Il richiamo delle spade
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TELA BIANCA
In cerca di una nuova saga fantasy da leggere mi sono imbattuto in Abercrombie e non potevo finire in mani migliori, questo è un libro scritto molto bene, con una prosa scorrevole, e nonostante ci siano più personaggi principali la lettura non ne risente. Questa saga è cruda e con personaggi che normalmente sarebbero: secondari, nascosti, depotenziati e ripuliti, in questo libro sono protagonisti senza censure; qua non c'è spazio per sentieri lastricati senza letame, qua si entra nel torbido e lo si fa in maniera netta. Abercrombie utilizza una ridondanza introduttiva ogni qualvolta uno dei personaggi principali entra in scena come narratore, questo può creare fastidio, oppure può creare una sorta di fidelizzazione con il personaggio; questa ridondanza di "intro" continua potrebbe risultare tediosa ad un certo tipo di lettore ma io l’ho amata. Torturatori, assassini, ingannatori, arrivisti ed esploratori, questi sono i protagonisti.
Il libro non è esente da difetti ma per chi cerca un libro che si legga tutto d'un fiato (700 pagine) non potrà trovare libro migliore di questo. All’inizio, il romanzo è scevro di informazioni sul mondo che lo riguarda, e salvo qualche accenno qua e là, non c’è nessuna mappa che ci faccia capire il mondo che andremmo a scoprire; diciamo che il libro si concentra più sui personaggi che a darci un’enciclopedia dell’universo della saga. Mi sono piaciute molto le descrizioni delle torture e quelle degli scontri, ma è giusto avvisare che sono molto realistiche e cruente, quindi non lo consiglio a chi è impressionabile o chi cerca un libro leggero.
La vera forza del romanzo sono I personaggi: con le loro particolarità, un loro passato e con una forte potenza narrativa. Per concludere, secondo me è una saga veramente piacevole e appassionante, non senza difetti, ma con grandi punti forza sfruttati in maniera intelligente. Il mio personaggio preferito è Sand Dan Glotka, personaggio molto stratificato con una vita insolita e piena di soprese ma non posso non citare Logen novedita e Ferro Maljinn tra i personaggi che mi hanno impressionato di più, ma in generale quasi tutti i personaggi sono scritti in maniera magistrale e sono loro la vera colonna portante della saga.
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Dopo anni di paziente attesa sugli scaffali della mia libreria, ho finalmente deciso di dare spazio ad una serie di Joe Abercrombie, autore che avevo la quasi certezza di apprezzare perché viene spesso accostato a Mark Lawrence. Ho infatti letto "Il richiamo delle spade", primo capitolo della trilogia La prima legge; o meglio, la prima trilogia ambientata in questo vastissimo mondo fantasy.
Il romanzo viene narrato in terza persona ma concentrando il focus sui tre personaggi principali, affiancati da altri tre secondari, a parte i capitoli più importanti che hanno dei paragrafi alternati al loro interno; ciò non crea alcuna confusione durante la lettura, aiuta anzi a capire meglio la caratterizzazione che è l'aspetto del libro sul quale l'autore ha dato maggiormente attenzione. Per contro, la trama viene un po' trascurata, limitata al solo riunirsi dei protagonisti nella città di Adua da dove partiranno alla fine del volume per la missione vera e propria. Questo non si traduce necessariamente in un ritmo lento perché i personaggi sono talmente carismatici e dinamici che non si trova tempo per annoiarsi.
Ho trovato estremamente coinvolgente la narrazione di Abercrombie, in particolare nelle molte scene di combattimenti che vengono descritti sempre in modo chiaro e semplice da seguire, cosa che non si può dire degli spostamenti tra le città e gli Stati perché questi non vengono quasi mai raccontati direttamente. Anche la scelta di adottare spesso un linguaggio scurrile è appropriata dal momento che l'ambientazione ed i personaggi stessi lo contestualizzano perfettamente alla storia.
Pur avendo trovato molto piacevole questo romanzo, devo segnalare qualche difetto che -seppur di poca importanza- non passa inosservato durante la lettura. Partiamo dai diversi info dump nei primi capitoli, che servono comunque poco a dare un quadro chiaro del mondo ideato da Abercrombie vista anche l'assenza di una mappa, e risultano così doppiamente irritanti. Gli amanti dell'epic fantasy noteranno poi parecchie somiglianze con la saga di George R.R. Martin: ci sono personaggi, termini e situazioni molto simili, anche se in alcuni casi la colpa è da imputare alla traduzione (ad esempio, Mastino in originale è chiamato Dogman e non The Hound, come Sandor Clegane).
Reputo fuori luogo l'inserimento dell'Inquisizione, perché pur adottando termini come Eminenza e impiegando la tortura negli interrogatori, non ha effettivamente nulla in comune con la sua omonima storica, quanto piuttosto con quella presente nella serie di Marie Lu: sembrano semplicemente dei poliziotti dai modi un po' bruschi, ma non certo dei ferventi religiosi. Mantengo invece delle riserve sulla sola coppia effettiva del romanzo, perché la loro relazione sembra inserita a forza dall'autore, senza dei sentimenti genuini alla base.
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La lama stessa induce alla violenza
“La lama stessa induce alla violenza” diceva Omero, e il mondo in cui viene catapultato il lettore, fin dalle prime pagine, è una serie di molteplici scenari di guerra, dal nord (dove Bethod, il Re degli Uomini del Nord vuol muovere guerra all’Unione e da dove il pericolo degli Shanka incombe) al sud (dove il territorio dei Gurkish è in fermento e dove il Profeta e i suoi Mangiatori sfidano le Prime Leggi), fino al centro dell’Unione, che si sta sfaldando sotto i colpi di una burocrazia miope e corrotta, in balia dello strapotere di gilde mercantili sempre più avide e corruttrici.
E molteplici sono i personaggi di cui via via facciamo conoscenza, ciascuno nel proprio ambiente, ciascuno con qualche pregio e molti, parecchi difetti.
Perché questo va subito detto: Abercrombie non ama gli eroi senza macchia e senza paura, ma predilige invece personaggi imperfetti e con svariate ombre nel loro passato, nel loro presente e nel loro futuro.
Si potrebbe dire che questo prima parte sia in realtà una fase di preparazione alla grande battaglia, dove i pezzi vengono disposti sulla scacchiera e gli schieramenti non sono ancora ben definiti.
Mentre le minacce si fanno ogni giorno più vicine Bayaz (che forse è il primo Mago di cui parlano le leggende o forse un cialtrone che gli assomiglia molto), raccoglie intorno a sé un piccolo gruppo, quasi una strampalata compagnia di tolkieniana memoria, con il capitano Jezal, ricco, bello e viziato, Ferro Maljinn, l’ex-schiava guerriera, e soprattutto Logen Novedita, una formidabile figura di condottiero selvaggio, ricoperto di cicatrici dentro e fuori.
A parte, ma non in disparte, si muove poi Sand dan Glokta, una volta un ufficiale ammirato (anzi, la stella più luminosa del firmamento) e ora, dopo la caduta, la prigionia e la tortura, un Inquisitore dell'Impero, storpio e distrutto nel corpo, sospinto avanti solo dal rancore e dalla sete di riscatto.
Per ora personaggi formidabili, un intreccio che conquista e che ti costringe a divorare quasi settecento pagine senza neanche accorgertene, uno stile concreto, fresco e tuttavia pieno di reminiscenze che non potranno non deliziare chi è cresciuto con il fantasy classico (oltre a Tolkien, io ci ho visto ad esempio spunti del ciclo di Dune di Herbert, del Conan di Howard e anche qualcosa del Vazkor di Tanith Lee).
Serie consigliatissima.