Questo canto selvaggio
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Basta con 'sta filastrocca, però
Victoria Schwab è un'autrice che mi incuriosiva da parecchi anni ormai, infatti di suo ho recuperato nel tempo sia questa duologia sia la trilogia Shades of Magic. La scelta alla fine è ricaduta su Monsters of Verity perché ho l'impressione che tra le due sia la serie un po' meno apprezzata dai suoi lettori; in sostanza, mi sono tenuta il meglio da parte in caso "Questo canto selvaggio" si fosse rivelato una delusione. Fortunatamente non è andata così, e ora sono ancora più interessata a leggere altro di questa scrittrice.
Dopo la rivisitazione di "Amleto" di Leckie in "The Raven Tower", continua il mio viaggio involontario tra i romanzi ispirati alle opere di Shakespeare con una storia che per molti versi ricorda "Romeo e Giulietta", senza risvolti romantici però. "Questo canto selvaggio" segue infatti i punti di vista degli adolescenti Kate Harker e August Flynn, le cui famiglie sono in lotta per il controllo di V-City (che non sarà Verona, però...) una metropoli in cui pullulano i mostri che da alcuni anni compaiono dal nulla sulle scene del crimine: nella parte nord della città il padre di Kate tiene sotto controllo queste creature in cambio di lauti compensi, mentre nella parte sud il padre adottivo di August ha organizzato una sorta di esercito per abbatterli sistematicamente.
L'idea alla base è molto originale ed ha un buon potenziale, soprattutto se si considera che August stesso è uno dei mostri più pericolosi e vive in modo conflittuale la sua natura, desiderando di poter essere un umano; lo sviluppo per contro risulta un po' blando perché poggia su pretesti poco convincenti da entrambe le parti: dal punto di vista di Kate c'è solo la volontà di essere accettata dal padre, mentre August si muove in base ad un piano che si dimostra fallace su più fronti.
Penso che la trama sia così striminzita perché l'autrice ha scelto di concentrarsi sui personaggi, o meglio sui protagonisti visto che il resto del cast risulta decisamente stereotipato. Tra i due, la mia preferenza va sicuramente a Kate: mi è piaciuto come sono state messe in scena le sue motivazioni ed ho apprezzato che Schwab abbia avuto il coraggio di descrivere un personaggio fortemente patetico, senza la volontà di arruffianarsi l'approvazione del lettore; per contro August non mi colpita troppo, in particolare perché fatico a digerire i personaggi che si commiserano in continuazione.
Il libro poggia principalmente su due temi: i legami familiari e la contrapposizione tra umani e mostri. Il primo viene analizzato molto bene, con i giusti tempi; penso che in questo aspetto l'autrice sia stata brava soprattutto nel descrivere il rapporto tra Kate e suo padre, ma mi sono piaciuti anche August con i suoi fratelli. Il contrasto con i mostri ottiene parecchio spazio, ma l'ho trovata troppo sbandierata come tematica, come se l'autrice avesse bisogno di gridarla ogni tre pagine in faccia al lettore. Per il resto, la narrazione di Schwab è molto diretta e ricca di dialoghi ben scritti, arrivando spesso ad essere colloquiale.
E terminiamo con gli aspetti meno riusciti, che spero siano almeno in parte sistemati nel secondo volume. In primis, ho notato parecchie ingenuità narrative, collegate sia ad elementi tecnologici spiegati male e in modo affrettato, sia ad informazioni legate al world building. Per quanti chiarimenti vengano forniti nel corso della storia, rimangono delle grosse incongruenze di fondo: ad esempio, non viene mai spiegato come abbia fatto il padre di Kate a controllare i mostri per anni, oppure con quali fondi si mantenga il mini-esercito dei Flynn.
Il ritmo sempre incalzante spingerebbe il lettore a proseguire con la storia, senza puntare l'attenzione su questi dettagli, ma è sufficiente rallentare un attimo per accorgersi dell'inconsistenza di questo mondo oltre i confini di V-City, e anche delle ripetizione delle scene nella seconda metà del volume. Ora non mi resta che concludere la serie con "Questo oscuro duetto" per verificare se questi problemi persistano o meno.