Orchi. Le Legioni del Tuono
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I barbari senza sosta
Il secondo capitolo della trilogia barbarica di Nicholls deve affrontare il difficile compito di qualsiasi volume che si ponga al centro di una saga: cambio tutto e proseguo per la mia strada, o mantengo il filo con un epilogo inconcludente ed un inizio nel vuoto?
Ebbene, da un certo punto di vista "le Legioni del Tuono" riesce a fare entrambe le cose: la saggia scelta di spezzare il ritmo a partire dal primo capitolo con l'introduzione di nuovi personaggi importanti riesce a farci dimenticare del primo capitolo, covando la giusta ansia per le vicende che erano state interrotte, sbattute in faccia al lettore all'improvviso quando meno se lo aspetta. Tuttavia il volume di per se parla di poco, ed in maniera inconcludente: tutto fila per il verso giusto, il percorso è ancora un salto nel buio, i personaggi nuovi sono futili riempimenti o sagome marginali a cui affezionarsi prima che, in un modo o nell'altro, escano di scena ed i quesiti irrisolti del primo capitolo ci accompagneranno ancora fino all'ultima pagina, lasciando intendere che verrà tutto risolto subito nell'episodio conclusivo, già a portata di mano, praticamente allacciato come un ponte a questo.
E allora sorge spontanea la domanda che mi ha seguito per tutto il libro, essendo esso anche abbastanza piccolo per gli standard di un romanzo fantasy: perchè non realizzare soltanto due "puntate", aggiungendo un centinaio di pagine al primo e all'ultimo libro? Era davvero necessario questo filler tanto piacevole quanto, in sostanza, inconcludente?
La verità però, è che, qualsiasi sia la risposta, le votazioni per questo libro non possono essere basse in quanto esso fila liscio come l'olio e viene divorato attraverso una saggia suddivisione di capitoli che non annoiano mai e che, nonostante siano spesso macchie di intrattenimento all'interno del più grande disegno di trama, riescono in qualche modo ad imporsi tutti come necessari e fondamentali. Il romanzo è perciò ricco di descrizioni avvincenti, delle battaglie dettagliate fino all'osso (letteralmente!) a cui Nicholls ci ha abituato (forse meno caratterizzate dell'episodio precedente), di imps e folletti descritti giusto per il gusto di immaginarsi creature nuove e di dialoghi esilaranti. Le legioni del tuono sono ben calibrate con i precedenti guardiani degli orchi in un mutuo scambio di priorità: nel primo volume le discussioni fra gli orchi erano spesso brutali e volgari, quasi adolescenziali, mentre qui sono quasi ironiche e saggiamente scelte. Nel primo capitolo le battaglie erano più dettagliate, qui danno qualcosa per scontato. Per gli ambienti Nicholls non si presenta certo come un maestro e le descrizioni delle distese verdi e delle montagne sono ridotte all'osso, quanto necessario per farsi un'idea dell'itinerario scelto dalla banda, facendo subire la stessa sorte ad altri particolari di contro dell'opera (ma questo è anche normale: non siamo più al primo confronto con il mondo di Maras-Dantia, e certe cose sono già state spiegate).
Una nota di positivo interesse è caratterizzata dalla sorte fortunata della Banda dei Figli del Lupo: riescono a fare praticamente tutto, baciati da una fortuna ineffabile. I capitoli stessi iniziano a volte con la descrizione di progetti, missioni e tentativi al limite dell'impossibile, contro creature invincibili, che nel girono di pochi capitoli Stryke e compagni sbaraglieranno senza problemi. Così accadrà con le marce perfettamente eseguite, con gli scontri al limite dello svantaggio numerico, le ricognizioni e quant'altro. All'inizio, essendo in questo libro una caratteristica molto più marcata del predecessore ed essendo un romanzo breve ma ricco di battaglie e colpi di scena, la cosa mi ha fatto storcere il naso. Poi mi sono accorto che, a differenza degli altri fantasy dove tutto viene sconfitto dalla spada del "poderoso erede di qualcuno famoso", qua sono gli orchi stessi a rendersi conto della propria fortuna, lo dicono, lo ricordano, lo ammettono in continuazione e la sfidano con frasi del tipo "se muoriamo voi due tornate a casa, ma gli orchi sanno combattere meglio di chiunque, non mi spaventa essere da solo contro mille". Il risultato è un'avvincente ed interessante mix di fortuna e sfacciataggine dove saprai già che la Banda riuscirà nel suo intento, seppur a volte con delle perdite in termini di uomini o di tempo, o di stelle magiche e cose del genere, ma sarai curioso di vedere come.
Aggiungo un voto in più rispetto al predecessore per quanto riguarda il contenuto: è incredibilmente marcato il senso di orgoglio, onore e cameratismo che muove gli orchi singolarmente e all'interno della Banda. Ammetto di esserne stato contento molte volte, in questo mondo dove l'amicizia ed il valore stanno svanendo molto più che a Mars-Danti. In entrambi i casi, però, la colpa è dell'uomo.