La dea in fiamme
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ma quindi... gli archibugi?
Che fatica portare a termine una serie quando non ci sta convincendo del tutto! Ecco perché ho procrastinato negli ultimi mesi la lettura de "La dea in fiamme", capitolo conclusivo di The Poppy War, una trilogia che tutti sembrano adorare alla follia. E questo mi fa sentire ancor più una voce fuori dal coro, non solo perché la trovo decisamente migliorabile, ma anche per i difetti oggettivi sui quali la maggioranza degli altri lettori sembra aver chiuso tranquillamente un occhio, mentre io non ce l'ho proprio fatta.
Passando a questo terzo volume, l'azione si sposta avanti di pochi mesi, durante i quali la Coalizione del sud alla quale si è affiliata Fang Runin "Rin" ha intrapreso una campagna per liberare le province meridionali dalle bande armate dei federati, nella timorosa attesa che la Repubblica termini la guerra di repressione al nord e -di conseguenza- possa puntare l'attenzione su di loro. La trama va via via concentrandosi sui tentativi fatti da Rin per liberare il suo Paese dai coloni esperiani e dai loro alleati, ricorrendo ad azioni militari ed espedienti magici a seconda del frangente. Al termine del romanzo, è stato incluso anche "L'abisso della fede", a metà tra raccolta di racconti e flusso di coscienza dal punto di vista di Yin Nezha, per mostrare la sua prospettiva su alcuni eventi; un contenuto extra carino, ma sicuramente non indispensabile per comprendere la trama e neppure il suo personaggio.
Devo dire che non so bene come valutare questo libro, perché temo di comunicare un'idea sbagliata. In breve, io c'ho trovato una caterva di difetti eppure rimane parte di una serie che nel complesso consiglierei, tenendo sempre conto dei tanti TW presenti. Vediamo quindi per primi i pregi: innanzitutto, il romanzo può vantare un buon ritmo, supportato da molte scene d'azione ben scritte che donano dinamicità alla storia. Sorprendentemente mi ha convinto anche la conclusione, che reputo adatta alla piega presa dalla trama non solo in questo terzo volume; per mio gusto personale, avrei preferito che la protagonista arrivasse per gradi all'epifania finale, ma apprezzo comunque il percorso fatto.
Assieme alle ambientazioni sempre deliziose da scoprire, le tematiche rimangono il punto di forza principale della trilogia; in questo libro ci si concentra sulla critica al colonialismo, solo marginale nei capitoli precedenti. Forse non verrà presentato nel modo più discreto e sottile di sempre, ma è un tema ben sviluppato e viene presentato sotto diverse prospettive, mettendo in luce punti forti e deboli della vita più semplice condotta dai nikaniani contro il progresso tecnologico promesso dagli esperiani.
Purtroppo, per quanto mi riguarda i pregi finiscono qui: per qualcuno potranno sicuramente bastare, ma visto il successo riscosso da questa serie io mi aspettavo qualcosina di più. Il difetto peggiore può essere tranquillamente riassunto in una sola parola: informazioni. Le informazioni che vengono fornite sul passato di questo mondo fantastico, togliendo quell'elemento fiabesco così intrigante nel primo libro e sostituendolo con nozioni concrete in contrasto con quanto affermato in precedenza. Le informazioni fornite dal narratore -teoricamente oggettivo e onnisciente- che puntualmente si dimostrano fasulle, ad esempio quando all'inizio del romanzo afferma che Rin ha ormai imparato a non fidarsi ingenuamente degli altri, per poi essere smentito in pieno nelle centinaia di pagine seguenti. Le informazioni logistiche, che sembrano arrivare alla protagonista ed i suoi alleati di turno per intercessione divina; davvero non si spiega la facilità con cui riescono ad ottenere determinate conoscenze: mi sarei stupita di meno se fosse comparsa Nüwa, la mistica lumaca della creazione, per riferire loro le ultime notizie. Le informazioni di cui Rin sembra scordarsi in modo a dir poco conveniente, come il ruolo giocato da Su Daji fino alla fine de "La repubblica del drago", per poter indirizzare la storia in determinate direzioni. In sintesi, le informazioni date ai lettori causano confusione e fanno emergere incongruenze, tra l'altro facilmente individuabili con una semplice rilettura fatta dall'autrice, dall'editor, dalla traduttrice o da chiunque altro abbia messo le mani su questo testo.
L'altro grosso problema riguarda l'intreccio narrativo. Pur apprezzando l'esperienza di lettura nel suo insieme, non ho potuto fare a meno di notare la presenza di moltissimi filler: scene ripetitive che già dalla sinossi sai non porteranno avanti la trama, quindi perché investire decine e decine di pagine per la lotta contro le bande di federati, se poi i protagonisti stessi sembrano dimenticarsi della loro presenza? Un ragionamento simile vale per le altre minacce sul percorso di Rin, perché ognuna viene eliminata senza che lei debba fare alcunché e a dispetto della sua mancanza di piani concreti e lungimiranti. Infine, ci sono le sottotrame sprecate, in una frenetica corsa verso l'epilogo, come quelle dei nuovi sciamani o delle armi esperiane; l'elemento narrativo che più mi è dispiaciuto veder sciupato riguarda la Triade: un vero spreco di potenziale (e di pagine)!
Indicazioni utili
- sì
- no