La stagione delle tempeste
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Una author-fiction (a voler pensare bene)
Pubblicato ben quattordici anni dopo la conclusione della serie principale, "La stagione delle tempeste" è un romanzo midquel che racconta un'inedita avventura di Geralt e va così ad arricchire l'universo narrativo di The Witcher. O almeno, questo è quello che direi se non fossi una malpensante, ma essendo sempre scettica riguardo alla buona fede di autori e case editrici, sono piuttosto spinta a pensare che il buon Andrzej avesse bisogno di liquidità per ristrutturare la tavernetta e, trovandosi a disposizione quella gallina dalle uova d'oro che è la saga su Geralt di Rivia, non si sia posto problemi come «Ma questa storia serve a qualcosa all'interno della serie?». Peggio di lui ha fatto solo la Nord che, nell'edizione in flessibile, lo propone come fosse effettivamente l'ottavo capitolo, anziché una storia bonus.
La narrazione è composta da diverse piccole missioni che ruotano attorno al regno di Kerack dove il nostro sempre solare Geralt viene ingiustamente arrestato con l'accusa tipicamente medioevale di evasione fiscale; mentre cerca di dimostrare di non aver mai intascato compensi in nero, lo strigo viene inaspettatamente scarcerato, ed è allora che scopre di essere stato derubato delle sue spade. I tentativi di ritrovare le armi sono il principale filo narrativo della storia, ma non mancano quelli secondari, come il suo marginale coinvolgimento nella disputa per il trono di Kerack; peccato che, come nella serie principale non si riusciva a provare il minimo interesse per la guerra tra i Regni del Nord e Nilfgaard, anche qui la parte politica risulti poco accattivante perché essa ha ripercussioni minime per il protagonista stesso.
Come personaggi di contorno troviamo parecchi volti nuovi, dei quali però ci si può dimenticare a cuor leggendo, non avendo questi un ruolo degno di nota al di fuori del singolo romanzo: è la solita parata di politici disonesti, plebei felici della loro misera vita e maghe invaghite di Geralt. Oltre a queste new entry ritroviamo Ranuncolo, come spalla comica stranamente non troppo invasiva, e Yennefer, in un cameo davvero troppo breve.
Nel complesso, ritengo questo romanzo una lettura piacevole e, a tratti, anche divertente per merito dello stile di Sapkowski che dopo tanti libri ho finito per apprezzare. Mi sono piaciute anche le diverse frecciatine con cui l'autore critica alcuni aspetti politici e sociali del suo mondo fantasy, specchio di quello contemporaneo. Meno bene il modo in cui viene tratteggiato uno dei pochi (se non l'unico) personaggio gay della saga, passando da uno stereotipo all'altro, e l'accenno finale agli altri strighi: sarebbe stato molto più interessante sfruttare quest'idea all'interno della serie principale, anziché introdurli in un'avventura esterna.
Ma i dubbi sui quali bisogna assolutamente fare chiarezza sono due: è necessario leggere questo libro? e, se sì, quando?
La risposta al primo quesito è un secco no; la trama del romanzo è indipendente dagli eventi della serie principale e non fornisce alcun elemento indispensabile al lettore. Se è vero che non mancano riferimenti e strizzatine d'occhio agli altri libri, questi sono principalmente delle chicche per i fan affezionati.
Per quanto riguarda l'ordine di lettura, la vicenda si colloca tra i racconti de "Il guardiano degli innocenti", che però non sono presentati in ordine cronologico, infatti qui Geralt si è separato da Yennefer (conosciuta ne "L’ultimo desiderio", ultimo racconto della raccolta) ma non è ancora legato a Ciri (la legge della Sorpresa che collega i due viene presentata ne "Il male minore", terzo racconto della raccolta); il mio consiglio è però di attenersi alla data di pubblicazione perché è presente una piccola parte ambientata nel futuro, che potrebbe risultare spoilerosa.
Indicazioni utili
- sì
- no