Lothaire
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Magnifico
Immortals after Dark – Volume DODICI - Non appena avevo terminato Dark Warrior, avevo subito ricominciato il conto alla rovescia per arrivare (finalmente!) a questo capitolo della serie dedicato a Lothaire l’Antico Nemico, uno dei vampiri più vecchi e più pericolosi del Lore (la dimensione in cui vivono tutte le creature non umane), apparso sin dal primo libro e divenuto da allora una delle figure più enigmatiche, ma anche più essenziali per il ricomporsi dei tasselli dell’infinito scenario di combinazioni che la Cole ha concepito per raccontare la nuova lotta per l’Ascesa (non a caso, scopriremo che Lothaire è - tra le altre cose - anche un appassionato di rompicapi).
Gradualmente (e in modo sempre più avvincente) gli schieramenti avversari, l’esercito della Vertas e quello dei Pravus, stanno prendendo posizione, la Regina bianca e il Re nero stanno scegliendo le pedine e valutando le prossime mosse. Proprio il Re nero, il nostro vampiro biondo, gelido e con gli occhi rossi (che segnalano l’estremo limite prima della pazzia) si era congedato da Nix, lasciando l’isola dove gli immortali erano stati tenuti prigionieri e torturati, dicendo “Alla prossima partita”, e lei aveva risposto, sibillina come sempre, “Non ci sarà una prossima partita”.
Indubbiamente quest’ulteriore capitolo, più che un passo in avanti nelle battaglie, è un ritorno indietro nei secoli per conoscere tutto quello che ci eravamo sempre chiesti su Lothaire, sulla sua sete di vendetta, sui legami con i Vampiri sanguinari dell’Orda e con quelli misteriosi e invisibili della Dacia, e sui segreti motivi per voler legare a sé, nel bene o nel male, i vari immortali sino ad ora conosciuti.
Direi che la Cole ha superato alla grande questa prova di passaggio, regalandoci un personaggio a tutto tondo, con una storia sempre sorprendente. Qui il rischio era di ridurre Lothaire, dopo tanta cattiveria, al solito pseudo-vampiro mieloso e scontato per amore: invece lui rimane quello che è, ovvero un grande fetido egocentrico egoista, sino alla fine (e scusate se è poco). Così come per nulla scontato è lo sviluppo della sua storia con Ellie, l’intraprendente montanara tutta d’un pezzo, che è riuscita davvero ad essere l’unico degno contraltare per un essere millenario, nobile e molto snob, persino tra le creature ultraterrene.
Sembrerò noiosa nel rinnovare instancabilmente la mia devozione per questa saga, ma è davvero una delle poche che riesce continuamente a divertirmi e a convincermi. Specie se - come solo la Cole sa fare - all’ultima pagina, ed esattamente all’ultima riga dell’epilogo, riesce ad infilare una spina nel fianco, così inaspettata e pungente che il povero lettore è costretto a dire: “Ohhhhhhh…” e a ricominciare il conto alla rovescia sino al prossimo romanzo.