltissimo di giustizia in questo romanzo, ragionando su a chi spetti amministrarla e quali colpe sia tanto gravi da meritare la morte; King non arriva però dall'alto ad impartire una lezione o ad enunciare la sua visione indiscutibile del mondo, ma si limita a mostrare delle diverse prospettive sull'argomento, così che chi legge possa farsi una propria opinione. Altri temi rilevanti sono quelli della violenza di genere e della pedofilia, in questo caso condannati senza possibilità di appello, seppure l'autore cerchi di fare dei distinguo e ventilare la possibilità che alcune persone si possano genuinamente pentire dei propri crimini.

Concludo la parentesi sui pregi del volume parlando della sua punta di diamante: Billy Summers stesso. Ho apprezzato specialmente il modo non banale in cui è stato caratterizzato, nonché la fedeltà mantenuta ad una sua particolare visione del mondo. Nel corso del romanzo viene introdotto un altro personaggio molto importante, che ritengo sia stato scritto altrettanto bene -in proporzione allo spazio avuto-, ma non posso assolutamente dire di più per rimanere spoiler free. Niente spoiler anche per le citazioni ad altre opere kinghiane, ma vi posso garantire che non mancano, e sono parecchio evidenti.

Questo titolo non presenta propriamente dei difetti tragici, quanto piuttosto delle piccole sbavature che a tratti rendono la lettura meno immersiva; e non sto parlando delle continue stoccate a sfondo politico di King o della sua conclamata grassofobia, di cui non sembra essersi ancora liberato. Uno di questi difetti riguarda i personaggi secondari: tante volte ho elogiato la sua bravura nel creare dei caratteri credibili con poche linee di dialogo, ma in questo caso i comprimari risultano invece poco brillanti, rasentando in alcuni casi degli stereotipi quasi caricaturali. Ho individuato poi un problema collegato alla tensione narrativa: le cause sono gli ostacoli che si rivelano meno insormontabili di quanto promesso e gli antagonisti, sulla carta temibili ma a conti fatti facili da battere.

Pur avendo apprezzato ogni parte del volume presa singolarmente, nel complesso ho avuto l'impressione di un intreccio poco lineare, con delle scene belle ed emozionanti ma non sempre utili per far proseguire la storia di Billy. La linea di trama che si sviluppa da metà libro ha poi talmente tanti punti in comune con la prima metà della graphic novel "V for Vendetta" che onestamente mi stupisce il caro Stephen non sia finito in beghe legali con quel gran permaloso di Alan Moore.

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Billy Summers 2022-08-14 19:32:08 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    14 Agosto, 2022
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Un King d'intrattenimento

Billy Summers è un cecchino. Reduce dalla guerra in Iraq si trasforma e reinventa sicario su commissione seppur con le sue regole “deontologiche”. Esperto e specializzato in quelli che sono “lavori fatti da lontano” accetta solo e soltanto casi che riguardino “persone cattive”, persone che finiscono su qualche libro nero per colpa e per colpe accumulate negli anni e nel tempo dalla loro condotta moralmente deprecabile. Per Billy, apprendiamo nelle prime pagine, quello che sarà il ruolo e fulcro centrale del romanzo, sarà anche l’ultimo caso perché ha ormai deciso di dedicarsi a vita privata e “riporre le armi”. Ma si sa, non tutto è semplice e ancor meno è intuibile così come tutto non sempre va come vorremmo. Il caso in questione sarà sì ben remunerato ma, certamente, non si rivelerà essere per lui il più semplice a causa di una serie di componenti di non poco conto. Deve mischiarsi con i vicini, mimetizzarsi, attendere. Anche trasferirsi in una piccola città del Sud degli Stati Uniti in cui si fingerà un aspirante scrittore impegnato a finire quella che rappresenta la sua opera prima. Billy ama leggere, è un lettore incallito che oscilla tra Thomas Hardy ed Émile Zola e più di una volta ha auspicato di scrivere. Che sia la volta buona? In ogni caso, meno le persone sanno di lui e meglio è, meglio far finta di leggere fumetti, meglio dare informazioni anche fuorvianti ma ben impersonare quel volto che è necessario nell’attesa del suo bersaglio.
Quello proposto da King è un romanzo d’intrattenimento, puro e semplice. Senza troppe pretese, senza troppi fronzoli. Il lettore vi si avvicina con curiosità e con curiosità lo legge seppur non riesca a farsi travolgere completamente. Questo, almeno, se da King cerca i titoli dei tempi d’oro ma, anche, se cerca uno scritto dal maggior carattere corposo. La storia è narrata al presente ma oscilla con il passato ed anche tra vita vera e finzione. Le due realtà quasi si sovrappongono, in più punti. È un elaborato chiaro, semplice, lineare. Senza infamia, senza gloria. Non sempre riuscite le scene d’azione talvolta inverosimili o eccessive, interessante il finale per i possibili ulteriori e futuri retroscena. Nel complesso ben poco evocativo. Consigliato a chi cerca un romanzo da cui non aspettarsi chissà cosa ma con cui trascorrere qualche ora di distrazione. Intrattenimento, come anzidetto, nulla più.

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Billy Summers 2022-06-06 14:30:39 violetta89
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violetta89 Opinione inserita da violetta89    06 Giugno, 2022
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Redenzione

Ho finito ieri di leggere questo libro e già sento la mancanza di Billy Summers, non nego di essermi quasi commossa alla fine, cosa che non mi succede mai.
La storia racconta di quest'uomo che ha avuto un'infanzia molto difficile, non avendo prospettive future decide di arruolarsi nei marines. Una volta tornato, segnato dalla guerra nel corpo e nella mente, decide di mettere in pratica ciò che ha imparato a fare in Iraq: il cecchino. Diventa perciò un sicario, che ha però come regola morale quella di uccidere solo uomini cattivi. Il libro narra dell'ultimo omicidio che Billy Summers accetta di commettere prima di ritirarsi e cambiare vita, ovviamente le cose andranno in modo molto diverso e l'uomo si troverà a fare i conti con dei sentimenti che probabilmente non aveva mai provato e con il suo passato in un percorso molto personale verso la redenzione.
In alcuni tratti l'ho trovato un po' lento ma merita sicuramente la lettura.

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Billy Summers 2022-02-28 15:46:54 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    28 Febbraio, 2022
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Vita da killer

Billy è un killer: uno di quelli che uccide su commissione. la sua specialità sono i lavori fatti da lontano. E' un tiratore scelto, che ha imparato in guerra a centrare con precisione obiettivi lontani centinaia di metri. Tornato in patria ha messo a frutto le sue competenze mettendosi a disposizione di chi ha bisogno di sbarazzarsi in modo pulito di qualcuno. La storia inizia nel momento in cui decide di accettare l'ultimo lavoro, dopodiché ritirarsi a vita privata. Si tratta di un lavoro difficile, più che perché prevede che aspetti per un lungo periodo il suo obiettivo, nel frattempo mischiandosi con i vicini. La sua copertura è quella di essere uno scrittore alle prime armi, gentile e cortese, ma piuttosto riservato. Già questo gli crea qualche problema, e da lì in poi niente va come dovrebbe. Questo libro in effetti contiene più di un romanzo: la storia di Billy raccontata al presente, e a fianco quella della sua vita passata, che viene scritta dallo stesso protagonista. Ancora una volta Stephen King ha dimostrato di essere un grande scrittore, forse questo non è il suo migliore romanzo, ma comunque a me è piaciuto molto. Chiaro, lineare e sempre inaspettato. Niente di quello che ci racconta è banale, salvo qualche scivolone nelle parti d'azione.

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Billy Summers 2022-01-12 17:45:02 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    12 Gennaio, 2022
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Billy l'infallibile

King torna al thriller (con un paio di graditi riferimenti autoreferenziali al soprannaturale), costruendo una storia stratificata su più livelli. La narrazione è curata nel dettaglio con i vari step intersecati in modo ineccepibile, mirati a creare una forte empatia con il protagonista nonostante questi, per vivere, faccia fuori la gente. L'autore con mestiere invidiabile investe Billy di un valore morale fuori dal comune, dimostrato nella fase "esecutiva" esclusivamente riservata a criminali rei delle peggiori azioni. Non siamo quindi di fronte ad un santo, il protagonista pesa le altrui malefatte ma in fin dei conti a sua volta dispensa dolore. Tuttavia il suo background, tra infanzia negata e orrori iracheni, lo rende quasi eroico agli occhi del lettore, con un feeling destinato ad aumentare con l'entrata in scena della giovane Alice, eletta a mezzo salvifico attraverso cui raggiungere la piena espiazione. Il romanzo è anche un'ode al potere terapeutico della lettura e della scrittura con il protagonista intento nella stesura delle sue memorie, aggiungendo così una storia alla storia. Lo stile del Re è al solito inconfondibile: sempre ordinato, minuzioso e avvincente: svaria tra momenti di riflessione ed altri più action con annessi colpi di scena ben piazzati. Una forzatura sul finale, più l'epilogo scontato, sono magagne perdonabili nell'ambito di un romanzo in cui il confine tra bene e male è difficilmente percettibile. 

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Billy Summers 2021-12-06 18:58:42 Bruno Izzo
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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    06 Dicembre, 2021
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ESTATI DIVERSE

“Billy Summers”, l’ultimo lavoro di Stephen King, è una buona storia, raccontata anche meglio, il che vuol dire scritta con chiarezza, ordine e coerenza, in linea con lo stile dello scrittore del Maine è anche un bel tomo, però mai pesante o prolisso, tutt’altro. Molte pagine, nessuna ridondante.
Come suo solito, direi; questo è un romanzo il cui autore, che, come nessuno, sa prendersi cura, nutre massimo rispetto e alta considerazione per il suo lettore tipo, anela che si comprenda compiutamente tutto quanto ha da dire, sia le righe che ha scritto che quanto altro ha sottinteso tra le righe, desidera che il suo lettore si sistemi comodamente, smorzi le luci e accenda la lampada diretta sulle pagine, si isoli, si estranei e si delizi alla grande, operando una full immersion in tutto quanto riportato nelle pagine, azioni ed emozioni, che è poi il modo migliore di gustare un libro, qualsiasi libro, e di converso decretarne il successo.
King per primo lo sa benissimo, tutto questo, perché prima ancora di essere un grande scrittore è un formidabile lettore, il primo assioma è conseguenza del secondo dogma, per questo egli quando scrive ce la mette tutta, si prodiga al massimo per ricreare quella sospensione, quell’estraniarsi dalla realtà materiale e catapultarsi in quella cartacea, che solo certi libri e certi autori sanno realizzare alla grande. Serve chiarezza, onestà, precisione, talento, e non poche pagine.
King fra questi, senza discussioni, ed il merito principale sta tutto nella passione che tutt’ora, malgrado decine di titoli di successo all’attivo e milioni di copie vendute in tutto il mondo, prodiga nel suo lavoro. Quella di King è una dipendenza per lui, una piacevole dipendenza, quasi un’ossessione, che in più conta su un vastissimo mercato di affezionati, ansiosi di inebriarsi con un’ennesima variante dell’arte kinghiana.
Ecco perché ogni suo lavoro, e questo non fa eccezione, in genere è esteso, diffuso, circostanziato, interessante, si legge con piacere e con facilità, ci si immerge subito in ambienti ed atmosfere evocate ad arte e con valore ed ingegno del mestiere dal nostro. Da notare, a maggior riprova, che questa in esame non è una storia dell’orrore e del paranormale, qui ed ora l’autore definito dai più il Re dell’Horror è estremamente pragmatico e razionale, ma mai prosaico, però.
Stephen King non rifugge mai dall’esprimere sentimenti ed emozioni, e quindi a offrire poesia con la sua prosa, egli è, prima di ogni altra cosa, un signor scrittore, un autore che tutt’oggi scrive storie innanzitutto per sé stesso, prima ancora che per deliziare i suoi fedeli lettori, che sono milioni nel mondo. Lui per primo si diverte a leggere ed a scoprire quello che il suo talento narrativo gli suggerisce, quanto inventa man mano che la storia va avanti motu proprio, è quel tipo di autore che si fa guidare dalla trama e dalle azioni dei suoi personaggi, non forza la mano agli uni ed agli altri, nemmeno lui sa come si orienta il racconto, come termina, dove va a parare, e cosa si inventeranno i protagonisti, che fine faranno, è questa passione di scrivere per scrivere, questa imprevedibilità e originalità creativa, che è alla base del suo enorme e meritato successo.
Stephen King ha scritto spessissimo di orrori, in passato, ha pubblicato romanzi in cui vivono normalmente ai giorni nostri, come niente fosse, vampiri, fantasmi, mostri celati nelle fogne, ma quello non era altro che un pretesto narrativo, come fanno molti autori, King si è cimentato in un genere, quello dell’Horror, come altri fanno con il romanzo giallo o un noir, per parlare di ben altro.
Così ha fatto King, semplicemente ha posto in diretto confronto i mostri classici, così come pervenutici dalla letteratura di genere e dai film tratti da quei testi e oramai ben radicati nell’immaginario collettivo, con i veri, reali, fattivi e concreti orrori della società americana contemporanea, quella in cui King vive. Perciò indirettamente cita violenza, corsa dissennata alle armi, guerra, terrorismo, abusi sulle donne, maltrattamenti domestici, pedofilia e quant’altro di peggio sa offrire la moderna società: da un simile confronto speculare tra orrori veri e finti, posti uno di fronte all’altro allo specchio, la realtà esce perdente, a conti fatti è meglio, molto meglio affrontare un vampiro, dopo tutto una croce ed un paletto di frassino piantato nel cuore è tutto quanto serve per dissolvere l’incubo. In “Billy Summers” non serve nemmeno quello, tutto il testo riporta direttamente i guasti della più deleteria America trumpiana, che si rivelano alla resa dei conti autentici orrori.
Non c’è nulla di rovinoso che non si ritrovi in queste pagine: dal terrorismo alle missioni militari estere nei paesi coinvolti, la guerra e la guerriglia, i lutti e le gravi mutilazioni nel corpo e nel morale dei giovani americani, la disoccupazione, la dissoluzione di un efficiente apparato assistenziale e sanitario alla portata di chiunque, l’ubriachezza diffusa e molesta e la dipendenza da droghe, la loro diffusione capillare. E ancora, i maltrattamenti familiari, le famiglie disgregate, le istituzioni e le case famiglie inadeguate, le violenze carnali e via dicendo. Certo, non è tutto un fluire negativo del narrato, si riportano anche, e volentieri, i valori americani della famiglia, dell’amicizia e della solidarietà, l’amore e la cura per i figli, in sintesi se in passato King si era cimentato a descrivere le diverse stagioni della sua America, grande, diversa, differente e però con un comune humus di buoni sentimenti, un’etica ed una morale solidale ed inclusiva, questa volta si sofferma sulle “estati” del protagonista, vale a dire sui momenti eclatanti della vita di un giovane particolare.
Billy Summers è un soldato, un giovane con un vissuto familiare tragico e violento alle spalle, da cui si è allontanato entrando a militare nel glorioso corpo dei Marine. L’esercito è la sua unica casa, diviene la famiglia che non ha mai avuto, che lo accoglie e gli fornisce un ruolo ed una identità.
Ma l’esercito è un posto dove i giovani vengono formati, portati ad eccellere in qualche specialità, e poiché nell’Esercito si insegna prioritariamente ad uccidere i propri simili, e per farlo servono le armi, ecco che Billy si rivela un talento nell’uccidere a distanza, diviene un provetto cecchino.
Fino a quando, stufo di lutti e mutilazioni che portano via uno alla volta inesorabilmente i membri della sua famiglia acquisita, i suoi commilitoni, Billy abbandona l’esercito per fare ritorno alla vita civile. La quale non è pronta, non è preparata né predisposta al ritorno dei reduci portatori di pesanti problematiche, neanche se ne accorge o gli dedica attenzione, per cui Billy, che con il suo talento dopotutto non fa altro che reiterare l’uccisione dei fantasmi che hanno tormentato la sua infanzia, nell’illusione di scacciarli per sempre, si ricicla proficuamente sul mercato americano come killer a pagamento. Con una caratteristica peculiare: Billy non accetta ogni e qualsiasi contratto, ma si riserva di accettare o meno un incarico di killer, solo dopo essersi assicurato della “cattiveria” della vittima designata. In sintesi, Billy Summers non uccide chiunque, ma solo i “cattivissimi”, persone a loro volta assassini, efferati membri della delinquenza organizzata, coinvolti in faide con bande rivali, o lerci individui dediti a violenze gratuite ed efferatezze varie.
Come dire, un modo di autoassolversi, un voler ribadire che dopotutto lui colpisce il male ma non è uno dei cattivi. Tuttavia, il giovane è troppo intelligente per non capire che la sua è solo una scusa di comodo per salvare le apparenze con sé stesso. Quest’alibi che si è costruito a proprio uso e consumo per autoassolversi moralmente è destinato ben presto a crollare, giunge il momento in cui Billy è per la prima volta costretto, giocoforza, a fare i conti con sé stesso, diventa lui stesso bersaglio della propria autoanalisi. Per una serie di circostanze infatti Billy, che nutre una passione sconfinata per i libri e la lettura, è costretto a fingersi per un certo tempo, uno scrittore recluso per lavorare al suo libro. Solo che Billy finisce per scrivere sul serio, si immedesima anima e corpo, e senza sforzo, nel suo ruolo, questo gli piace, lo rapisce, lo inebria. Racconta allora su un word processor la sua vita, le sue esperienze, si rende conto di quanto scrivere, come una catarsi, lo gratifichi e lo esalti, riconsidera tutta la sua esistenza, si rende conto come diversa avrebbe potuto essere tutta la sua esistenza, afferra per mano il potere della scrittura come mezzo per riscrivere la propria etica, analizzare i propri comportamenti, scegliere la parte giusta dell’esistenza in cui camminare.
Stephen King ha vergato un pezzo veramente magnifico, al proposito, l’essenza dell’arte della scrittura, perché un vero scrittore scrive e perché un vero lettore legge:
”…sapevi di poterti sedere davanti ad uno schermo o un quaderno o cambiare il mondo? È una cosa che non può durare, perché il mondo torna sempre quello che è nella realtà, ma, prima che succeda, la sensazione che provi è incredibile. Non c’è niente che valga di più, perché puoi fare in modo che le cose vadano esattamente come vuoi tu…”
Con “Billy Summers” Stephen King impartisce una lectio magistralis, una sublime lezione sull’arte di scrivere, le fatiche e gratificazioni dell’atto creativo letterario, il modo come incanalare e gestire il talento narrativo innato in chiunque, poiché ognuno ha in sé la propria storia, unica e peculiare, le proprie trame, gli sviluppi insospettabili, una pletora di fatti e personaggi che desiderano solo di essere evidenziati. Come dire, “Billy Summers” è come fosse una rivisitazione di “On writing” dello stesso King, il manuale su come si diviene un grande autore, dove la penna è un fucile di precisione, e il target è la pagina scritta.
I bersagli sono l’educazione, la crescita, la lettura, e l’amore, naturalmente, che fa parte essenziale della vita, qualunque tipo di amore:
“…un cucciolo si attaccherà sempre ad un cane che ha deciso di nutrirlo anziché cacciarlo via o sbranarlo. E lo stesso farà un anatroccolo.”
Di tutto questo, e anche di più, parla essenzialmente Billy Summers, che è ora trasformato incantevolmente da King in un cecchino che pigia non il grilletto di un fucile ma le lettere sulla tastiera. Con ottimi risultati, trasmissibili.
Il finale è uno dei migliori dello scrittore del Maine, accusato spesso di concludere i suoi romanzi in maniera affrettata, non all’altezza dei capitoli precedenti, ma questo a mio parere non corrisponde al vero. Stavolta, comunque, King si è superato, ha creato un finale nel Finale che lo coinvolge in prima persona, si autocita, alla grande, e con lui uno dei suoi testi migliori, un classico, ma con bravura, abilità, maestria, tanto di cappello.
Orrore o no, è il Re. Da leggere.

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