Agatha Raisin. Campane a morto
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Lettura da evitare
Primo romanzo che leggo di questa serie e di questa autrice in generale, senza alcun dubbio anche l'ultimo.
Mi aspettavo un giallo "classico" in cui si indaga sugli omicidi avvenuti; invece, a sorpresa, in questo romanzo non si indaga mai, neppure un minuto.
La presunta investigatrice, Agatha Raisin, è quanto di più sgradevole possa esistere: rozza, maleducata, volgare, vanitosa, sciocca, una donna di mezza età che si professa investigatrice privata ma che in realtà è interessata solo a trovare l'uomo della sua vita. Mai che si cerchi un indizio, che si interroghi un testimone o un sospetto: nulla. Lei stessa nel corso del romanzo dice cose del tipo "dovrei mettermi a indagare, mi hanno pagata e non ho lavorato sul caso neppure un minuto, ma non ne ho voglia, ho la testa altrove..." Se non altro ne è consapevole.
È attentissima solo al suo aspetto e al suo abbigliamento, e nel corso dello stesso romanzo ha appuntamenti con un uomo, una relazione puramente fisica con un secondo e decide di chiedere di sposarla ad un terzo. Nel mentre gli omicidi si susseguono.
Non so se le espressioni particolarmente volgari e le parolacce siano presenti anche nella versione originale ma presumo di sì, che gli scatti d'ira di Agatha siano stati tradotti fedelmente.
È stato un vero sforzo arrivare in fondo a romanzo così brutto e scritto male, ma volevo capire dove si andasse a parare e come si sarebbe trovato il colpevole, dal momento che nessuno lo stava cercando.
Ebbene, col trucco più vecchio del mondo: fingere di sapere di chi si tratti e aspettare che il colpevole tenti di ucciderti. Originalissimo.