Il dominio del fuoco
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Un fantasy da me tanto atteso
Laia è una dotta, popolo da secoli tormentato e ridotto in miseria dall'Impero che sostiene un regime del terrore con il suo popolo. Una notte tutto cambia nella vita di Laia, delle maschere son venute a cercare suo fratello.
Quella notte, per Laia, è la notte della svolta, infatti si troverà a vagare nelle cripte della città alla ricerca della Resistenza, ignara di ciò che l'aspetterà.
Elias, il figlio bastardo della comandante di Rupenera, colei che dirige la vita degli allievi maschere. Un ragazzo che poco ha a che fare con le altre maschere in quanto non riconosce i valori di quel ruolo.
Un ragazzo che a poco poco si renderà conto di far parte di un destino ben diverso.
"Ma al mondo esistono due tipi di sensi di colpa, ragazza: quello che ti schiaccia fino a farti diventare un inetto, e quello che alimenta la tua anima, dandole uno scopo. Il giorno in cui ho creato la mia ultima arma per l'Impero ho tracciato una linea nella mia mente." (p. 274)
Una storia sofferta, parecchi drammi troverete tra queste pagine. E' una storia che vi spinge a trovare speranza dove in alcune pagine i personaggi non sembrano averne.
La prima parte del libro l'ho trovata a tratti lenta, la maggior parte delle vicende accade nelle ultime 100/150 pagine del libro.
Posso dirvi, però, che la scrittura è piacevole. Non troppo banale ma neanche aulica, per cui il libro si legge senza problemi.
Non so bene come spiegarvelo, ma l'ho trovato un romanzo sentito, non scritto giusto per raccontare una storia.
Nonostante ciò devo dire che la classica storia del ragazzo "fortunato" aiuta la ragazza "sfortunata" non è particolarmente nuova, ma son sicura che nei prossimi libri leggeremo qualcosa in più.
Attenzione: è presente un mezzo triangolo amoroso che, per quanto io non li ami, posso dire che è stato gestito parecchio bene e non pesante, è stato un particolare non proprio marginale ma di sicuro la storia non è stata costruita su di esso.
E' quasi tangibile il cambiamento di Laia, anche quello di Elias, certo, ma quello della protagonista femminile è sicuramente più eclatante.
Nonostante questo devo dire che anche i personaggi secondari sono ben caratterizzati; Hel è un personaggio che spero verrà approfondito nei prossimi libri, è un personaggio molto interessante nonostante nel libro si sia vista perlopiù nella parte inziale.
Ma anche Sguattera e Cuoca (soprattutto Cuoca) son personaggi che vorrei conoscere più a fondo nei prossimi libri.
Finale non proprio inaspettato ma sicuramente bello, una saga che sembra avere un enorme potenziale, un libro che vi spinge al cambiamento.
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Laia ed Elias sotto il crudele tacco dell'Impero
Laia ed Elias sono due adolescenti che potrebbero godere appieno della più bella stagione dell’esistenza umana se non vivessero in un mondo dominato da un impero feroce e sanguinario.
Laia, è una dotta, ha solo diciassette anni e ambisce unicamente ad attimi di serenità in casa con i nonni ed il fratello maggiore, Darin, tentando di dimenticare che l’Impero opprime e stermina la sua gente e che le ha ucciso i genitori e la sorella maggiore, accusati di capeggiare la Resistenza. Purtroppo una brutta notte i legionari fanno irruzione in casa sua. Ammazzano i nonni e imprigionano Darin, incolpato di essere in combutta con i ribelli ed in possesso di compromettenti disegni di armi sofisticate. Per lei inizierà una disperata lotta per cercare di liberarlo.
Elias è di poco più anziano ed è un marziale, anche se i primi anni della sua vita li ha passati tra i tribali, poiché sua madre, Keris Veturia, non voleva aver nulla a che fare con lui, considerato un errore. A sei anni è stato strappato dalle amorevoli mani della madre adottiva, Mami Rila, per essere condotto nell’Accademia di Rupenera, dove chi sopravvive, uscirà come Maschera, ovvero come uno dei più spietati e determinati esecutori della volontà imperiale. Al comando dell’Accademia c’è proprio sua madre che lo odia e farà di tutto per eliminarlo anche in contrasto con il volere del padre di lei, Quin, capostipite della potentissima Gens Veturia.
Elias, non si è mai integrato pienamente in quel crudele mondo, al punto che anche la sua mostruosa maschera d’argento, simbolo dell’appartenenza a quel corpo d’élite, non gli si è ancora fusa col volto. Egli ha già programmato di disertare, alla vigilia del diploma.
Gli Auguri, misteriosi esseri immortali che leggono il pensiero degli uomini, lo dissuaderanno, facendogli credere che solo restando raggiungerà la piena libertà dell’anima e del corpo. Purtroppo, il giorno del diploma scoprirà che, dopo cinquecento anni di attesa, saranno bandite le Selezioni che dovranno designare il nuovo Imperatore. Uno dei quattro Aspiranti è proprio lui!
Durante quei convulsi giorni di terribili prove di coraggio, lealtà all’Impero e, in sostanza, di spietatezza, farà la conoscenza di Laia, che s’è introdotta in accademia come schiava della crudele Keris, per carpirle informazioni in favore della Resistenza, condizione questa che le è stata imposta per tentare la liberazione di Darin.
Le vite di entrambi i giovani ne risulteranno stravolte per sempre.
“Il dominio del fuoco” è un romanzo fantasy di una crudezza incredibile. Il mondo che ci viene descritto è tutto racchiuso sotto una plumbea cappa di oppressione. Non c’è alcuna differenza tra i popoli dei dotti e dei tribali, oppressi, e quello dei marziali, oppressori. Tutti sono comunque soggetti e schiacciati da un giogo sovrastante che li fa schiavi al servizio di un Impero inteso come entità immateriale dominate ed inumana. Le Maschere stesse , simbolo del potere imperiale, per quattordici anni subiscono un addestramento micidiale che ne decima i ranghi e li plasma a diventare macchine di morte senz'anima al servizio di una feroce volontà superiore.
Se non fosse per la presenza di alcuni elementi tipicamente fantastici come gli Auguri dagli occhi rossi e i misteriosi démoni tipici della mitologia islamica (ginn, ghul, e ifrit) che paiono trarre godimento dalle sofferenze altrui e contribuiscono ad infliggere dolore, il romanzo potrebbe apparire come la spietata descrizione di uno dei nostri tanti inferni in Terra; uno di quelli in cui viene insegnato ai bambini ad uccidere senza nessuna pietà o dove gli essere umani vengono placidamente schiavizzati, torturati, marchiati e mutilati per la minima infrazione o, peggio, per diletto o noia. Questa sensazione angosciante è accresciuta dal fatto che l’A. sia sì cittadina americana, ma di genitori pachistani, forse testimoni di crudeltà non molto dissimili.
La narrazione procede senza accelerazioni o colpi di scena in un lento incedere che pare voler distruggere ogni residua speranza ed illusione. Non sembra neppure sia concessa alcuna possibilità di redenzione futura. Non esiste una netta divisione manichea tra il bene ed il male, tipica della letteratura fantasy. Qui nessuno è esente da colpe: Elias, per quanto inorridito da ciò che è costretto a fare, uccide senza pietà anche gli amici con i quali ha condiviso ore liete. Laia porta su di sé il peso della vigliaccheria che l’ha fatta fuggire quando c’era ancora la possibilità di salvare il fratello. La Resistenza è composta da individui cinici pronti a sacrificare spietatamente i singoli individui a favore di un preteso bene comune futuro, ammesso che essi non sbaglino clamorosamente i loro calcoli. Helene, l'amica d'infanzia di Elias, dopo avergli salvato la vita più volte, potrebbe divenirne il carnefice.
Le due voci narranti (Laia ed Elias) ci sprofondano nelle loro terribili ansie in maniera oltremodo coinvolgente e convincente.
Forse, in questa atmosfera fosca, spicca per una certa irragionevolezza ed arbitraria sbrigatività il coup de théâtre finale che, lungi dall'essere una catarsi ed una liberazione dei protagonisti, si rivela solo il mezzo che si è concessa l’A. per consentire la prosecuzione della saga con altri romanzi.
In conclusione, quindi, “Il dominio del fuoco” è un ottimo romanzo, pur con il peccato originale di essere un lunghissimo incipit di una serie che si preannuncia assai lunga. Tuttavia la atmosfera grave e penosa di cui è ammantato, unita al timore che l’opera sia anche una elaborata metafora della nostra realtà, ne sfarina un poco la piacevole illusione che ciò possa essere solo il parto di una fervida fantasia.