La quinta stagione
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Quando ti aspetti Quake e ti ritrovi con Elsa
Dopo innumerevoli rinvii, mi sono infine ritagliata un po' di tempo per iniziare la serie La terra spezzata di N.K. Jemisin, autrice che avevo già conosciuto e parecchio apprezzato con "I centomila regni", la sua opera d'esordio rispetto alla quale ho notato un buon miglioramento. "La quinta stagione" è stata infatti una lettura piacevole, che fornisce una solida base per questa trilogia; visto l'hype attorno al romanzo, devo però ammettere che mi sarei aspettata qualcosina di più.
La storia si ambienta in un mondo fantastico, in particolare sul continente chiamato con sottilissima ironia l'Immoto; questo luogo è infatti funestato da continui movimenti sismici che rendono ovviamente difficoltosa la vita dei suoi abitanti, e hanno il loro climax nella cosiddetta Quinta Stagione, il periodo successivo ad un evento catastrofico durante il quale l'umanità superstite tenta di restaurare la civiltà. L'aspetto fantasy principale di questa ambientazione è la presenza degli orogeni, ossia persone capaci di utilizzare l'energia cinetica per bloccare oppure scatenare le scosse, ma anche fare molto altro a seconda del loro grado di controllo; questi individui vengono maltollerati dalla società, che teme il loro potere ma cerca al contempo di utilizzarlo per rendere sicure le città.
In questo quadro si dipanano tre linee narrative, chiaramente poste su piani temporali diversi, che ruotano attorno ad altrettante donne dotate di orogenia. La prima riguarda Damaya, una ragazzina che deve lasciare la sua famiglia per essere condotta al Fulcro, dove sono addestrati gli orogeni imperiali; la seconda si incentra sulla giovane Syenite, in viaggio nell'Immoto per portare a termine una missione su ordine del Fulcro; l'ultima segue Essun, una madre alla ricerca della figlia, all'inizio della nuova Quinta Stagione, all'apparenza destinata a durare per migliaia di anni.
Di questo romanzo ho apprezzato molto lo stile dell'autrice, davvero scorrevole, reso anche particolare per alcuni elementi insoluti, come la (parziale) narrazione in seconda persona oppure i frequenti commenti del narratore inseriti tra parentesi. Anche la scelta di avere un cast estremamente inclusivo è approvata in pieno: la maggioranza dei personaggi è queer e -sebbene si tratti di un mondo fittizio- appartenente ad ogni etnia. L'aspetto più riuscito del libro è però il world building incredibilmente ricco di dettagli; nella prima metà ci sono dei passaggi di palese infodump, ma non penso rovinino l'esperienza di lettura perché quello che il lettore scopre è genuinamente interessante e porta a voler esplorare sempre più questo mondo.
Mi sento di promuovere anche il sistema magico, perché risulta ben pensato e viene spiegato un po' alla volta, con il procedere della narrazione. A fine lettura, alcuni aspetti non sono ancora approfonditi a sufficienza (come il popolo dei mangiapietra o il potere degli obelischi), ma penso che verranno sfruttati meglio nei seguiti.
Per contro, ho trovato i colpi di scena un po' ripetitivi e prevedibili, e non sono particolarmente entusiasta neppure per la trama e le relazioni. Nel primo caso, abbiamo una narrazione che poggia su pochi eventi importanti, preferendo dilungarsi sulle spiegazioni ed i background dei personaggi; nel secondo, ho avuto la sensazione che i rapporti venissero imposti al lettore, anziché illustrati durante la storia. In particolare, la parte romance si sviluppa quasi interamente offpage, ma bisogna accettare che quei personaggi si amino a prescindere; stessa cosa succede per l'amicizia tra Syenite e Alabaster: ho davvero faticato a tollerarla, perché si basa sulla dinamica donna giovane ed ingenua/uomo maturo e saggio, che ovviamente le deve fare continue lezioncine, risultando pedante e paternalistico fino alla nausea.
Riguardo alla tematica dell'ecologismo, tanto sbandierata in altre recensioni, non l'ho sentita come centrale nella narrazione: quanto viene detto a riguardo sembra una versione alternativa del diluvio universale, con Padre Terra che punisce l’umanità come il Dio del Vecchio Testamento. Nulla di nuovo quindi, ma mi riservo di continuare la serie prima di emettere un giudizio definitivo in merito.