Il Signore degli anelli
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UN MONDO SPECIALE
Ho letto ben due volte nella mia pre-adolescenza questo magnifico romanzo che è la trilogia del Signore degli anelli, scritta dal grandissimo Tolkien, promotore del genere Fantasy da me amatissimo, scrittore che non ha eguali e che rimarrà sempre uno dei migliori autori di tutti i tempi.
I romanzi come è risaputo sono tre e parlano del percorso del famoso hobbit Frodi che deve portare l'anello del potere a Mordor per distruggerlo.
Questa è solo la trama principale perché tutto quello che sta attorno a questa storyline è un mondo immenso, bellissimo, pieno di personaggi fantastici ed affascinanti. Creature già esistenti ma usate,se non per la prima volta quasi, in un racconto, come gli elfi e i nani, mostri per esempio orchi ma anche pura invenzione come gli hobbit appunto o i nazgul, degli esseri malvagi dotati di ali e zanne.
Tolkien crea anche paesaggi inimmaginabili se non da un genio come lui, sia posti bellissimi ma anche zone terribili di sofferenza come la Terra di Mordor.
I personaggi sono ben caratterizzati e rimangono impressi nel lettore seppur sono tantissimi, io ricohe ho sempre adorato Aragorn e la sua Arwin..
L'unica nota leggermente negativa che posso dare è che essendo un romanzo pieno di descrizioni potrebbe risultare lento in alcune parti anche se nella complessità è un capolavoro della letteratura.
Lo consiglierei non solo agli amanti del Fantasy ma agli amanti delle grandi avventure letterarie in generale.
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MISTERO E MAGIA
Libro senz’altro imperdibile, che ti avvolge in una nube fitta, di mistero e magia, facendoti anche perdere un po’ contatto con la realtà. E del resto è del re del fantasy che stiamo parlando e del suo libro forse più rappresentativo. I suoi Hobbit ti ispirano subito simpatia, perché sono esseri dolci come il miele e resistenti come le radici di alberi secolari. Te li immagini come piccoli amici e ne ascolti le avventure ed i pensieri. Il libro ti porta a riflettere a fondo, ovviamente a modo suo, sul concetto di comunità, di fiducia, di amicizia, di sete di potere. L’ho decisamente apprezzato, merito penso anche dell’onda della sua fama, soprattutto per i messaggi educativi che può offrire anche ai giovani lettori, che di solito si avvicinano al mondo dei libri soprattutto grazie al genere fantasy. Sinceramente l’ho trovato comunque di non facile lettura, non tanto per la mole, quanto per la miriade di personaggi che lo popolano e per l’estrema ricchezza di particolari, che a volte ti fa perdere un po’ la concentrazione.
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UN'OPERA SENZA TEMPO
Consegnandomene una vecchia edizione quasi fosse un tesoro, i miei genitori mi dissero: “è ora che tu lo legga”. Avevo solo undici anni, ma da allora “Il Signore degli Anelli” è diventato la chiave di volta della mia passione per la lettura, che pur spazia molto lontano dal genere “fantasy”: una classificazione che mi pare assai riduttiva.
Il Signore degli Anelli è un’opera mastodontica che Tolkien costruisce con cura minuziosa, preparandolo a lungo e infine contestualizzandolo in una cornice storiografica e culturale completa.
Tolkien ci offre un mirabile racconto che intreccia vicissitudini umane quanto mai attuali con personaggi mitici, rappresentanti simbolici di un’umanità archetipica che popolano il suo mondo interno.
L’estrema abilità del Narratore consiste, a mio parere, nel sapersi rendere assolutamente trasparente. La narrazione di Tolkien non sbandiera abilità e autocelebrazione, è invece un racconto pulito e impeccabile. Ogni frase del libro è cesellata con la massima cura e al tempo stesso spogliata di qualsivoglia pesantezza. Così rimane solo il fine piacere della lettura: una lettura che ci rapisce e ci trasporta lì, nella Terra di Mezzo.
I personaggi che danno vita alla storia sono complessi, e spesso declinati nelle loro sfaccettature: Galadriel, maestosa Regina degli Elfi, mostra – quasi impercettibile – un lato oscuro, come gli Elfi in generale rappresentano sì “i buoni”, ma di una bontà complessa, suscettibile di assumere una sfumatura sinistra.
Gli Umani sono per l’appunto tali, conducono dunque le loro esistenze nel tentativo di conciliare forza e rettitudine con tentazioni, avidità, contraddizioni (Boromir, come Isildur prima di lui).
Gli Hobbit, bizzarri eroi che suscitano tenerezza e ammirazione, sono forse i più “umani” di tutti.
Il libro trascina a tratti faticosamente, quasi a concretizzare nel lettore la fatica della missione, a volte vorticosamente, e lascia senza fiato.
Il difficile viaggio della Compagnia verso la distruzione dell’Anello sembra alludere parallelamente a un viaggio nella profondità dell’animo. Incontriamo personaggi a volte salvifici, altre volte letali: esseri indefinibili in base a parametri razionali, creature plasmate dal dolore o dalla saggezza ci accompagnano attraverso boschi gai od oscuri, paludi, fiumi e torrenti, ampie distese, fino ai più oscuri recessi di Mordor, in cui ci inoltriamo - benchè con paura e reticenza - ad affrontare il più spaventoso tra gli esseri.
Infine il Bene trionfa, come nella più classica delle fiabe: ma la maestosa abilità di Tolkien fa sì che ogni creatura, immagine ed emozione restino impressi, indelebili, nella mente, voltata l’ultima pagina di questo Romanzo.