Il cielo di pietra
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La litodottrina è opera di Capitan Ovvio
"Il cielo di pietra" non completa solo la trilogia La terra spezzata, ma anche il mio proposito di terminare tutte le serie iniziate nel 2021 entro quest'anno. Purtroppo la mia soddisfazione è solo parziale perché, per quanto io abbia apprezzato moltissimi elementi in questa storia, non posso che provare un senso di scontento finale: nonostante i personaggi ben scritti, le tematiche importanti e l'originalità del world building, la trama sembra fatichi sempre a prendere il via, con il risultato di non riuscire a coinvolgere del tutto il lettore.
Anche in questo terzo capitolo, la narrazione è affidata a tre punti di vista: tornano quelli di Essun e Nassun da "Il portale degli obelischi" per la parte al presente; l'altro è affidato ad un terzo personaggio che racconta di un lontano passato per fornire al lettore un quadro più dettagliato sulle origini di questo mondo come lo vediamo svilupparsi nel tempo. L'intreccio principale vede le missioni parallele di madre e figlia, che puntano a raggiungere il medesimo luogo ma con intenti diversi, infatti Essun spera ancora di poter placare l'ira di Terra e fermare le Stagioni, mentre Nassun è disillusa dopo quanto ha visto fare al padre e crede che la specie umana non meriti una nuova possibilità.
Il conflitto tra le due protagoniste a livello ideologico è molto interessante e dovrebbe costituire il cuore della storia; peccato che Jemisin si dilunghi troppo in scene di dubbia utilità e -quando infine si arriva alla resa dei conti- tutta la tensione si risolva in poche pagine, con un momento che vorrebbe essere strappalacrime ma non funziona per niente visto quanto si è scoperto alla fine del volume precedente. Inaspettatamente ho trovato più intrigante e ben ritmato il terzo punto di vista, che porta molte rivelazioni fondamentali e risponde a quesiti risalenti addirittura a "La quinta stagione".
Pur con qualche figura di scarsa utilità effettiva (sì, Lerna, sto pensando principalmente a te), il cast è uno degli aspetti più riusciti del romanzo. Faccio fatica a scegliere un preferito tra caratteri tanto vari e complessi, ma forse Hoa potrebbe ambire a questo titolo; ho apprezzato molto anche Ykka e Tonkee, probabilmente le migliori tra i personaggi secondari: è un peccato che la narrazione conceda loro uno spazio abbastanza limitato!
Un altro elemento estremamente positivo sono i temi, già presentati negli scorsi capitoli, che qui vengono approfonditi ed analizzati più dettagliatamente. Penso soprattutto alla tematica della tutela ambientale, ma anche alla condanna del colonialismo, ben illustrata nel POV del passato. In generale, il libro porta dei messaggi sicuramente positivi e, a dispetto delle sue premesse apocalittiche e delle fragili basi, anche ottimisti. Nel complesso, una trilogia che merita di essere letta anche solo per scoprire un mondo così affascinante: ha indubbiamente le carte in regola per diventare la serie preferita di molti.
Breve nota finale su mappa e glossari. Per quanto io apprezzi l'inserimento di elementi extra in un libro, specialmente se si tratta in una storia fantastica, questi erano utili e carini nel primo volume: arrivati a questo punto con la narrazione ed il world building risultano del tutto obsoleti. La CE avrebbe dovuto aggiornarli per includere i luoghi raggiunti dai personaggi nel vari movimenti ed i nuovi termini da loro appresi.