Orchi. I Guardiani dei Lampi
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Stan Nicholls, giornalista da sempre e pubblicitario, è direttore di "Forbidden planet". Dal 1981 si dedicato a tempo pieno alla scrittura. Oltre che dell'acclamata saga Orchi, Nicholls è anche autore di numerosi altri romanzi e racconti. Attualmene vive nel West Midlands con la moglie.
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I particolari che ti fanno barbaro
La maggior parte afferma che Nicholls, con la sua trilogia divenuta ormai doppia, abbia inventato un vero e proprio genere letterario: il "fantasy barbarico". Io dico che c'è andato vicino e che, pur non inventando un bel niente, sia riuscito a realizzare una saga veramente godibile.
Inizialmente ho storto il naso dinnanzi ad un'opera che avevo cercato a lungo e finalmente mi ero deciso a comprare: tutto appare forzato nelle prime pagine, si fatica a comprendere appieno la trama fino al termine del primo volume e, soprattutto, si perde il rovescio dell'archetipo di umano gentile ed orco brutale che il libro decanta come se fosse il particolare più importante del suo successo.
Questo è quel che mi è mancato e mi ha lasciato deluso, almeno per questo primo volume. Gli orchi sono gentili, questo è vero, ma allo stesso tempo volgari e brutali, mercenari sfuggiti al proprio destino più per evitare la morte che per fare un'opera di bene. D'altra parte, questi umani spietati che dovrebbe rappresentare il perno principale della trama, rimangono un perno e basta, relegati in secondo piano, marginali, spargitori di malevolenza qua e là ma senza mai essere incisivi abbastanza da essere odiati.
Il libro riesce comunque a distribuire le proprie dosi di "odio-amore" per alcuni personaggi, un pò meno per altri, e questo è un bene in un sistema di razze e situazioni non proprio riuscitissimo. Dal forzato allo scontato, il fantasy di questo libro non è tra i migliori.
Tuttavia Nicholls sfrutta bene la figura di ambigui lottatori orcheschi non tralasciandone il gergo rudimentale, le doti fisiche, le posizioni nella società fantastica da lui ideata ed una serie di altre caratteristiche importanti.
Quel che ho apprezzato più di ogni altra cosa del libro è la dedizione nel sottolineare particolari che possono sembrare scontati e che, proprio per questo, nella maggior parte degli altri fantasy vengono ignorati del tutto, rendendo il viaggio di Stryke e compagni avvincente e tangibile. Si tratta di un'attenzione minuziosa nel descrivere le battaglie (e qui è forte la differenza fra i personaggi usuali del mondo umano e quelli qui scelti nella razza degli orchi) con i rispettivi fiotti di sangue, arti recisi, numero di avversari abbattuti, tecniche diverse scelte da ogni combattente dei Figli del Lupo e distanza di rotolamento delle teste mozzate, o la semplice presenza di ossa negli escrementi fumanti del drago di corte.
Questo connubio fra punti a favore e punti a sfavore rende molto godibile il romanzo, sia quando, all'inizio, sembrerà estremamente semplice e scontato, sia alla fine quando vi terrà attaccati alle pagine. La sensazione generale, però, è che l'autore abbia previsto la stesura di una trilogia sin dall'inizio, perchè il romanzo, che per essere un fantasy non è molto lungo, a due terzi della lettura si rivelerà palesemente come inconclusivo. Ma questo, non dimentichiamocelo, non può che far onore all'autore in un ambiente letterario in cui il successo viene prima di tutto, ed i seguiti forzati ed inaspettati tendono a prolungare opere già ampiamente concluse, e lo fanno spesso nel modo peggiore.
Consiglio questa lettura, che nel complesso si rivelerà piacevole per gli amanti del genere, ma forse non potrà offrire altrettanto svago a chi non è amante del fantasy (la sola quantità di razze presenti nel mondo descritto lo farà sembrare pericolosamente simile ad un gioco da tavolo), dandole un buon voto di stile nonostante la scrittura spesso rudimentale perchè, in questo "fantasy barbarico", quel che conta è essere brutali al punto giusto.