Un assassino alle porte
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La vendetta del Ginn
Terzo e penultimo capitolo della saga di Elias Veturius, Laia di Serra e Helena Aquilla.
Laia, con l’aiuto di Elias è riuscita a liberare il fratello Darin dalle terribili prigioni di Kauf, ma il prezzo da pagare è stato altissimo: una scia infinita di morti e, tra questi, pure Elias, avvelenato dalla madre, che si è dovuto accordare con la Traghettatrice di Anime per restare ancora sulla terra, in un'esistenza sospesa nella Foresta del Crepuscolo. Però dovrà imparare da lei a guidare i fantasmi dei defunti a “passare oltre”, perché non infestino i viventi. Per farlo dovrà arrendersi alla magia di Mauth, dimenticare la sua natura umana e abbandonare Laia di cui è perdutamente innamorato.
Laia, invece è giunta nel regno di Marinn dove spera di convincere il fratello a produrre le armi nel famoso e indistruttibile acciaio di Serra. Ma è solo la prima tappa, poiché il suo compito è quello di guidare la Resistenza e sconfiggere il subdolo e insidioso Signore della Notte, che vuole vendetta su tutti i Dotti per il loro tradimento di oltre mille anni fa.
Nel frattempo in tutto l’impero imperversano i Marziali che sterminano senza pietà le popolazioni di Dotti, rei di aver fomentato una rivolta, e pure di Tribali, il popolo che ha cresciuto Elias ora nemico dell’Impero. La terribile Comandante Keris Veturia, sua madre, trama per detronizzare l’imperatore Marcus e non si ferma di fronte a ogni bassezza e tradimento della sua gente. Helena, ormai per tutti l’Aquila Sanguinaria, dovrà difendersi dalla sua ex istruttrice all’Accademia di Rupenera, dall’imperatore (che la odia, le ha sterminato la famiglia, continua a infierire sulla sorella, ora divenuta sua moglie, ma che, tuttavia, non può fare a meno di lei per restare sul trono), dai numerosi nemici che premono ai confini dell’impero e dal subdolo e insidioso Signore della Notte. Il re dei Ginn, infatti, cerca di recuperare l’ultimo frammento della Stella magica che consentirà di liberare il suo popolo dalla prigionia nella Foresta del Crepuscolo e dar inizio alla vendetta finale sugli umani.
Da questi pochissimi accenni sui primi capitoli del libro, si comprende come di carne al fuoco, in questo terzo volume, ce ne sia tanta, forse troppa, soprattutto perché, man mano che si procede nella lettura, aumentano i fili narrativi da seguire e le sempre più complicate trame che essi intrecciano. e nessuno di essi viene riannodato. La magia, quasi assente nel primo libro e poco presente nel secondo, diviene predominante e prevaricante in questo. Come un fiume in piena che ha rotto gli argini, ogni gesto, ogni vicenda è pesantemente influenzata da questo o quell’intervento magico. Nessuno dei personaggi principali è esente dal possedere qualche potere “soprannaturale” e l’esoterismo di fondo trabocca e pervade ogni cosa rendendo ogni passaggio che faccia appello alla sola logica della realtà, opinabile e nebuloso. Ciò, in aggiunta al fatto che, appunto, le varie avventure che si sviluppano divengono, pagina dopo pagina, più intricate e caotiche, rende l’intera narrazione abbastanza confusa e ambigua. Probabilmente, ma non mi sono preso la briga di controllare, anche le semplici concatenazioni temporali sono scarsamente rispettate, ma rese elastiche per assecondare il narrato.
Detto ciò sull’impianto generale del libro, per quanto attiene alla sua vera essenza non si può non notare, una volta di più, che questa è una storia di profughi, di donne violate, di bambini uccisi, per il solo gusto di farlo; una storia di dolore e sangue, di città date alle fiamme, di capi resi folli dal potere, di crudeltà incarnata in esseri che si dicono umani ma che, nella sostanza, sono carenti di ogni brandello di umanità. Insomma è una storia che pur essendo ambientata in un mondo totalmente inventato sa troppo di realtà per essere veramente piacevole. È una storia che, purtroppo, sembra l’immagine, solo un po’ deformata da uno specchio concavo, di quello che leggiamo ogni giorno sui giornali, al punto da ingenerare il sospetto che si tratti quasi di una mimesi letteraria del nostro Mondo, di una sorta di metafora (biografica?) del nostro quotidiano.
Dal punto di vista stilistico, osservo che tutte le vicende sono narrate sulla medesima nota monocorde: tragica, dolente e straziante. Un romanzo ideale, a mio avviso, dovrebbe avere un andamento ciclico, anzi, sinusoidale, con momenti di tensione e pathos alternati da tregue, parziali risoluzioni di conflitti, ove consentire al lettore di rifiatare, crearsi delle aspettative per un esito positivo o, comunque, maturare attese. Qui, invece, come in una ininterrotta valanga, non ci sono pause e non esiste un vero climax: ogni capitolo, ogni paragrafo è fradicio di sangue, patimenti e strazio esattamente come il precedente. Anche le poche parentesi parzialmente positive sono immediatamente offuscate da contemporanei disastri. Ma una corda se è troppo tesa rischia di spezzarsi e una narrazione se è troppo affannata dopo un po’ fa perdere la compartecipazione, l’empatia del lettore che diventa refrattario ad ogni nuova sventura. Ho notato, poi, che i personaggi principali, pur con le loro incertezze e titubanze, sono graniticamente delineati, in un modo, forse, eccessivamente schematico.
Nel complesso, però, si tratta di un romanzo angoscioso e straziante, sì, ma che vale la pena di leggere. Il fatto stesso che abbia sentito la necessità di spendere tante parole per evidenziarne i lati negativi testimonia il fatto che, accettati quelli che per me potrebbero essere difetti, sostanzialmente è un’ottima storia, innovativa nell’ambito del genere letterario fantasy; una saga che apre nuove strade all’immaginazione. Notevole, tra l’altro, che si sia voluto abbandonare il manicheismo tipico di questo filone narrativo: nessuno, qui, è totalmente buono o totalmente perfido. Anche i “vilain” di turno hanno il loro lato amorevole che, prima o poi, viene rivelato. Insomma, come dicevo, un buono specchio di quello che è la realtà e, forse pure, un’allegoria che potrebbe esserci di ammonimento nel momento stesso in cui ci mostra, senza veli e ingrandito come sotto un microscopio, il lato oscuro che alligna in ciascuno di noi.