Rebel. Il deserto in fiamme
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Appropriazione culturale Q.B.
Mi rendo conto che a volte sono un po' prevenuta nei confronti della narrativa per ragazzi, ma anni ed anni di letture al massimo mediocri sbandierate come capolavori imperdibili mi hanno portato ad essere sempre più diffidente verso questo target. E purtroppo "Rebel. Il deserto in fiamme" non si è dimostrato un'eccezione alla regola, rivelandosi un'amalgama composta da cliché già visti in centinaia di altri libri ed una prosa decisamente infantile. Anche comprensibile, dal momento che si tratta proprio dell'esordio di Hamilton, ma impossibile da accostare alla definizione «straordinariamente originale e affascinante» data dalla CE italiana.
Per inventare il suo universo narrativo, la cara Alwyn unisce un contesto simil-mediorientale tanto in voga nel panorama fantasy una decina di anni fa con degli elementi tipici dei film western, come pistole, ferrovie, miniere e canyon; il tutto viene racchiuso nel quadro del solito governo oppressivo che un manipolo di adolescenti dovrà debellare. In questo scenario veniamo affidati al POV di Amani Al'Hiza, una ragazza proveniente dall'Ultima Contea, dove abbondano soltanto povertà e proiettili; mentre porta avanti il suo piano per sfuggire ad un matrimonio impostole dalla famiglia, Amani incrocia la strada del ricercato Jin con il quale partirà alla volta della lontana Izman, capitale del sultanato Miraji.
Una premessa non troppo originale, ma con del potenziale; potenziale che l'autrice si prodiga per sprecare in ogni modo possibile. In realtà alcuni aspetti riusciti ci sono, seppur risibili e marginali; un esempio è dato dall'idea di far intraprendere un percorso di scoperta interiore alla protagonista, che passa dal coltivare vaghi progetti di libertà personale all'impegnarsi in modo serio per migliorare le condizioni di vita di tutti nel suo Paese. Per quanto bizzarra, ho trovato carina anche l'idea di accostare elementi tanto lontani per arricchire questo mondo fantastico, inoltre ho apprezzato il messaggio egualitario di fondo pur trovandolo eccessivamente didascalico e ripetitivo.
In definitiva, i pregi sono pochi e neppure troppo solidi, quindi passiamo ai tanti tasti dolenti. Partiamo con la narrazione, che ho trovato troppo rapida e caotica: si passa da una scena all'altra senza che i personaggi stessi abbiano avuto il tempo di assimilare gli avvenimenti; lo si vede molto bene nel momento in cui scoprono senza troppo stupore la distruzione di Dassama, ad esempio. La cara Alwyn arriva perfino a saltare a piè pari intere scene, che poi riassumele all'inizio del capitolo successivo; questo dovrebbe forse rendere più scorrevole la lettura, ma a me è sembrato solo una furbata per agevolare il percorso dei protagonisti e passare ai momenti che trovava più interessanti.
A dispetto dello spunto insolito, il world building fa acqua da tutte le parti, sia perché non viene mai chiarito il motivo di questo miscuglio culturale sia per la pesante presentazione, realizzata ricorrendo a lunghi spiegoni piazzati nei momenti meno opportuni. Ad esempio, all'inizio del romanzo la protagonista entra nel negozio dello zio e, dopo averci informato di averlo trovato vuoto, passa ad elencarci tutte le creature soprannaturali che potrebbero entrarci nella notte; una scelta a dir poco bislacca, dal momento che il locale è deserto e non vedremo nessuno di questi esseri fantastici nell'immediato futuro.
Passando ai personaggi, devo dire di aver trovato un eccessivo numero di comprimari, che in un volume dove la narrazione è tanto rapida a passare da un contesto all'altro finiscono inevitabilmente per essere caratterizzati in base a degli stereotipi; inoltre, mi sorge il dubbio che una buona parte di loro sia stata inserita come mero riempitivo e per questo non ricomparirà più. Ovviamente l'insopportabile protagonista non migliora la situazione: Amani è spavalda ed incosciente per il gusto di esserlo, inoltre dimostra una superficialità ed un egoismo non solo imbarazzanti -se consideriamo che l'autrice vorrebbe venderla come un'eroina intrepida- ma anche in contraddizione con le tragedie alle quali ha assistito.
D'altro canto in questo romanzo disgrazie e morti violente vengono superate con estrema leggerezza, perdendo così gran parte della propria carica emotiva. Una carica che non si riprende quando passiamo alla sottotrama romance, sviluppata in maniera eccessivamente veloce e forzata; si percepisce in modo chiaro la mano dell'autrice dietro il presunto innamoramento tra due personaggi con poco in comune e solo una manciata di interazioni degne di nota.
E come poteva l'edizione nostrana non peggiorare ulteriormente la situazione? sia con una traduzione poco attenta, sia con la mancanza di mappa e glossario. Avrei apprezzato anche delle note che chiarissero il significato delle tante parole in arabo; da lettrice, posso anche intuire che la sheema sia una sorta di copricapo, ma sarebbe stato molto più interessante leggerne una chiara descrizione, magari incorporata in modo omogeneo al testo. Va precisato che questo sforzo non è stato fatto neppure nell'edizione originale, e ciò aumenta la mia impresso secondo cui l'autrice avrebbe adattato una storia di stampo distopico al contesto mediorientale per motivi di marketing.
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Il profumo del deserto
Amani ha sedici anni, vive nell'ultimo paesino sperduto dell'ultima Contea nel regno desertico del Miraji ed è disposta a tutto per di scappare via da un posto che non le ha mai dato nulla e anzi le ha già tolto tutto quello che aveva. È abituata a sopravvivere a un'esistenza dura, non ha legami se non quello con il migliore amico Tamid, l'unica cosa che la fa andare avanti nel nulla polveroso di Dustwalk (un nome, una garanzia), dove la fonte principale di sostentamento per gli abitanti è una fabbrica di armi. Prima che morisse, sua madre le raccontava storie favolose di Izman, la splendente capitale del Miraji, un posto dove perfino una ragazza, che nel deserto è considerata poco più che un animale, può essere libera e creare il proprio destino ed è lì che Amani vuole andare. Per scappare, però, ha bisogno di denaro e l'unica cosa che può vendere è la sua eccezionale abilità con le pistole: a Dustwalk c'è abbondanza solo di due cose, sabbia e armi, e lei ha imparato insieme a sparare e a camminare.
Mentre partecipa a una gara di tiro travestita da ragazzo, incontra qualcuno che cambierà la sua esistenza in un modo tale che non sarà più possibile tornare indietro. Amani e il Serpente dell'Est, il suo nuovo compagno, vivranno insieme avventure incredibili in un mondo che coniuga un'ambientazione arabeggiante, fatta di deserto e creature della mitologia preislamica, con elementi dal sapore un po' Western. Anche se può sembrare una strana accoppiata, a conti fatti funziona alla grande e questi elementi si fondono tra loro con efficacia, dando vita a un mondo originale e ricco di fascino. Oggi i fantasy ambientati in Oriente e Medio Oriente non sono una novità, ma "Rebel of the sands" è uscito in lingua originale nel 2015, quando non erano così diffusi. Dal momento che è stato un best-seller, è altamente probabile che abbia contribuito a creare questo filone. Il magico deserto del Miraji accoglie personaggi dall'anima forte e dal carattere chiaro e ben delineato, che fanno venir voglia di combattere al loro fianco, di continuare a leggere la saga per scoprire quale sarà il loro destino e quello della loro missione, e avventure al cardiopalma che fanno voltare una pagina dopo l'altra praticamente senza interruzione.
"Il deserto in fiamme" è il primo volume di una trilogia, ma non è affatto un libro introduttivo, anzi: si entra nel vivo dall'azione quasi subito e la narrazione mantiene un livello altissimo, serrato e appassionante, in modo costante. I momenti di pausa, nei quali non succede nulla di rilevante, sono davvero pochissimi, a differenza della maggior parte delle saghe, in cui si tende sempre ad allungare il brodo per riempire almeno tre romanzi. Un'unica, lunga avventura, elettrizzante, divertente, originale, che non fa tirare il fiato neanche dopo l'ultima pagina. E anche se in alcuni punti si sente che la scrittura dell'autrice è ancora un po' acerba e si avvertirebbe il bisogno di un maggiore approfondimento, non si può fare a meno di lottare e sperare e rischiare la vita e ridere e amare con i personaggi, di sentire il profumo del deserto del Miraji, la sabbia tra i capelli e il sole ardente sulla pelle. Meraviglioso.
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AMANI
Amani è disposta a tutto pur di scappare. Non può continuare a vivere a Dustwalk, non se questo significa seguitare a sottostare all’egemonia dello zio, non se questo significa rischiare di diventarne addirittura la moglie. Ha perso la madre da pochi mesi, la giovane protagonista; essa è stata impiccata per aver ucciso quell’uomo che indossava i panni di “padre” della quasi diciassettenne. Da allora la sua vita è completamente mutata, e lei, che è cresciuta imparando a sparare da sola ancora prima di assimilare l’arte del leggere e scrivere, deve fare qualcosa.
Ed è in questo contesto che conosce Jin, un fuggitivo accusato di tradimento che la porterà con sé. Sin da subito ha capito che le mentite spoglie del “bandito dagli occhi blu” celavano il corpo di una ragazza, sin da subito ha capito che in quegli occhi scorreva il fuoco.
Siamo nel deserto, in un’era imprecisata dove magia e leggenda vivono di pari passo, dove il sapore dell’oriente si respira sulla pelle, dove un Sultano vuole incrementare il suo potere a discapito dei più poveri e dove un gruppo di ribelli è pronto a tutto pur di cambiare quel mondo ingiusto che ne ha visto la nascita.
Perno dell’opera sono, oltre che alle ambientazioni, i due protagonisti. Mentre Jin viene scoperto a poco a poco, Amani è ben delineata tanto nei tratti fisici quanto in quelli caratteriali. Non mancherà la sua crescita personale così come ulteriori dettagli, quali cerimonie, storie, leggende o abiti tipicamente orientali, atti a rendere ancora più concreta la palpabilità delle vicende.
“Rebel. Il deserto in fiamme” è il primo capitolo di una serie fantasy diversa dal solito essendo improntata sul folclore arabo/islamico ed è una storia che, seppur sia incappata casualmente, sa farsi apprezzare ed amare. Non ha pretese, si legge e conclude in un paio di giorni ed è caratterizzata da un linguaggio semplice e non volgare che si presta ad ogni età.
Non forse un capolavoro, ma certamente una lettura tranquilla, adatta all’estate e a chi cerca un testo “diverso” e non impegnativo con cui evadere dalla quotidianità.
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Meravigliosa anche la cover
Rebel. Il deserto in fiamme inaugura l'attesa serie fantasy dall'affascinante mitologia e folclore arabo/islamica.
I volumi sono strettamente collegati, pertanto per conoscere come evolverà la storia, dovreste aspettare i successivi.
Le vicende, raccontate in prima persona (unico punto di vista), vedono protagonista Amani, una ragazza di quasi diciassette anni che per sfuggire alla vita dura e faticosa del luogo in cui ha sempre vissuto, decide di scappare. Durante la sua fuga, incontra un misterioso e affascinante ragazzo di nome Jin, un fuggitivo accusato di tradimento.
Non è dato sapere in che epoca siamo, sappiamo solo di trovarci in un mondo dove c'è la magia, un deserto fatto di villaggi che cercano di resistere alla povertà, un Sultano assetato di potere e un gruppo di Ribelli che vorrebbe cambiare le cose.
La particolarità di questa serie per adolescenti sta proprio nell'ambientazione dal sapore orientale e per essere ancora più immersi in questa atmosfera, non manca l'uso di termini arabi per indicare capi di abbigliamento o le creature mitologiche che popolano il mondo della protagonista.
Mettendo al centro la figura di Amani, la sua caratterizzazione è ben delineata e interessante. E' una ragazza ribelle, coraggiosa, determinata e indipendente. All'inizio mostra anche un po' di egoismo ma messa davanti ad alcune prove, crescerà. Tiratrice esperta, abile nel mascherare la verità e... il resto lo lascio scoprire a voi.
Si tratta di un romanzo denso d'azione, intrighi, qualche colpo di scena e con un pizzico di romanticismo che non guasta.
Questo libro non si limita solo ad introdurre i personaggi e le vicende ma, anzi, il lettore è subito catapultato al centro dell'azione.
Naturalmente oltre ad essere una piacevole lettura di evasione, non mancano temi importanti: come il senso dell'amicizia, lo spirito di sacrificio, la lotta per i propri ideali, il desiderio di emancipazione (siamo in una società maschilista) e di una vita migliore.
Ho apprezzato molto questo primo volume per la sua originalità e per lo stile scorrevole, semplice e senza perdersi in descrizioni troppo dettagliate che potrebbero appesantire la lettura.
Consigliato!