Il principe crudele
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Il principe pora stella
Nel 2024 non solo ho letto molti meno libri in senso lato, ma sono stata particolarmente improduttiva sul fronte delle serie letterarie. Mi sembrava quindi una buona idea rimediare cominciando Il Popolo dell'Aria, sia per la popolarità di cui gode questa trilogia (a dispetto dei pareri altalenanti) sia perché l'ho lasciata fin troppi anni a stagionare in libreria, perfino per i miei standard! Con la mente priva di informazioni pertinenti ma stipata con più fanart del necessario, ho quindi affrontato "Il principe crudele".
Prima di iniziare la lettura, l'autrice sembra chiederci di fare uno sforzo di immaginazione per accettare il modo alieno di pensare delle creature fatate, che essendo immortali e dotate di poteri magici non possono ovviamente avere gli stessi valori degli umani. Con questa premessa approdiamo al prologo, in cui assistiamo all'omicidio dei genitori della protagonista Jude Duarte da parte dell'essere fatato Madoc -un tempo marito della madre-, che poi porta lei e le sorelle Taryn e Vivienne "Vivi" nella Terra degli Elfi, per occuparsi di loro. Le ragazze crescono così tra i membri del Popolo sull'isola di Insmire, fino a quando la rinuncia al trono del Sommo Re Eldred Greenbriar porta alla luce le animosità tra i suoi figli, l'ultimo dei quali è il tormentatore della stessa Jude, il principe Cardan.
I preamboli da fare sarebbe molti di più in realtà, perché Black introduce una buona quantità di sottotrame più o meno rilevanti, ma diciamo che il fulcro della vicenda è rappresentato dagli intrighi alla corte di Faerie, nella quale troviamo emissari degli altri regni fatati, umani più o meno consenzienti e le spie della Corte delle Ombre. Tra tanti caratteri risulta impossibile non sviluppare delle preferenze, ed io ammetto di essere stata colpita in particolare dall'ambiguo Madoc e da Vivi, per la propensione a preferire il lato mortale della sua esistenza. A conti fatti, tutti i membri del Popolo avrebbero in fondo del potenziale per risultare intrigati, per merito della loro natura così diversa e degli escamotage che devono inventare per sopperire all'incapacità di mentire.
Anche per questo motivo, mi sento di includere tra i pregi il sistema magico, nonostante non sia granché approfondito; vediamo a sprazzi come gli umani siano vulnerabili alle parole ed al cibo fatato, ed assistiamo ad alcune piccole magie di ispirazione folkloristica davvero affascinanti. Questo perché l'estetica in generale è molto curata, e mi riferisco ovviamente alle descrizioni (ad esempio, quelle dei particolari cibi o dei ricchi abiti indossati dai personaggi) ma anche al volume in sé: dalla copertina alle illustrazioni ad inizio capitolo, fino alla stupenda mappa, tutto è gradevole ed in linea con il tema.
Il world building rientra quindi tra i punti a favore del romanzo? non proprio, perché la cara Holly arricchisce il suo mondo con tantissimi esseri bizzarri, senza però fornire alcuna descrizione. Ad esempio, quando Jude incontra un goblin pensa tra sé di non potersi fidare così su due piedi, ma non chiarisce se la ragione della sua titubanza sia la natura dei goblin in generale o la poca fiducia che le ispira questo in particolare. La Terra degli Elfi sembra poi meno magica di quanto ci si potrebbe aspettare, tanto che ci sono molte scene in cui i protagonisti seguono delle lezioni scolastiche come in un teen drama qualunque.
E tutto questo viene mostrato al lettore tramite la voce di Jude, che adotta un lessico estremamente informale e spesso infrange la quarta parete senza alcun motivo; la prosa abbastanza elementare non supporta la narratrice, che in ogni caso non è all'altezza neppure come singolo personaggio. Jude non è brillante, impiega secoli ad elaborare informazioni basilari e nel complesso risulta più confusa che tormentata. Con il resto del cast le cose non vanno meglio: il testo è a dir poco affollato da un gran numero di personaggi, che per ovvie ragioni sono descritti in modo approssimativo, come la famiglia della protagonista che non ha il tempo per essere introdotta perché subito bisogna lasciare spazio ai vari principi o al gruppo dei bulli. Ad uscirne peggio sono Oriana (la matrigna di Jude, da lei odiata perché sì), la sciapa Taryn e Valerian, forse il teppista fatato con le motivazioni meno credibili di sempre.
Il medesimo problema riguarda le vicende, che la frettolosa narrazione non concede il tempo di comprendere, in relazione tanto alle regole fantastiche quanto nelle singole svolte; come conseguenza, tutte le azioni compiute dalla protagonista sono di una facilità estrema, ma il lettore non può capire se lei sia fin troppo talentuosa oppure sono le creature fatate ad essere parecchio rintronate e distratte. Non mancano inoltre ripetizioni continue delle frasi dette in precedenza (così Jude ricorda di dover reagire a tono) e scene puramente funzionali, come la festa a corte nei primissimi capitoli.
A questo punto potreste pensare che perlomeno il ritmo renda la lettura godibile. Ma vi sbagliereste! e non solo per la presenza di parecchi dialoghi tronchi. A fare da scoglio è l'edizione italiana, con una delle traduzioni più atroci in cui sia mai incappata; in più punti i refusi rendono realmente ostica la lettura, oltre a far diventare i personaggi ancor più scemi di quanto già non fossero nel testo originale. Sempre più spesso ho la sensazione che la cura nei libri per ragazzi tenda a mancare, quando invece sarebbero proprio le storie sulle quali investire più attenzione.
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