Il guardiano degli innocenti
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Opinioni inserite: 6
è colpa della serie TV
Premetto che non conoscevo questo autore e neppure questa serie letteraria.
Mi sono avvicinato a questo libro per necessità...
Ho visto la serie TV e l'ho trovata gradevole, appassionata, visivamente molto accattivante anche se molto sconclusionata e frammentaria.
Al termine della visione di tutti gli episodi disponibili, ho deciso (avendone scoperto l'esistenza via internet) di iniziare a leggerne la saga letteraria.
La necessità è dovuta dal fatto che la serie lascia troppi interrogativi irrisolti, troppe situazioni incompiute, troppi personaggi appena accennati,troppi dubbi e troppi buchi.
Questo libro è (credo perché non è chiarissima la cosa) il primo in ordine cronologico.
Al termine della lettura però, nessun dubbio è stato dissipato, nessun interrogativo ha trovato la sua risposta, nessun personaggio è stato sviluppato e nessun buco riempito... Anzi la serie TV ha aggiunto più che riassumere... Peccato.
Nel complesso è un buon libro fantasy, adulto e fuori dagli schemi.
Più una raccolta di racconti che un romanzo vero e proprio.
Sembra (magari è proprio così, non mi sono informato in merito) che l'autore abbia raccolto una serie di storie da lui scritte, con lo stesso protagonista "Geralt", e li abbia legati con l'espediente di un racconto che li potesse "legare tra di loro"...
Geralt viene ferito dopo un combattimento e trova rifugio presso il Tempio di Melitele, qui pensa e ricorda alcune avventure che sono appunto gli altri racconti del "romanzo".
Personalmente mi è piaciuto, però mi aspettavo molto di più.
Una buona lettura, originale ma non troppo.
Lascia troppi interrogativi aperti, troppi dubbi e troppi personaggi appena accennati.
.... (Io in questa recensione sono veramente troppo ripetitivo...)
Non ho ancora deciso se proseguirò con la lettura degli altri romanzi, ne avrei anche voglia, ma complice il successo della saga TV, i prezzi ora sono davvero troppo alti (se paragonati ad altri libri simili in edizioni similari.).
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I Grimm hanno messo "Mi piace" alle tue storie
"Il guardiano degli innocenti" è una raccolta di racconti che introduce i lettori al mondo di The Witcher, presentando alcuni dei personaggi principali ed il mondo fantastico in cui essi si muovono. Se però questa presentazione sia fatta bene è decisamente discutibile; a fine volume mi sono trovata con la testa piena di nomi delle creature soprannaturali e dei luoghi visitati dal protagonista, senza però un quadro chiaro né della geografia né delle dinamiche interpersonali.
Ma partiamo dalla struttura del libro: la storia che fa da raccordo tra le altre è "La voce della ragione", in cui vediamo lo strigo Geralt -ferito dopo il combattimento contro una strige (e già qui la confusione su nomi e caratteristiche delle creature è in agguato)- cercare rifugio presso il Tempio di Melitele. Mentre è convalescente, il protagonista ripercorre alcune avventure che danno vita agli altri racconti del volume; racconti che sono fortemente ispirati ad alcune fiabe popolari, con l'aggiunta di qualche mostro da affrontare.
Onestamente nessuno dei racconti mi ha particolarmente colpita, anche perché non è facile distinguerli tra loro dal momento che presentano una sequenza di eventi molto simile: Geralt arriva in un castello o in una città (senza che vengano forniti troppi riferimenti sul luogo in questione), qualcuno chiede il suo aiuto nascondendo però fornire qualche informazione vitale sul mostro da uccidere, Geralt indaga sulla questione e riesce ad uscirne vincitore seppur ferito, Geralt se ne va perché nonostante tutto gli umani lo disprezzano. Questa dinamica si ripete ad oltranza, in una sequenza di storie che non hanno chiari legami spazio-temporali tra loro; l'unica variante è l'introduzione dei personaggi di Ranuncolo (sì, sembra il nome di un animale antropomorfo uscito da un cartone anni Ottanta) e Yennefer, negli ultimi due racconti.
E questo ci porta al primo problema del volume, ovvero le relazioni tra i personaggi. Già Geralt come protagonista non è un campione di carisma: si può empatizzare con la sua sofferenza nel sentirsi spesso discriminato, ma l'autore non si impegna oltre nel renderlo più simpatetico; quindi mi chiedo su cosa poggino i suoi rapporti con gli altri personaggi ricorrenti. Cosa lo lega a Nenneke? come può una persona così riservata amare la compagnia dell'estroverso Ranuncolo? perché si innamora di Yennefer se lei lo tratta di schifo? ma soprattutto, perché Yennefer dovrebbe innamorarsi di lui? Queste ultime domande potrebbero trovare risposta nel desiderio espresso da Geralt al genio, ma nessuna delle teorie che ho letto online a riguardo mi ha soddisfatta del tutto.
Altri elementi che trovo problematici sono l'umorismo, soprattutto in alcuni racconti, le battute sono inserite a sproposito e non fanno scattare una risata bensì un senso di cringe; le morti che sono numerose ma vengono descritte senza il minimo impatto emotivo, e ovviamente riguardano solo le comparse perché il fatto di conoscere il presente vanifica ogni preoccupazione circa la sorte dei protagonisti; ed infine, l'età dei personaggi, mai indicata con chiarezza, che fa sentire molto a disagio quando si legge degli incontri pseudo-romantici tra Geralt e personaggi definiti"fanciulla" o "ragazzina".
Ma non ho solo lamentele per questo titolo: seppur lacunosa, l'ambientazione ispirata all'Europa centrale mi affascina molto, come anche lo stile di Sapkowski, specie quando si tratta di descrivere i paesaggi con qualche buona metafora. Sono anche curiosa di sapere dove andrà a parare la trama della serie principale, perché qui ci viene dato un misero assaggio, accennando ad una sorta di profezia che incombe sul futuro di Geralt. Tutto sommato, ho altri sette libri di tempo per ricredermi.
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Racconti di uno strigo
Ho sentimenti contrastanti riguardo questo libro. Fin da piccola ho divorato Fantasy e la conseguenza è che ora ogni storia mi sa di già letta.
The Witcher non sa di già letto, ha la sua originalità, ma che per me è anche un difetto. In questo primo libro, infatti, non abbiamo una storia “classica” in cui il personaggio ha uno scopo, un viaggio, un mentore, un antagonista, un conflitto interiore. Non c’è la dicotomia tra bene e male che tendenzialmente caratterizza il Fantasy puro.
C’è Geralt e ci sono le sue avventure. Ogni capitolo racconta un frammento della vita dello strigo, una battaglia contro un mostro o l’incontro con altri personaggi, e finisce lì. Più che un romanzo è dunque proprio questo: una serie di racconti.
Solo per citarne alcuni, non ha nulla a che vedere con libri come Il Signore degli Anelli, Il Trono di Spade o, contando anche qualcosa di nostrano e di più recente, le Cronache del Mondo Emerso.
Ed ecco il perché dei sentimenti contrastanti. Volevo qualcosa di originale e l’ho avuto. Mi ha soddisfatto? Non lo so.
Passando invece alla questione di come è scritto il libro, ho trovato un po’ noiose alcune parti con dialoghi decisamente troppo prolissi, mentre mi ha infastidito il fatto che durante le battaglie Geralt usi degli incantesimi (i Segni) di cui spesso e volentieri non vengono descritti gli effetti. Così come spesso vengono citati mostri senza dire minimamente cosa siano.
Quindi è un libro che ha le sue pecche, ma non posso negare che sia comunque scorrevole e carino. Non è epico come i sopracitati (e tanti altri ancora), né ha la pretesa di esserlo.
Per il momento ho deciso di continuare col secondo romanzo, che sembra essere della stessa pasta. Vi farò sapere una volta terminato. Sono soprattutto curiosa di capire se saranno sette libri di racconti o se prima o poi anche Geralt troverà uno scopo nella vita per cui combattere, perché al momento non lo ha. Ed è un po’… triste.
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basi di una saga
Breve premessa: chi si aspetta l'avvio di una mitologia epica eviti di iniziare a leggere questo ed i successivi sette libri di Sapkowski che hanno come protagonista lo “strigo” Geralt di Rivia. Capolavori come il Signore degli anelli, tutta la saga di Shannara di Terry Brooks o i testi di David Eddings e finanche Il trono di spade e seguenti hanno infatti rappresentato per il sottoscritto le basi del fantasy, assurgendo a livelli molto alti (senza voler essere blasfemi) come l'Odissea, L'Eneide o L'Iliade. Qui siamo su sentieri più bassi, su una qualità ottima e tematiche scorrevoli e piacevoli. Ma da questo punto di origine, rappresentato da “Il guardiano degli innocenti”, balza agli occhi il diverso approccio sulla materia e lo sviluppo del e dei personaggi. In primis lo strigo (che assomiglia un po' all'elfo nero Drizzt Do'Urden creato da R.A. Salvatore) , appare al lettore come figura singolare, semplice, con caratteristiche evidenti. Non c'è un punto di partenza specifico, una narrazione generale (guerre, ricerche ecc..) ove Geralt si muove. Ci sono sette racconti (frutti di una elaborazione atta a legare i quattro originali apparsi nell'obsoleto “Wiedzmin” testo edito solo in polacco e ceco) che con una certa dose di ironia (evidenti rifermenti alla favolistica con Cenerentola e Biancaneve) propongono lo strigo informandoci brevemente del suo ruolo di cacciatore di mostri quali basilischi, vampiri ecc.. che infestano i villaggi e le città. La professione è altamente disprezzata dalla popolazione e dai nobili, anche se necessaria non soltanto all'eliminazione dei citati ma anche per la liberazione da maledizioni di ogni sorta. Nel mondo di Geralt sono presenti i maghi, i regnanti, i druidi, i cantastorie, i borgomastri, le sacerdotesse ed inoltre elfi, ondine, silvani, nani, gnomi e molte altre creature indicate con i nomi originali in lingua polacca. Nel libro si alternano personaggi affiancati allo strigo, come il bardo Ranuncolo , la sacerdotessa Nenneke e la maga Yennifer. Le vicende sono gradevoli e ben congegnate, e Geralt non viene infuso di un'aura di invincibilità, ma mantiene una dose di umanità che lo rende istintivamente simpatico. Dialoghi e ritmo fanno ben sperare per i futuri romanzi che mi impegno a recensire prossimamente. Non so come giudicare la trasposizione televisiva in serial che è stata annunciata da Netflix. Certamente, considerato che da questi testi è stato tratto un videogioco a quanto pare molto famoso, la mia recensione potrebbe risultare incompleta o non molto attinente e calzante. Soprattutto per i più giovani che, data la mia età senescente, saranno i più numerosi …...
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Profumo di lillà e uva spina
Lo ammetto: non conoscevo questo romanzo, nonostante mi piacciano molto i fantasy. Poi, un giorno, è comparso dal nulla: i miei amici nerd hanno iniziato a consigliarmelo, ovunque si vedeva la pubblicità dei videogiochi tratti dalla saga. Con così tante opinioni positive non potevo non leggerlo! In effetti, il romanzo è quasi perfetto.
I personaggi hanno tratti umani che li rendono vicini al lettore e lo fanno sentire un compagno d'avventure di Geralt e Ranuncolo. Geralt è uno strigo, un cacciatore di mostri, necessario alla società ma da essa temuto ed odiato: la sua vita è difficile e sente continuamente come questa sia in cambiamento costante, insieme alla società in cui vive. I mostri che dovrebbe cacciare, infatti, si sono ormai integrati tra la popolazione ed il lavoro per lui e tutti quelli come lui sta diminuendo: insomma, i mostri non sono più mostri.
Ranuncolo è invece il musicante, il personaggio divertente, un po' ingenuo, di quelli che di musica e poesia vivono, al punto che ogni esperienza li porta a scrivere o a pensare ad una ballata. è un personaggio che ci fa sentire la nostalgia per un posto mai visto ed in cui, fino a quel momento, non abbiamo mai desiderato di essere.
Abbiamo poi la saggia Nenneke, sacerdotessa di una dea che sa di tempi andati, lo stesso sentimento che proviamo leggendo tutto il romanzo.
Ed infine, c'è Yennefer, che già dalle prime allusioni promette di essere una presenza che dimenticheremo difficilmente: è una maga potente, al cui fascino non saprà resistere nemmeno il freddo Geralt, che pure, in quanto strigo dovrebbe essere immune all'amore e ad ogni sentimento. Qualsiasi cosa ci sia tra loro, è improvvisa, spaventosa ed inedita.
Le ambientazioni medievali sono perfettamente rappresentate ed evocate, grazie ad uno stile poetico ed elegante, che non manca mai di sorprendere. Un esempio? il profumo di lillà e uva spina l'ha sentito chiunque abbia letto il libro, insieme a Geralt. Tutto questo primo capitolo è un'introduzione alla trama vera e propria: ci vengono presentati i personaggi e conosciamo i luoghi in cui i protagonisti si troveranno ad agire: per questo motivo, tutto il romanzo è strutturato in episodi, che hanno il compito di darci le coordinate di questo mondo, per noi nuovo.
Ma prima ho detto che il romanzo è quasi perfetto: l'unica grande pecca, a mio avviso, è proprio la struttura del romanzo: nonostante abbia apprezzato ogni racconto, ammetto che la presenza di una trama lineare mi avrebbe aiutata ad immedesimarmi e ad apprezzare ancora di più la storia. Non è tuttavia un ostacolo troppo grosso, sebbene si impieghi un po' a capire cosa stia succedendo.
In definitiva, è un romanzo che consiglio veramente a tutti.
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Frammentaria epicità.
Dopo svariato tempo torno a fare una puntatina in territorio fantasy con le avventure dello Strigo Geralt. "Il Guardiano Degli Innocenti" è il primo libro a lui dedicato e ha il compito di presentarci a dovere la psicologia del personaggio e l'ambiente in cui opera. Lo sfondo è puramente fantasy, pieno zeppo delle classiche creature divenute famose nel tempo (chi di più, chi di meno) con maghi, elfi e quant'altro possa essere messo a disposizione in abbondanza.
"Il Guardiano Degli Innocenti" non comprende una storia unica e completa (anche se c'è una sorta di continuum che sottolinea parte delle vicende primarie del protagonista) ma tante diverse avventure di breve intensità. In questa maniera la lettura poteva risultare dispersiva o poco accurata, invece quello che andremo a sfogliare è un libro seducente scritto da una penna oltremodo elegante.
Puntuale e diretto Andrzej Sapkowski nel rendere le brevi narrazioni mai scontate, la lettura e scorrevole e l'unico ostacolo è dato dalla folta quantità di nomi al quale non siamo ancora adeguatamente preparati. Le storie potranno sembrare banali ma catturano quanto la loro brevità, ed il bello è che sono straordinariamente varie (pescando perfettamente da più fonti senza mai annoiare) e allontanano lo spettro della ripetizione. Guerra, imprese eroiche, romanticismo e magia sono condensati assieme e fusi in un opera degna di attenta lettura. Mentre non è sottovalutare la ben presente (ma senza invadere) carica ironica che strapperà più di un sorriso al predisposto lettore.
Si parte dalla Strige per arrivare sotto le cure della sacerdotessa e amica Nenneke, simpatica la stretta amicizia con il cantastorie Ranuncolo mentre ho particolarmente apprezzato l'episodio e la conseguente interazione con Renfri (mi è rimasto dentro qualcosa di incompiuto). Immancabile poi il sentimento "difficile" che rende il nostro eroe più umano di quanto in effetti non sia.
Insomma ne succedono di belle e il finale è proprio ben fatto nella sua semplicità. Preparatevi a lotte ed inseguimenti, preparatevi ad essere uno Strigo.