A cena con l'assassino A cena con l'assassino

A cena con l'assassino

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Lily Armitage ha deciso che non metterà mai più piede a Endgame House, la grande dimora di famiglia in cui sua madre è morta ventuno anni prima. I suoi propositi, però, vacillano quando riceve una lettera dalla zia, che la invita alla sfida tradizionale che si tiene ogni anno: il Gioco di Natale. In cosa consiste? I partecipanti dovranno trovare dodici chiavi con i dodici indizi a disposizione. Quest'anno c'è un premio speciale: l'atto di proprietà di Endgame House. A Lily non interessa nulla della casa, ma nel biglietto c'è un dettaglio che basta da solo a convincerla: durante i giochi verranno rivelati gli indizi per scoprire finalmente la verità sulla morte di sua madre. Ma è davvero così o si tratta di uno scherzo di pessimo gusto? Per scoprirlo, Lily deve trascorrere dodici giorni nella grande casa insieme ai cugini, risolvendo enigmi e indovinelli per rivelare, uno a uno, i segreti più oscuri della famiglia Armitage. Quando una tempesta di neve isola la casa da ogni contatto con l'esterno, tutto può succedere...



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A cena con l'assassino 2024-01-26 15:41:48 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    26 Gennaio, 2024
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Se Agatha Christie avesse scritto (male) "Shining"

Dopo anni ed anni di traduzioni illeggibili e volumi tenuti insieme più dallo Spirito Santo che dalla colla della rilegatura, avevo deciso di non acquistare più nuovi titoli pubblicati da Newton Compton. Ho scelto di fare uno strappo alla regola per "A cena con l'assassino", che si presentava come un romanzo nelle mie corde dal punto di vista della trama, con l'aggiunta di una struttura del testo abbastanza peculiare da intrigarmi. Così in poco tempo è stato aggiunto alla wishlist, donato alla sottoscritta da qualche anima pia e finito in cima alla TBR, tanto ero curiosa e ben disposta verso questo titolo. Scommetto che sentite già l'invece in arrivo...

La narrazione presenta un'ambientazione che non mi stanca mai: nella campagna dello Yorkshire sorge Endgame House, da decenni la dimora della famiglia Armitage, una dimora austera e dalla fama sinistra, con tanto di labirinto annesso. Qui il cadavere della madre dell'aspirante stilista Lily Violet è stato ritrovato in circostanze poco chiare, e sempre qui la giovane donna torna vent'anni dopo per far luce su questo mistero, ma non solo perché nel frattempo anche la morte della zia Liliana sembra tutt'altro che naturale. Questi tragici eventi e molti altri indizi portano la protagonista a capire che qualcuno all'interno della famiglia è disposto a fare qualsiasi cosa per diventare proprietario della tenuta.

Dal momento che ritengo importante cercare qualche punto di forza anche nei libri (soggettivamente o meno) peggiori, partiamo dagli aspetti positivi di questo titolo. Nonostante l'esecuzione non mi abbia entusiasmato, continuo a pensare che l'idea di includere dei giochi enigmistici rivolti alla protagonista ma anche ai lettori sia brillante; allo stesso modo mi sento di promuovere con riserva la rappresentazione di personaggi queer fatta da Benedict -che ho trovato un po' ridondante e forzata in alcune scene- ma voglio premiare comunque l'intenzione propositiva.

In modo più personale e frivolo, penso meriti un plauso la copertina, che risulta stilosa ed al contempo riesce a presentare molto bene il contenuto effettivo del volume. Tra i pregi mi sento di annoverare anche il buon ritmo e la leggerezza che permea gran parte della narrazione, rendendola per lo meno divertente.

E ora passiamo purtroppo ai tanti difetti. Il primo e più palese è la scelta di affidare la storia ad un narratore esterno; non ha senso per una quantità di motivi: seguiamo sempre e solo Lily, i suoi pensieri permeano l'intero testo, i riferimenti agli abiti ed ai marchi rimandano al suo lavoro di stilista... quindi perché mai lei non è la voce narrante del romanzo?!? I problemi della prosa purtroppo non si esauriscono qui, perché troviamo un utilizzo bislacco delle virgole e delle battute di dialogo innaturali e prive di logica tra domanda e risposta. Si potrebbe pensare che la "colpa" sia dei giochi di parole presenti nel testo, invece non è così.

Nonostante abbia letto tutti i gialli della cara Agatha, Benedict non riesce poi ad intrecciare una trama mystery davvero sorprendente, e questo è causato anche dalla scarsa caratterizzazione dei personaggi, che sono al meglio irritanti nella loro prevedibilità ed al peggio monodimensionali. Anche la protagonista non brilla particolarmente: sarà anche un asso nel risolvere gli anagrammi, ma deve aver concentrato su quello il suo unico neurone perché per il resto dimostra un'idiozia abissale, nonché un totale disinteresse per la propria sicurezza. Confidavo che almeno il finale riuscisse a risollevare la situazione, e invece... Oltre alla volontà di shockare il lettore, l'epilogo non ha un briciolo di senso, e rende definitivamente ridicola una premessa già assurda di suo: a parte veder morire qualche personaggio e riuscire ad imbastire una mezza dichiarazione d'amore, cos'ha ottenuto la protagonista che non fosse già suo di diritto a pagina uno?

Come in altre occasioni, il colpo di grazia lo da l'edizione italiana; capisco comunque la difficoltà nel tradurre i tanti giochi di parole, e non mi lamenterò di questo. Mi sento però in diritto di evidenziare la scarsa qualità delle immagini stampate, i tanti refusi presenti nel testo (che spesso riguardano i nomi dei personaggi stessi) ed i numeri delle pagine sbagliati nelle soluzioni a fine volume. Una rilettura anche distratta avrebbe permesso di sistemare per lo meno questo errore, imbarazzante in un libro che vuole presentarsi come intelligente.

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A cena con l'assassino 2023-09-24 09:23:17 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    24 Settembre, 2023
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Caccia al tesoro. O all’omicidio?

Fenomeno editoriale inglese, "A cena con l'assassino" deve probabilmente il suo successo alla capacità di innovare con qualche elemento di originalità una formula più che mai consolidata e amata dal pubblico, quella della serie omicida in uno spazio chiuso e inaccessibile, in questo caso l’antica magione di famiglia “Endgame House”, isolata a causa di una tempesta di neve.

Endgame, un nome che è già un programma. In questa casa, infatti, tanti anni fa, prima che terribili tragedie distruggessero la famiglia, a Natale si organizzavano tradizionali giochi rompicapo a base di anagrammi e indovinelli. Zia Liliana, prima di morire, decide di organizzare l’ultima sfida per i suoi familiari: chi riuscirà a resistere per dodici giorni, risolvendo dodici enigmi e trovando così altrettante chiavi, otterrà in premio non solo l’eredità della casa ma anche la verità, portando alla luce i più oscuri segreti di famiglia. Finalmente, per la protagonista Lily, è l’occasione per scoprire cosa è accaduto a sua madre ventuno anni prima.

Sicuramente Alexandra Benedict attinge a piene mani alla tradizione del genere, confezionando un’opera che vuole, per ambientazione e toni, richiamare i gialli logici, misurati ed eleganti di cui Agatha Christie era maestra. L’elemento innovativo è invece la dimensione del gioco, non solo il fatto che lo scheletro della storia sia proprio la risoluzione dei rompicapi, ma che il lettore venga allettato con la stuzzicante speranza di poter partecipare al gioco, risolvendoli in prima persona. Speranza del tutto disattesa, purtroppo. Non so se la fruizione in lingua originale possa condurre a risultati diversi, ma nella mia esperienza personale di lettrice italiana, pur amante di enigmistica, i giochi di parole e i collegamenti proposti sono risultati del tutto inaccessibili. A peggiorare la situazione, pur non avendo capito nulla degli indizi forniti, l’individuazione del colpevole è risultata invece piuttosto intuibile già da metà libro. Mancando i meccanismi ingegnosi e imprevedibili che hanno fatto la grandezza di tanti gialli, ci si sarebbe potuti appellare almeno ai personaggi. Invece debole, se non del tutto assente, è l’approfondimento dei caratteri, tant’è che persino la protagonista risulta a mio avviso distante e inespressiva.

In conclusione, un romanzo in cui l’originalità dell’idea è indubbiamente superiore all’esito della realizzazione. Peccato, rimane la delusione di un’occasione sprecata.

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