7. Il numero maledetto 7. Il numero maledetto

7. Il numero maledetto

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Mary Shayne desiderava che il suo diciassettesimo compleanno fosse speciale, un evento da ricordare, ma di certo non immaginava che si sarebbe svegliata nuda, nel letto di un negozio di mobili, con i postumi di una terribile e inspiegabile sbronza. E la giornata prosegue nel peggiore dei modi: a scuola nessuno le fa gli auguri, né le sue migliori amiche, Amy e Joon, né il suo ragazzo, Trick, che anzi la lascia. Con il trascorrere delle ore, Mary si convince sempre di più che qualcuno sta tramando contro di lei, e i fatti le danno ragione: prima della fine della giornata viene uccisa a sangue freddo. Ma la morte non è che l’inizio di una nuova odissea.



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7. Il numero maledetto 2020-01-20 12:35:48 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    20 Gennaio, 2020
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5+2. Il numero del nosense

"7. Il numero maledetto" è un thriller con un paio di elementi dei generi horror e paranormale; lo spunto della storia è davvero interessante (peccato sia quanto di meglio il romanzo abbia da offrire ai suoi lettori): nella prima parte del volume, una ragazza viene assassinata in circostanze misteriose, mentre nella seconda la vediamo rivivere alcuni momenti del suo ultimo giorno attraverso gli occhi dei suoi potenziali assassini.
Nelle vesti di questa detective spettrale troviamo la neo diciassettenne Mary Shayne, ragazza newyorkese molto avvenente ed inguaribile festaiola. La mattina del suo compleanno si risveglia nello showroom di un negozio d'arredamento senza abiti e ferita; la giornata continua in modo sempre più strano fino a culminare con la sua morte. In una sorta di moderno contrappasso -che a tratti riporta alla mente anche l'incontro con i fantasmi del Natale di Ebenezer Scrooge- Mary si ritrova ad "indossare" i corpi delle persone a lei più vicine e, attraverso dei flashback

«Un intero, dettagliato ricordo le era appena passato per la mente, proprio nel momento in cui il portiere aveva usato quella frase. Qualcosa le aveva rammentato un evento passato e aveva ricordato l’intera esperienza, all’improvviso.
Ma era un ricordo di Scott.»

decisamente anticlimatici, capisce di aver avuto spesso un comportamento detestabile e che tutti loro avevano dei (non sempre) validi motivi per odiarla.
Con queste premesse, il libro aveva a mio avviso un grande potenziale che però viene sprecato in una storia piena di contraddizioni e buchi di trama; giusto per iniziare, come può la protagonista indigente permettersi di frequentare una scuola per ricconi, senza neanche una borsa di studio?
La parte più assurda arriva però con il personaggio della madre. Riguardo al suo stato di salute sappiamo che

«Prima che le ragazze uscissero per andare a scuola, con il buono o con il cattivo tempo, la mamma doveva prendere i farmaci broncodilatatori per il suo enfisema [...]. Aveva bisogno che le portassero tutto a letto, insieme al pacchetto di Virginia Slims che teneva nella cassettiera, agli antidepressivi e stabilizzatori dell’umore per il disturbo bipolare e all’OxyContin e vitamina B12 per la sindrome da stanchezza cronica.»

e nonostante la malattia, le dipendente e il suo non essere autosufficiente (a parte la scuola, non la lasciano mai sola), le hanno permesso di cresce da sola le figlie per dieci anni. Ma dove sono i parenti e gli assistenti sociali? A me non pare assolutamente credibile, e devo anche dire che per questa totale assenza di adulti responsabili questo libro mi ha ricordato parecchio "Tredici" di Jay Asher, con il quale condivide -ironia della sorte- anche il titolo numerico.
Vogliamo parlare poi della terrificante maledizione egizia? Vi consiglierei di leggere il libro solo per arrivare a quel punto e farvi delle grasse risate, ma senza dilungarmi troppo mi chiedo soltanto come questo incantesimo potesse provare che un corpo non ha sette anime. Ma lo dice Horus, quindi mi fido.
In linea con la trama, i personaggi sono delle contraddizioni viventi, oltre ad essere monocaratteriali nel migliore dei casi. Dell'intero gruppo di haters mi sento di salvare solo Amy, perché tutti gli altri potevano semplicemente mollare Mary se la odiavano a tal punto; in particolare è assurdo il caso di Dylan... la detesta perché non si è potuto fare la sorella?
I peggiori sono però la famiglia Shayne e, per quanto ci venda dipinta come stronza, Mary nel complesso ne esce come la migliore. Abbiamo infatti: una madre che, trascurata dall'amato marito, decide di tradirlo e non si occupa delle figlie se non dopo morte; una sorella che progetta vendette assurde, ha informazioni che non dovrebbe conoscere e trascura un passaggio non solo fondamentale, ma anche ripetuto due volte; un padre psicoterapeuta che, come tutti i medici seri e professionali, scoprendosi tradito pensa di risolvere tutto con una (inutile) maledizione egizia.
Per quanto riguarda il target, il romanzo si rivolge al mercato young-adult, con un cast composto quasi esclusivamente da adolescenti, ma per i modelli che propone non mi sentirei di consigliarne la lettura ad un pubblico di ragazzi. Vediamo ad esempio il grande classico della protagonista belloccia che giudica chiunque non si vesta alla moda

«Non è carina come me, pensò Mary. [...] Ma ha assolutamente qualcosa di buono, se solo cercasse di rendersene conto...»

o che fa spesso riflessioni sessiste e fuori contesto.

«Di norma, Mary dava per scontate cose del genere: è ovvio che sia il ragazzo a pagare il taxi.»

Dall'altro lato vediamo questi ragazzi condurre delle vite da adulti; l'esempio più lampante è Patrick "Trick" che prima viene cacciato di casa e poi vive in un albergo -sperperando in alcool e droga- a spese dei genitori. Ma che razza di punizione sarebbe?
Purtroppo neanche lo stile si salva, tra un utilizzo indiscriminato dei puntini di sospensione e ripetizioni fastidiose,

«[...] all’improvviso le si formò in mente un’immagine. Un’immagine CUPA, FOSCA E IRRICONOSCIBILE, le passò per la testa proprio in quell’istante.»

ma l'aspetto più seccante (e ironicamente, facile da risolvere) è la narrazione in terza persona, perché essendo così confusa e caotica sarebbe stata molto più indicata la prima persona dal punto di vista di Mary.
Così almeno i continui riferimenti alle marche di abiti ed accessori avrebbero trovato una motivazione.

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7. Il numero maledetto 2012-03-22 18:05:15 Ooornella
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Ooornella Opinione inserita da Ooornella    22 Marzo, 2012
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Riesce ad intrattenerti

Partendo dal presupposto che questo libro ha una trama molto piu profonda del contenuto vero e proprio.Sinceramente mi aspettavo molto di piu, ma riesce comunque a tenerti col fiato sospeso fino alla fine. Il fatto che Mary riviva il giorno della sua morte ben 7 volte secondo i punti di vista dei suoi 7 assassini è molto intrigante, fatto sta che dopo averlo finito ho preso in considerazione il fatto che avvolte gli amici veri non esistono e che molte volte facciamo del male alle persone a noi care senza nemmeno rendercene conto. E' un libro piacevole e riesce ad intrattenere il lettore, mi è piaciuto molto e non mi pento di averlo acquistato, anche se ribadisco il fatto che il contenuto rispetto alla trama lascia un pò a desiderare.Spero di esservi stata di aiuto.Ornella

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