Shadowhunters. Città degli angeli caduti
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Per fortuna ci sono i sedicenni...
Aver lasciato passare due mesi dalla lettura di "Città di vetro" non è stata l'idea del secolo, perché ho finito per scordare serenamente buona parte delle sottotrame di The Mortal Instruments. Per fortuna la cara Cassandra già nel lontano 2011 aveva previsto questo mio errore, e per ovviare ha ben pensato di includere degli utili -ma forse un po' tediosi- spiegoni riassuntivi nei primi capitoli di "Città degli angeli caduti". Con tutte le informazioni necessarie bene a mente, possiamo quindi procedere in questa cosiddetta seconda trilogia.
La trama è quello che potremmo definire gergalmente un mappazzone: Clare alterna con il suo solito ritmo frenetico scene del tutto scollegate tra loro, assicurandoci però che le fila di tutto sono mosse da un unico villain; il risultato è l'effetto "Calice-di-fuoco", per cui abbiamo un piano orchestrato in modo tanto cervellotico quanto inutile a conti fatti. Di base vediamo Clary alle prese con l'onnipresente (ma ancora non diagnosticato) bipolarismo di Jace che la vuole, ma non la merita, ma la vuole comunque, ma poi la molla, ma invece no; dall'altro lato troviamo Simon che si deve baracamenare tra una sequela di personaggi interessati a lui, chi per i suoi poteri di vampiro Diurno chi per motivi sentimentali. Sullo sfondo troviamo l'imminente matrimonio tra Jocelyn e Luke, gli inutili bisticci tra Alec e Magnus e una parentesi dedicata al passato di Maia che andrebbe anche a toccare temi importanti, ma viene risolta con troppa facilità.
A conti fatti i personaggi non fanno altro che correre in giro per New York, combinando ben poco e non comunicando tra loro le informazioni necessarie; e ovviamente sto parlando degli adolescenti perché in questa storia i personaggi adulti hanno la stessa utilità di un paracadute di ferro. Tra l'altro, basandosi sul plot twist principale, molti degli avvenimenti precedenti risultano del tutto insensati, come la storia del bambino abbandonato. Anche il sistema magico vive in mera funzione della trama, motivo per cui vengono introdotte nuove regole spesso in netta contraddizione con quanto visto nei volumi precedenti.
Nonostante questi difetti, in parte per il ritorno a New York -una location che Clare riesce a rendere molto bene- e in parte perché ormai ho fatto il callo all'umorismo della cara Cassandra (come anche alla sua narrazione caotica che trasforma tre giorni in un'epopea di un mese minimo), "Città degli angeli caduti" mi ha saputo intrattenere e divertire, e non solo per merito di biglietti da visita demoniaci o quartetti d'archi di lupi mannari.
I personaggi sono forse l'elemento più memorabile di questa storia in senso positivo, a parte Jace che penso detesterò a vita, con il suo atroce modo di parlare artefatto. Clary ha qualche sprazzo di lucidità e buonsenso, nonostante continui a fare scelte impulsive molto stupide, ma chi mi ha veramente colpito è Simon: chiudendo un occhio sui doppi appuntamenti, troviamo un personaggio non solo finalmente centrale nella storia ma anche protagonista di alcuni tra i dialoghi più ben scritti del libro; a questo si aggiunga che ho adorato le sue interazioni con Jace ed il loro rapporto di nemici-amici. Per quanto riguarda i personaggi secondari, ho scoperto un inaspettata simpatia verso Isabelle, che pian piano sta dimostrando un carattere vero, al di là dello stereotipo della tipa-tosta.
In definitiva, è stata una lettura genuinamente divertente ma ho l'impressione che questa serie potesse dirsi conclusa già al terzo volume: l'autrice sta chiaramente ripescando idee già sfruttate e cambiando le sue stesse regole magiche per allungare la saga. Buon per (il taccuino di) lei, malino per noi lettori.
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SI CONTINUA COL N°4!
La trama riprende da dove eravamo rimasti con la prima trilogia: Jace, tornato in vita grazie al desiderio di Clary espresso all’Angelo Raziel, sembra subire qualche effetto collaterale; Alec e Magnus sono in vacanza in giro per il mondo; Simon si incontra sia con Maia che con Izzy, e Clary cerca di capire perché Jace la tiene lontana (di nuovo, aggiungerei). Ma mentre i personaggi continuano a vivere la loro vita, in città iniziano ad accadere cose strane: bambini deformi trovati morti, Shadowhunters assassinati, un nuovo lupo mannaro che dice di voler proteggere il Diurno. Presto il gruppo dovrà ricompattarsi per risolvere non pochi problemi, un nuovo cattivo farà la sua entrata a effetto e… beh, il resto leggetelo.
La storia mi è piaciuta e resta ovviamente parecchio aperta sul finale (libro 5 appena cominciato!). Quello che continua a non andarmi proprio giù è il personaggio di Clary (mi dispiace, è più forte di me, a tratti ho anche sollevato gli occhi al cielo durante la lettura!), ma per fortuna si bilancia con gli altri co-protagonisti. Simon è un grande come sempre, Isabelle l’ho rivalutata (in senso positivo) e Alec e Magnus sono semplicemente perfetti, peccato che compaiano poco rispetto agli altri. Per quanto riguarda Jace, ogni tre per due viene rimarcato quanto sia pallido, con le guance scavate, gli zigomi sporgenti, le fossette sulle tempie e le borse sotto gli occhi… Un fiore, insomma! Quello che mi ha dato fastidio non è tanto il fatto che il belloccio di turno non abbia proprio i tratti tipici… beh, di un belloccio, poiché ci sono dei buoni motivi sul perché Jace sia così stravolto. Quello che mi ha dato fastidio è stato invece leggerlo davvero quasi in ogni paragrafo.
Gli scrollamenti di spalle, devo ammetterlo, questa volta non li ho contati. All’inizio erano davvero troppi e mi ero stancata di recuperare la matita per segnarli. Tuttavia, a occhio, mi è parso che ce ne siano stati un po’ meno. Diciamo che lo stile (o la traduzione?) ha degli alti e bassi allucinanti, da descrizioni encomiabili a errori banali che fanno cascare le braccia (le ripetizioni, accidenti! Basta tenersi affianco un dizionario dei sinonimi e contrari mentre si scrive! E poi neanche, perché perfino Word suggerisce i sinonimi delle parole!).
Quindi, che dire, se avete letto gli altri romanzi, perché fermarvi? Serve per passare qualche ora avvolti in un mondo che stuzzica non poco la fantasia!
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Un bambino avrebbe scritto meglio
Ho letto questo libro soltanto perché, per un semplice caso fortuito(?), mi è capitato tra le mani. Si tratta del quarto tomo di quella che inizialmente era una trilogia; ebbene, se c’è una cosa che ho imparato in questi anni, è che le trilogie devono rimanere tali. Non c’era alcun motivo per continuare la storia: tutti i misteri e le questioni erano stati risolti, il cattivo sconfitto, perciò l’autrice ha dovuto introdurre, per forza di cose, un nuovo malvagio e nuovi problemi. Tuttavia, devo riconoscere che la Clare è riuscita a collegarli molto bene con i precedenti. Ancora una volta, troviamo Jace tormentato (e ti pareva; a quanto pare il Jace allegro e spensierato è un esclusiva del primo volume); Clary, che nell’ultimo libro aveva acquistato una parvenza di utilità, la perde qui completamente. Con mio grande disappunto, Magnus e Alec sono presenti solo nell’ultima parte della storia e, per quanto mi piaccia il loro rapporto, ho trovato la soluzione ai loro problemi assolutamente ridicola; in più, è come se l’autrice ne avesse in parte cambiato il carattere, soprattutto di Magnus. Per quanto riguarda Maia, mi ha deluso il modo in cui perdona Kyle-Jordan: dopo anni che lo odia ferocemente bastano un paio di spiegazioni, una lotta fianco a fianco, e lo bacia… okay, coerente. Infine; in questo capitolo non è ben chiaro chi esattamente sia il protagonista, penso che si possa definire più un romanzo corale ma, se proprio dovessi sceglierne uno tra i vari personaggi, direi che questi è Simon; quindi, bé, cambio di primo attore come continuazione di una storia… non so se è proprio fattibile. Nonostante questo ruolo di primo piano, la Clare riesce comunque a farlo sembrare sfigato ed escluso (quest’ultima cosa le riesce davvero bene, i miei complimenti!). Ma parliamo adesso delle love story di Jace e Clary, Maia e Jordan, Alec e Magnus: ognuna è caratterizzata da problemi diversi (almeno questo) ma tutte sono contraddistinte dall’essere “L’amore che tutto può”. Già questo è bastato a darmi fastidio (dopo Twilight sono diventati tutti così, eh vabbè) ma il fatto che li connoti tutti nello stesso modo, questo no. Per ognuna di queste coppie la Clare ha fatto dire ai personaggi almeno una decina di volete (per Jace e Clary un milione visto che sono la coppia principale) che i loro sentimenti sono resi palesi “dal modo in cui si guardano”. Okay dirlo una, due volte, è una bella frase, ma scriverla trecentomilioni di volte no. Viene la nausea!Per quanto riguarda la trama in sé, non annoia, a tratti suscita addirittura curiosità ed il finale è inaspettato ma, comunque, ancora una volta non mi ha preso come speravo. Sicuramente complici di questo, le numerose contraddizioni. Giusto per dirne qualcuna: Clary è nella stanza di Izzy con Jace, il quale improvvisamente estrae un pugnale che aveva lasciato nella propria camera: ha usato il teletrasporto come Goku?Nella battaglia finale la ragazzina pone nel fodero il pugnale di Jace, due righe più in basso, lo Shadowhunter lo ha di nuovo in mano, altre due righe ed è di nuovo nel fodero... mmm, okay!Nella medesima situazione, Simon non si regge in piedi a causa del sangue che ha bevuto, due minuti dopo sta perfettamente bene… d’accordo che è urban fantasy, però!Vogliamo parlare poi dell’incisivo scheggiato e delle piccole cicatrici che Jace ha sul viso e che non sono mai state nominate?La Clare cita questi dettagli per la prima volta dopo tre, e dico TRE, libri!Cioè, nella trilogia e per metà del quarto volume non ha fatto altro che dire che il ragazzo è bellissimo, è perfetto, la pelle così, i muscoli colì, per non parlare dell’INFINITA’ di volte in cui dice che gli occhi e i capelli di questo benedetto sono dorati, e non ha mai speso mezza parola a proposito di questi particolari che adesso tira fuori così! E come se non bastasse, ha anche il coraggio di dire che la scheggiatura al dente era piaciuta a Clary dal primo istante; sì, le era talmente piaciuta che non ce l’aveva mai detto. E infine, la ciliegina sulla torta: la scrittura. Allora, non mi sono messa a vedere chi sono il traduttore e l’editor della storia, ma vi prego, vi prego, spiegate a questa gente che Clary è una femmina, santo dio!, e pertanto ci si deve riferire a lei con “le” non “gli”!!!!Nemmeno un bambino delle elementari potrebbe fare errori del genere, figurarsi un editor!Ma questo è solo l’apice. Per tutto il volume sono disseminati possessivi fuori luogo, errori di battitura d’ogni genere, parole magicamente scomparse, nomi di personaggi che cambiano improvvisamente (Jace diventa Simon!), espressioni sbagliate ed ho dovuto rileggere una marea di pensieri perché non si capiva chi stava parlando o a chi si riferiva. Infine, come sempre il titolo del volume, così come quello dei singoli capitoli e le citazioni, hanno ben poco a che fare con ciò che accade nella storia.
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Anche i Cacciatori sono stati bambini
Conclusa la prima trilogia, quella che ruotava intorno alla “scoperta” di Clary del mondo degli Shadowhunters e alla lotta contro il malvagio Valentine, si può dire che con questo quarto volume inizia una nuova fase (anche qui composta di tre libri), una fase che ruota intorno alla “consapevolezza” delle distinzioni tra Nascosti e Mondani e del ruolo che hanno effettivamente i Cacciatori verso le altre razze, e dove subentra come nuovo cattivo Sebastian, il figlio naturale di Valentine (allevato in contemporanea ma all’insaputa di Jace).
Più che Clarissa, già sfruttata come personaggio e relegata perciò a un ruolo meno attivo (ma non meno difficile), è il “gruppo di fuoco” dei suoi amici ad acquisire maggiore spessore: prima di tutto Jace, il vero eroe tormentato, assolutamente credibile nella sua spaccatura interiore tra la lealtà verso gli affetti passati e l’aspirazione a divenire il guerriero perfetto (e senza pesi ereditari) che tutti vorrebbero diventasse; quindi, Simon, che ha smesso da tempo di essere l’amico nerd, terzo incomodo, e che finisce per essere sempre più decisivo nello svolgere della trama, e nei vari legami che uniscono il variopinto mondo non visibile di New York (non più solo Grande Mela ma anche moderna icona fantasy per eccellenza, rifugio di fate, stregoni, vampiri e licantropi).
E, su tutti, si fa sempre più fulgido il vero personaggio-gioiello della serie, quel Magnus Bane, stregone plurisecolare, stralunato, appariscente e al contempo carismatico, che ha attraversato le epoche facendo strage di cuori maschili e femminili, mortali ed immortali, e che però forse, dopo tanto errare, trovare e perdere in amore, ha finalmente raggiunto un ultimo intenso approdo…
L’opera della Clare è ancora incompiuta e in divenire, ma merita come sempre un’appassionata lettura.
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Struggente
Jace e Clary nascondono un segreto; un terribile segreto che però non possono svelare agli altri.
Ma Jace si comporta in modo sempre più strano con Clary e la ragazza non sa più da che parte prenderlo. E poi cosa sono quelle occhiaie blu sotto i suoi occhi? E la stanchezza perenne che aleggia sul suo volto? Clary non capisce e ne soffre terribilmente. Ma la giovane Shadowhunter non sa che Jace è perseguitato da terribili incubi i quali, sommati al fatto di non sapere chi sia veramente (Jace Lightwood? Jonathan Morgersten? Jonathan Herondale?), lo portano sull'orlo della pazzia.
Ma non c'è tempo per riposare, pensare, capire: una potente vampira sembra esser tornata in città per ottenere l'aiuto di Simon e, nel frattempo, uccidere alcuni Shadowhunters che furono parte del Circolo di Valentine. Cosa succederà ai nostri amici?
Bello. Non riesco a dire nient'altro. Cioè, sì, ma bello è sicuramente stato il mio primo pensiero.
In questo romanzo c'è qualcosa che è veramente struggente, ovvero la storia d'amore tra i due protagonisti. Mi è piaciuto davvero perchè, al di là di tutti gli avvenimenti che concorrono a formare il romanzo (e che questa volta ho trovato deliziosamente originali), la storia d'amore tra Jace e Clary è ciò che più di tutto da un aspetto cupo alla storia intera. Penso che l'autrice sia riuscita ad incarnare perfettamente la mia idea di amore, ovvero qualcosa di così potente da poter distruggere una persona fin dentro l'anima.
Questo romanzo, di contro, è anche molto difficile da sopportare, proprio per le cose appena dette: se vi immaginate di essere Clary (o Jace, se siete maschietti), non potrete non restare angosciati per tutte le pagine; e anche quando tutto sembrerà concludersi....aspettatevi il peggio.
Devo ammettere di aver versato qualche lacrimuccia in alcuni punti ed in particolare dopo aver concluso la lettura.
Presto mi tufferò nel prossimo romanzo, ma ho un po' paura di cosa potrò trovarci; e, intanto, mi chiedo se quelle due povere anime (che sento così vicine, per strani motivi) troveranno mai un po' di pace.
Consigliato, ma solo se avete letto i precedenti, naturalmente =)
NB: molti vi direbbero che il finale ha rovinato tutto; non sono d'accordo. Per me, il finale apre un mondo. Che poi mi dispiaccia sia andata così....è un altro paio di maniche.