Assassinio di lunedì
Editore
Dan Turèll (1946-1993), scrittore, poeta, giornalista e performer, ha attraversato da protagonista la scena culturale danese di fine Novecento. L’inesauribile produttività – 87 titoli dal 1969 alla prematura scomparsa – il sorridente antiautoritarismo e l’inconfondibile sarcasmo stupito ne hanno fatto uno degli autori più amati di Danimarca. Assassinio di lunedì fa parte di una serie di dodici gialli.
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Assassinio di lunedì
Immaginate di passeggiare in una notte d’inverno a Copenaghen, voglia il caso che sia un lunedì come tanti altri, bavero del cappotto rialzato, testa incassata tra le spalle per ripararvi dalle sferzate del vento gelido, brrr che freddo, passo spedito e deciso a raggiungere il prima possibile un rifugio caldo, niente indecisioni, le idee con il gelo sono molto chiare. State attraversando una zona della città malfamata, o comunque senza residenze signorili, ma cosa ci potete fare? Abitate da quelle parti, la fortuna non assiste tutti. Dai dai affrettatevi, non manca molto per giungere a destinazione, ma no attenzione ascoltate bene, sentite, è un urlo, un’esplicita richiesta di aiuto? Tirate dritto, non sono affari che vi riguardano, andate oltre, non si fa così di solito? Seguite il buon motto non vedo non sento non parlo, evitate guai credetemi. Lo sapevo, non avete resistito, da cittadini irreprensibili quali siete vi siete precipitati a prestar soccorso e cosa avete trovato? Che tristezza, povera fanciulla, non siete arrivati in tempo, non avete potuto impedire la sua morte, non avete visto e identificato la mano assassina, e forse non riuscirete mai. Ecco cosa succede al giornalista, senza altro nome identificativo. Affianca nelle indagini il capo della polizia, gran brava persona, passano un bel po’ di giorni e notti a scovare indizi o uno straccio di prova che incastri il/la/i/le colpevole/i. Ci sarà solo una vittima? Tante? Poche? I nostri eroi chiuderanno con buon esito il caso?
Un noir che più nero di così non si può, un giallo da risolvere, un male da stanare che è un po’ una scusa per andare a parare oltre. Emerge la critica nei confronti della società, l’attacco al sistema, lo squallore dell’essere umano, il grigiore dell’ambiente intorno ai personaggi. Un giornalista cinico, irriverente, intelligente, pessimista, servitore di piatti colmi di parole crude, insaporiti da qualche chicca sull’amore (per il protagonista si tratta di un rapporto travagliato) che non guasta mai. Questo romanzo è un mix di sale e pepe, humor e serietà, ha un sapore amaro e alcolico, ha un odore di sigarette stantie ed un essenza nerissima, scocca frecciatine che colpiscono il bersaglio. Strappa delle risate, non sguaiate, composte, cattura il lettore in un vortice di pensieri e ragionamenti dal quale è difficile uscirne illesi in un batter d’occhio, ci vuole del tempo per fuggire da Copenaghen e tornare nella propria città.
Ho avuto qualche difficoltà con nomi e riferimenti culturali di vario genere a me sconosciuti, ma ciò non mi ha impedito di godermi la lettura. Diviso in più parti in base agli eventi significativi, oltre il finale. Scritto in prima persona, la voce narrante è Il Giornalista. Non c’è nulla di cruento o fiumi di sangue, direi molto sobrio.
Consigliato agli amanti del genere, lasciatevi rapire, siete in buone mani, non dovrete pagare nessun riscatto.
“Non accade nulla di drammatico. Solo una di quelle banalissime coincidenze che capitano ogni giorno, ma spesso sono proprio quelle che portano alla soluzione di un crimine”