La soglia
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Se cercate l'epic fantasy, girate al largo
Ursula K. Le Guin è un'autrice che mi incuriosiva molto e, prima di passare alla sua serie più famosa ossia la saga Terramare, ho voluto fare un tentativo con lo standalone "La soglia". Anche questo romanzo può essere considerato un fantasy, pur andando oltre questa categorizzazione dal momento che l'avventura narrata è soltanto un pretesto per mettere in scena un'enorme allegoria dell'emancipazione dei due protagonisti.
Con una trama tipica dei portal fantasy, la Le Guin ci introduce le vite grigie di Hugh e Irene: lui commesso in un discount con velleità di bibliotecario soffocate sul nascere dalla snervante madre, lei impiegata di basso livello divisa tra il desiderio di indipendenza e la volontà di non abbandonare la famiglia in balia del patrigno violento. In momenti diversi, i due scopriranno di poter raggiungere una realtà parallela, nella quale il tempo scorre in modo bizzarro, che rappresenta un posto in cui essere se stessi ed affrontare le proprie paure; qui si svolte la parte fantastica della vicenda, con un intreccio che potrebbe aver ispirato "Il gigante sepolto" di Kazuo Ishiguro in parecchi elementi, come la lotta metaforica e fisica a tempo stesso contro la draghessa.
Ho trovato estremamente interessante il mondo ideato dalla Le Guin, soprattutto per la particolarità delle leggi magiche e per l'idioma che ha inventato, per cui i dialoghi risultano sempre un po' criptici. Ottima la presenza di alcune scene condivise tra i POV, così da poter mostrare le reazioni distinte dei protagonisti a quanto succede.
Nonostante questi aspetti positivi, il romanzo risulta parecchio ostico, soprattutto se -come me- lo iniziate pensando di trovarvi di fronte ad un classico epic fantasy; ad esempio, la scena del combattimento è estremamente anticlimatica. L'autrice lascia anche in sospeso moltissime sottotrame: non sappiamo cosa succederà alla madre e ai fratellastri di Irene, se il villaggio di Tambreabrezi (o Tembreabrezi, nella versione originale) supererà l'isolamento forzato, cosa sia accaduto anni prima al trisavolo del Podestà e neppure se la passione della madre di Hugh per l'esoterismo centri qualcosa con la scoperta della soglia.
Per quanto riguarda la parte romance -se così possiamo definirla- trovo che Hugh e Irene siano una coppia valida solo sulla carta, ma visto che tutta la storia si basa su un gioco di allegorie dobbiamo lasciarli al loro lieto fine sulla sola fiducia. A questo punto però non capisco a cosa sia servito inserire l'insta love tra Hugh e Allia, mentre l'interesse di Irene per Sark è già più sensato ma poco approfondito, come molti altri aspetti di questo romanzo decisamente troppo breve.