Magic
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Gli Antari sono rari come i Targaryen, mi pare
Salire sul treno dell'hype quando il titolo è in voga, incuranti di eventuali prequel, sequel, spin-off e crossover che potrebbero essere pubblicati in un secondo momento? oppure aspettare con stoica rassegnazione non solo la dipartita dell'autore, ma che la stessa casa editrice dichiari ufficialmente conclusa la serie? Tra questi poli estremi, tendo ad orbitare verso il secondo, ma fino a un certo punto; quindi ho sì aspettato diversi anni prima di decidermi a cominciare la trilogia Shades of Magic, ma senza alcun progetto in merito al recupero dei fumetti prequel (dei quali in ogni caso sulle coste nostrane è arrivato solo un volume su tre!) o della serie sequel da poco cominciata negli U.S.A.
Con "Magic" la cara Victoria ci porta in un mondo praticamente uguale al nostro nei primi anni dell'Ottocento, ma legato ad altre tre realtà parallele in cui la magia è all'ordine del giorno; ad accomunare queste dimensioni alternative sono alcuni punti fissi come la città di Londra, presente in tutte ed identificata dai colori grigio, rosso, bianco e nero. Tra le diverse versioni della capitale inglese possono muoversi solo un tipo speciale di maghi chiamati Antari, ed il protagonista Kell è uno degli ultimi di questa stirpe. Mentre consegna messaggi tra le varie famiglie reali, l'uomo si vede affidata una pietra misteriosa proveniente dalla perduta Londra Nera, il cui potere darà vita ad una rocambolesca missione per mettere questo pericoloso artefatto al sicuro. Al POV di Kell si affianca pian piano quello di Delilah "Lila" Bard, ladra della Londra Grigia con il sogno di diventare una piratessa e pronta a tutto per vivere un'avventura.
Con questa interessante premessa, e con un world building complesso ed affascinante, questa lettura era partita più che bene. E se è vero che nei primi capitoli la narrazione al presente viene purtroppo interrotta da una quantità di flashback e spiegazioni relative al sistema magico, con il procedere della storia il ritmo diventa incalzante, anche per merito del tono scanzonato e divertente adottato dall'autrice. Mi sento di annoverare tra i pregi del libro anche i tentativi di inclusività fatti dalla cara Victoria, non sempre convincenti (una persona nera non è semplicemente abbronzata!) ma incoraggianti.
Pur non avendo apprezzato il cast nella sua interezza -e non ce ne sarebbe comunque stato modo, visto che tanti caratteri sono soltanto abbozzati-, posso dire che la caratterizzazione di Lila mi è piaciuta, in modo un po' imprevedibile in realtà, perché non mi sembra sia una personaggia molto popolare tra i fan della serie; il suo essere risoluta e sfacciata però mi ha convinto, soprattutto in contrasto con la fiacchezza di Kell, che segue il trend dei protagonisti maschili non troppi brillanti di Schwab, per me inaugurato con August in Monsters of Verity. Percepisco parecchio potenziale anche nel personaggio di Holland, che sono certa otterrà un ruolo più rilevante nei seguiti.
Ma prima di pensare ai prossimi volumi, vediamo cosa non ha funzionato in questo: perché il mio entusiasmo iniziale si è progressivamente smorzato? soprattutto per le tante, troppe forzature: l'autrice sembra incapace di trovare delle motivazioni e degli espedienti credibili, tanto che gli stessi personaggi ammettono di non sapere perché compiano determinate azioni! Un buon esempio è quello della scena in cui Kell riceve l'amuleto proveniente da Londra Nera: com'è possibile che creda alla storia del parente moribondo quando le dimensioni sono divise da trecento anni? Ancor più eclatante è il piano degli antagonisti, che renderebbe fieri Lord Voldemort e Crouch Jr. per quanto è inutilmente contorto.
Non posso dire di aver gradito troppo neanche le esagerazioni -specialmente nei dialoghi sopra le righe- e la fretta con cui sia arriva al finale, trasformando minacce apocalittiche in ostacoli da superare con un saltello. Anche il sistema magico non mi ha convinto appieno perché risulta poco chiaro nelle modalità di utilizzo e nei limiti della magia, e questo incide soprattutto sulla figura degli Antari: avere una simile quantità di talenti magici a disposizione rende ogni problema meno credibile. Da come agisce Holland poi, sembra possiedano perfino poteri di preveggenza e telepatia, altrimenti non si spiega come abbia fatto ad indovinare in quale locale Lila sarebbe entrata casualmente o che l'orologio era per lei un oggetto tanto significativo; il tutto senza aver scambiato con la ragazza più di due parole in croce.
Indicazioni utili
Non c'è Londra senza sofferenza
Cambiarsi un cappotto e poter passare in un altro mondo: che bello che sarebbe poterlo fare davvero!!! Il protagonista di questo fantasy moderno può muoversi fra universi paralleli, che sono tutte versioni diverse della città di Londra. La Londra Grigia è insolita ed innocua, la più noiosa delle versioni, perché priva di magia; la Londra Bianca è violenta ed inquietante; la Londra Nera e la Londra Rossa sono le versioni più interessanti, perché intrise di magia e la magia vive nella mente, nel cuore e nel sangue. Il messaggio forse più importante è però che non esiste una versione di Londra in cui non ci sia una qualche forma di sofferenza, come è nella vita. La storia è di per sé intrigante, ma il tipo di genere a cui appartiene è molto lontano da me e questo mi ha creato fin da subito una sorta di distacco che non mi ha permesso di apprezzarla appieno.