Il giorno fatale
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breve analisi
Spoiler per chi non conoscesse le leggende arturiane.
Pagina 323, 2° capoverso.
< “…essere sommo re dopo la mia morte,” disse Artù, “e per il momento avere delle tue terre…”
(…) Qui si fermò e si guardò intorno come se un rumore lo avesse disturbato. Un’improvvisa corrente d’aria, carica di temporale, aveva agitato la seta della sua tenda e le corde gemettero. Artù alzò le spalle come se volesse difendersi da una ventata fredda e guardò in tralice suo figlio con una strana occhiata (fu il servo che, dopo, raccontò questa parte della storia) un’occhiata che si tradusse in un lampo di dubbio sulla faccia di Mordred come se, con il sorriso e l’offerta di vino, si volesse nascondere qualcosa. Poi, a sua volta, il reggente scollò le spalle, sorrise, e prese la coppa dalle mani di suo padre. >
In questo breve paragrafo si racchiude la bravura dell’autrice. Nonostante la vicenda sia narrata da ‘quelli che vissero tanto da poter parlare”, e la base delle leggende arturiane sia questa, Mary Stewart riesce a farci fantasticare sui dettagli della scena e a farci immaginare dei futuri che, per quanto poco possibili, s’impossessano della nostra testa anche dopo aver finito di leggere non solo la scena ma tutto il romanzo.
La corrente d’aria, carica di temporale, che agita la seta della tenda del Re e fa gemere le corde ci riporta subito con la mente alla discussione avuta da Artù, in sogno, con il fantasma di Gawain. Quest’ultimo lo aveva esortato ad aspettare Bedwyr, ossia Lancillotto, e nel frattempo promettere terre e potere a Mordred per poi, quando fosse stato certo della vittoria, attaccarlo e ucciderlo –“Niente è tradimento se distrugge un traditore”, aveva detto- e il Sommo Re sembra risentire le sue parole. Smette di parlare e, alzando le spalle come a volersi difendere da una ventata fredda, getta una strana occhiata al figlio. Un lampo di dubbio passa sul volto di Mordred: che il Sommo Re, con i suoi gesti gentili, voglia nascondergli qualcosa? Ma riprende subito il controllo e, scrollando le spalle e sorridendo, prende la coppa dalle mani del padre.
Ed ecco che, alla fine, noi impotenti lettori, ci troviamo a chiederci cosa sarebbe successo se il destino avesse permesso loro di stringere un –seppur non duraturo- accordo di pace. Artù voleva veramente, nonostante non avesse nessun motivo per sospettare di Mordred, all’arrivo di Bedwyr, tradirlo e cercare di ucciderlo, o la sua ‘strana occhiata’ era dovuta all’improvviso ricordo della discussione con il nipote defunto e dalla consapevolezza che la profezia avrebbe comunque trovato modo di avverarsi? E suo figlio, Mordred, che aveva eletto reggente in sua assenza, si sarebbe fatto sorprendere, in quel caso, o, capendo le intenzioni del padre, si sarebbe fatto trovare preparato all’arrivo di Bedwyr?
Il destino avrebbe comunque trovato il modo di far avverare la profezia. Ci resta solo da ringraziare la penna unica di questa scrittrice per queste brevi, ma intense, riflessioni e fantasticherie con cui, con il suo stile perfetto, ha reso magica la fine del libro.