Tra le braccia di Morfeo
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(Non) ritorno al Paese delle Meraviglie
Se già al momento di iniziare "Il mio splendido migliore amico" avevo mantenuto le aspettative basse perché fiutavo il trash nell'aria, con il secondo capitolo della serie ero ancor più preparata: al mio scoramento base dato da target e periodo di pubblicazione, si aggiungeva la consapevolezza della particolare estetica scelta da Howard per la sua trilogia d'esordio. Con tutte queste precauzioni, sono quindi riuscita ad affrontare la lettura di "Tra le braccia di Morfeo" limitando al minimo il numero di roteamenti oculari, e portando al massimo le risate per l'assurdità della storia; un buon metodo, che preferirei dover usare il meno possibile però.
La narrazione riprende ben un anno dopo l'epilogo del primo libro, una scelta per lo meno bizzarra se consideriamo la fretta dei personaggi per salvare il Paese delle Meraviglie, dopo aver ignorato la minaccia di Rossa nei dodici mesi precedenti; in realtà vengono menzionati i fiacchi tentativi di Morpheus per mettere in guardia Alyssa, ma si poteva fare decisamente di più. La trama non ruota però attorno al confronto tra la ragazza e l'ex sovrana, perché questo è il classico libro di mezzo che deve portare la protagonista dal quasi lieto fine del primo romanzo alla battaglia finale nel terzo. E quindi come riempire qualche centinaio di pagine? semplicemente con uno schema da ripetere a nastro: Morpheus chiede ad Alyssa di tornare nel Paese delle Meraviglie e lei rifiuta, qualche creatura sovrannaturale compare nel mondo umano e provoca caos o incidenti, la protagonista si sente in colpa ed è quasi pronta a cedere ma qualcosa la ferma, così il ciclo può ricominciare.
Questa scelta narrativa ha dei risvolti sia positivi che negativi: da un lato rende il testo meno caotico del suo predecessore, ma dall'altro rallenta notevolmente il ritmo; per fortuna il rischio di annoiarsi viene scongiurato dalla brevità del volume. Lo stile di Howard mi ha lasciato altrettanto combattuta, perché si perde in inutili descrizioni sull'abbigliamento e gli accessori dei personaggi, però riesce anche ad inserire degli elementi horror molto efficaci: mi ha fatto provare più di un brivido di disgusto, cosa per nulla scontata se pensiamo che si tratta pur sempre di una storia per lettori giovani.
Per quanto riguarda i personaggi, siamo ad un passo dall'insufficienza. Sorvolando sul fatto che tutti abbiano dei nomi assurdi (e non parlo degli abitanti del Paese delle Meraviglie) e dei soprannomi ancor più assurdi, si tratta di caratteri che vivono praticamente in funzione alla storia; un esempio palese è la madre di Alyssa, che viene stravolta solo per adattarsi alla trama ideata dall'autrice. La nostra protagonista invece fa qualche passo avanti, dimostrandosi meno passiva, peccato impieghi dozzine di pagine per unire i puntini e sia ancora dipinta come insicura cronica; sui suoi interessi amorosi preferisco non pronunciarmi, perché sarà ormai chiaro come la penso sugli uomini ossessionati dalla possessività, segnalo però il deciso aumento di rilevanza della parte romance. Messa così sembro un'odiatrice delle storie romantiche, ma in realtà mi da soltanto fastidio che queste scene siano inserite nei momenti meno opportuni, perché così falliscono nel loro intento di creare della tensione romantica.
Sul versante fantasy, ci viene fornito qualche nuovo elemento di world building con la presentazione del Mondo dello Specchio -interessante ma non ancora sfruttato- mentre il Paese delle Meraviglie tanto importante nel primo libro viene completamente accantonato in favore del mondo umano, che come ambientazione non ha altrettanto fascino purtroppo.
E dopo un intero romanzo di scene grosso modo inutili, ci troviamo con un finale a dir poco affrettato che però mette delle ottime basi per l'ultimo capitolo della serie. La cara Anita riuscirà a darci una buona (non voglio azzardare troppo) conclusione?
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